
Fratelli Musulmani e Rischi per la Coesione Sociale in Francia
Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in Attualità.
A cura di Ottavia Scorpati
Un’analisi del rapporto del Conseil de défense che evidenzia la crescente influenza dei Fratelli Musulmani in Francia, dalle scuole agli sport, e le implicazioni per la laicità, la sicurezza nazionale e l’integrazione delle comunità musulmane.
Nel cuore della Francia, un nuovo e inquietante fenomeno sta emergendo: l’infiltrazione dei Fratelli Musulmani, un movimento islamista che da decenni persegue una strategia silenziosa ma estremamente mirata per minare le basi della società laica e repubblicana. Attraverso un’azione graduale e ben strutturata, il movimento sta cercando di ottenere una crescente influenza in vari settori, dall’istruzione pubblica agli sport, fino alle moschee e alle organizzazioni religiose. Il rapporto recentemente presentato al Conseil de défense et de sécurité nationale, presieduto dal presidente Emmanuel Macron, ha portato alla luce i rischi concreti che questa infiltrazione rappresenta per la coesione sociale e la sicurezza nazionale della Francia.
Il documento, redatto su richiesta del governo francese, offre un’analisi dettagliata della strategia adottata dai Fratelli Musulmani, caratterizzata da un entrismo che si manifesta attraverso una retorica conforme ai valori repubblicani, ma con l’obiettivo nascosto di minare la laicità e promuovere un modello di società che non solo integra l’Islam, ma lo pone come principio fondante della vita sociale e politica. Il movimento, pur non facendo ricorso alla violenza, mira alla costruzione di una “società parallela”, in cui la sharia, la legge islamica, svolga un ruolo centrale nella vita pubblica. Un approccio che non solo solleva preoccupazioni sulla sicurezza, ma mette in discussione le fondamenta stesse del modello francese di coesione sociale, basato sulla laicità, l’uguaglianza di genere e la libertà di pensiero.
Questo approfondimento esamina le origini e le strategie dei Fratelli Musulmani, le implicazioni ideologiche e politiche del loro progetto, e le risposte che il governo francese sta cercando di implementare per contrastare l’influenza crescente del movimento.
Il movimento dei Fratelli Musulmani (FM) rappresenta una delle realtà più complesse e, al contempo, più significative nel panorama politico e religioso contemporaneo. La sua evoluzione storica, le sue strategie e il suo impatto sulle società in cui è presente sono argomenti di grande rilevanza, soprattutto quando si analizzano le dinamiche europee, e in particolare francesi, dove la questione dell’infiltrazione islamica nella vita pubblica ha sollevato accesi dibattiti e preoccupazioni. La recente discussione in Francia, scaturita dal rapporto presentato al Conseil de défense et de sécurité nationale, presieduto dal presidente Emmanuel Macron, ha portato alla luce una strategia di infiltrazione silenziosa, ma mirata, da parte dei Fratelli Musulmani, e ha evidenziato il rischio di una progressiva erosione della coesione sociale e della laicità, principi fondamentali della Repubblica francese. Questo approfondimento si concentra sulla strategia dei Fratelli musulmani, sulle loro radici, sulla loro ideologia e sull’impatto che stanno avendo nella società francese, in particolare nell’ambito dell’istruzione, dello sport e delle organizzazioni religiose.
Il rapporto redatto dal Conseil de défense e discusso nell’ambito della sicurezza nazionale, non si limita a dipingere il movimento dei Fratelli Musulmani come una realtà religiosa, ma lo inquadra come un’organizzazione che persegue una strategia di “entrisme”, ossia un’infiltrazione graduale nella società, volta a modificarne le fondamenta senza ricorrere alla violenza. Si tratta di una strategia che, pur apparendo nella sua fase iniziale del tutto conforme ai principi della Repubblica, ha come fine ultimo il cambiamento radicale della struttura sociale e istituzionale, attraverso l’introduzione di elementi legati all’islam politico. Il documento sottolinea che i Fratelli musulmani utilizzano il “doppio discorso”: da un lato si presentano come rispettosi delle leggi e dei valori della società occidentale, dall’altro, dietro questa facciata, si adoperano per la creazione di una società parallela basata sulla sharia, la legge islamica.
Il movimento si propone di operare a livello di base, infiltrandosi in ambiti sociali strategici come l’istruzione, la religione e lo sport. Non si tratta, quindi, di un tentativo di insurrezione violenta, ma di un processo che mira a cambiare le regole del gioco dall’interno, minando lentamente la coesione sociale, l’unità nazionale e il principio di laicità che caratterizza la Repubblica francese.
Il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha descritto questa strategia come un esempio di “islamismo a bassa intensità”, che utilizza il linguaggio del dialogo e della pacificazione per ottenere i propri obiettivi. L’obiettivo finale, secondo il rapporto, sarebbe quello di sostituire il sistema legale e giuridico francese con uno basato sulla sharia, un processo che potrebbe avvenire progressivamente, sotto il velo della legittimità e della partecipazione democratica.
Il movimento dei Fratelli Musulmani ha radici profonde nella storia dell’Islam moderno. Fondato nel 1928 da Hassan al-Banna in Egitto, il movimento è nato come risposta all’occupazione britannica e all’influenza coloniale occidentale nel mondo arabo. Al-Banna considerava l’Islam non solo come una religione, ma come una soluzione politica, economica e sociale in grado di rispondere all’oppressione coloniale. L’Islam doveva diventare la chiave di volta di un rinnovamento sociale e politico che avrebbe dovuto culminare con l’instaurazione di un governo islamico. Il movimento si proponeva di “islamizzare” la società, non solo in senso religioso, ma anche politico e sociale, e di portare avanti questo progetto attraverso l’attività di predicazione, l’azione sociale e il coinvolgimento politico.
Nel corso degli anni, il movimento si è espanso ben oltre i confini dell’Egitto, estendendo la sua influenza nel mondo arabo, in Europa e in altre aree del globo. Le “Primavere Arabe” del 2011 hanno rappresentato un momento di grande opportunità per i Fratelli Musulmani, che in Paesi come la Tunisia, il Marocco e l’Egitto sono riusciti a ottenere importanti successi elettorali, consolidando la loro presenza e la loro influenza a livello politico. Nonostante i contraccolpi e i divieti imposti in alcuni Paesi (come l’Arabia Saudita, l’Egitto e la Giordania), il movimento continua a essere attivo e a promuovere le sue idee in vari contesti globali, in particolare in Europa, dove si è radicato con forza nelle comunità musulmane.
La visione ideologica dei Fratelli Musulmani si articola attorno a un principio centrale: l’Islam deve essere non solo la religione, ma anche il fondamento della vita sociale e statale. Il movimento promuove un’idea di “islamizzazione” della società, che non si limita a una trasformazione spirituale, ma comprende anche una riorganizzazione delle istituzioni politiche e sociali. Sebbene i Fratelli Musulmani appaiano, sulla carta, più aperti alla partecipazione femminile rispetto ad altre correnti islamiche, il loro approccio presenta forti elementi di segregazione e discriminazione. Il velo, ad esempio, viene utilizzato come uno strumento per delineare e rinforzare i confini tra i sessi, e per imporre un modello di società che si discosta dalla parità di genere e dai principi di laicità e uguaglianza.
Un aspetto centrale della loro attività è la lotta contro quella che considerano l’“islamofobia”. La denuncia del razzismo e della discriminazione è uno degli strumenti principali con cui il movimento cerca di delegittimare le politiche di laicità dello Stato francese. L’islamofobia viene accusata di essere una forma di razzismo di Stato, volta a marginalizzare e a ostacolare l’integrazione delle comunità musulmane. Questa retorica, sebbene faccia leva su legittimi timori e preoccupazioni riguardo alla discriminazione, viene talvolta usata strumentalmente per spingere all’adozione di politiche che favoriscano una maggiore visibilità e influenza del movimento nella vita pubblica.
Secondo il rapporto del Conseil de défense, una delle aree in cui i Fratelli Musulmani stanno cercando di radicarsi con maggiore forza è l’istruzione. Il movimento ha infatti un forte interesse nel settore educativo, dove ha sviluppato una rete di scuole, istituti e associazioni che promuovono un’interpretazione conservatrice e politicamente orientata dell’Islam. Tra gli istituti più noti, il liceo Averroès di Lille e l’Istituto Al-Kindi di Lione sono considerati come esempi di strutture che fanno parte di questa rete, sebbene non vi sia una prova concreta che colleghi direttamente questi istituti con il movimento in modo univoco. Un altro aspetto evidenziato dal rapporto è l’espansione del velo e delle pratiche religiose in ambito scolastico, dove si registra un aumento preoccupante del numero di bambine che indossano il velo già a partire dai 5-6 anni. Questa tendenza è vista come una manifestazione di un’influenza crescente da parte di gruppi legati all’islam politico, che cercano di plasmare l’identità dei giovani musulmani secondo principi conservatori.
Anche nello sport, e in particolare nel calcio e nel basket, sono state segnalate infiltrazioni di gruppi vicini ai Fratelli Musulmani. Nel 2020, sono state identificate ben 127 associazioni sportive legate a movimenti separatisti, con oltre 65.000 iscritti. Il coinvolgimento di esponenti radicali, sia freristi che salafiti, in queste strutture ha sollevato preoccupazioni per la creazione di spazi paralleli dove la coesione sociale e la solidarietà tra i membri della società francese rischiano di essere compromesse.
Il rapporto del Conseil de défense ha sollevato la necessità di un’azione più incisiva e mirata per contrastare la diffusione delle ideologie legate ai Fratelli Musulmani e il rischio di una separazione crescente tra le diverse comunità. Gli autori del rapporto suggeriscono diverse misure, tra cui una riforma dell’insegnamento religioso, una maggiore trasparenza nella gestione delle moschee e dei luoghi di culto, e una campagna di sensibilizzazione che promuova i valori repubblicani di laicità, uguaglianza e libertà di pensiero. Altre proposte includono l’incremento dell’insegnamento della lingua araba nelle scuole pubbliche, come strumento di integrazione e di dialogo interculturale, nonché una revisione delle norme sui cimiteri per favorire la creazione di spazi confessionali adeguati.
Le soluzioni, quindi, devono essere ben calibrate, bilanciando il rispetto per la libertà religiosa con la necessità di proteggere la coesione sociale e i valori fondamentali dello Stato. Il dibattito che ne emerge è complesso, e la strada da percorrere per affrontare efficacemente il fenomeno della radicalizzazione islamista e dei gruppi separatisti appare ancora lunga e tortuosa. Tuttavia, il report ha il merito di aver portato alla luce un problema che non può più essere ignorato e che richiede una risposta articolata e responsabile da parte delle istituzioni politiche e sociali.
La questione dell’influenza dei Fratelli Musulmani è ormai al centro della scena politica in Francia, e l’approccio adottato dal governo francese per affrontare questo fenomeno avrà inevitabilmente un impatto sulla coesione della società, sulla sicurezza nazionale e sull’equilibrio tra la libertà religiosa e la protezione dei valori repubblicani. La sfida, tuttavia, non riguarda solo la Francia, ma rappresenta una questione globale, che coinvolge tutti i Paesi occidentali impegnati a trovare un equilibrio tra la gestione delle diversità culturali e la protezione dei propri principi fondamentali.