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Germania post-Merkel: tra sfide interne e il gioco geopolitico globale

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in .

                                                                                                                                                                          A cura di Ottavia Scorpati

Il ruolo decisivo di Berlino nella nuova era internazionale, tra riforme economiche, equilibrio politico e la competizione tra grandi potenze
Con la fine dell’era Merkel, la Germania si trova a un bivio cruciale che determina non solo il proprio futuro interno, ma anche la posizione dell’Europa nel contesto globale. La leadership pragmatica e cauta che ha caratterizzato gli ultimi sedici anni ha lasciato un’eredità di stabilità, ma anche la necessità urgente di risposte innovative di fronte a trasformazioni economiche, sociali e geopolitiche senza precedenti. Olaf Scholz e la sua coalizione affrontano una realtà complessa, segnata da tensioni politiche interne e da un panorama internazionale dominato da crisi energetiche, rivalità tra grandi potenze e rapide innovazioni tecnologiche. La capacità della Germania di rinnovare le proprie strategie e di rafforzare la cooperazione europea sarà fondamentale per mantenere un ruolo centrale in un mondo sempre più multipolare e competitivo.

La Germania post-Merkel si trova oggi a un crocevia decisivo, immersa in un contesto economico e geopolitico profondamente mutato rispetto agli anni precedenti, quando la leadership pragmatica di Angela Merkel garantiva una stabilità percepita come saldo punto di riferimento in Europa e oltre. Quell’epoca, segnata da un approccio cauto e realistico, ha lasciato una eredità complessa: da una parte, un modello di governance solido e affidabile; dall’altra, una serie di sfide che la nuova classe politica deve affrontare con strumenti diversi e una visione più dinamica, adatta a tempi di grandi trasformazioni. Con Olaf Scholz al timone, la Germania è chiamata a rinnovare la propria strategia politica ed economica in un momento in cui le tensioni interne, amplificate da un elettorato frammentato e da pressioni sociali crescenti, si sommano a un contesto esterno instabile, caratterizzato da crisi energetiche, conflitti militari e una rapida evoluzione tecnologica che cambia radicalmente il modo di fare impresa e politica.

La coalizione al governo, formata da SPD, Verdi e liberali, si muove in equilibrio tra fragilità e opportunità. La frammentazione del consenso riflette un elettorato diviso tra richieste di un rinnovamento sociale più marcato e la necessità di mantenere stabilità economica e sicurezza, elementi fondamentali per un Paese che è ancora il motore industriale e finanziario dell’Europa. I Verdi, sebbene protagonisti nella definizione delle politiche ambientali, stanno perdendo terreno elettorale, segno di una diffusa incertezza e disillusione rispetto alle capacità del governo di tradurre i programmi ecologici in risultati concreti, soprattutto in un momento di crisi energetica che pesa sulle famiglie e sulle imprese. Parallelamente, la grande donazione da parte di capitali privati, come quelli di Steven Schuurman, evidenzia il ruolo sempre più centrale del settore tecnologico e sostenibile nel definire le priorità politiche. Questo ingresso massiccio del capitale privato nella sfera pubblica apre uno scenario duplice: da un lato, offre risorse indispensabili per l’innovazione e la transizione ecologica; dall’altro, solleva preoccupazioni sulla crescente influenza degli interessi economici nelle scelte politiche, rischiando di compromettere la trasparenza e l’autonomia decisionale democratica.

Sul fronte economico, la Germania si confronta con la necessità urgente di rinnovare un modello produttivo storicamente potente ma oggi sotto pressione da una serie di fattori strutturali. La crisi energetica, acuita dall’invasione dell’Ucraina e dalle sanzioni imposte alla Russia, ha messo a nudo la vulnerabilità di un sistema industriale ancora in larga misura dipendente dalle fonti fossili esterne, costringendo il Paese a una transizione accelerata verso le energie rinnovabili. Il piano per la costruzione di 400.000 nuove abitazioni all’anno va ben oltre un mero intervento sociale: è un tassello di un disegno infrastrutturale più ampio, mirato a stimolare l’occupazione, a ridurre le disuguaglianze e a sostenere la domanda interna, particolarmente importante in una fase di inflazione crescente che erode il potere d’acquisto delle famiglie e alimenta tensioni sociali che possono rapidamente tradursi in instabilità politica. Questo piano abitativo si inserisce così in una strategia economica complessiva che punta a modernizzare l’intero sistema, rafforzando la coesione sociale attraverso investimenti mirati e riforme strutturali.

Le riforme fiscali rappresentano un altro nodo cruciale della strategia tedesca e europea. L’idea, sostenuta con forza dalla Germania nelle sedi internazionali come G7 e G20, di introdurre un’aliquota minima globale sulle imprese costituisce una proposta ambiziosa che può davvero cambiare le regole del gioco fiscale internazionale. Tale misura è pensata per combattere la delocalizzazione dei profitti e l’elusione fiscale, fenomeni che hanno sottratto risorse fondamentali agli Stati, indebolendone la capacità di investire in servizi pubblici e infrastrutture. La promozione di questa riforma evidenzia una nuova dimensione della leadership tedesca, che non si limita più a guidare l’Europa dal punto di vista economico ma aspira a influenzare direttamente le politiche globali, rafforzando la propria posizione come cuore pulsante dell’economia europea e attore chiave della governance mondiale.

Nel delicato scenario geopolitico, la Germania deve destreggiarsi tra una serie di pressioni sempre più complesse. Il sostegno all’Ucraina, indispensabile per garantire la stabilità e la sicurezza dell’Europa, richiede un equilibrio attentissimo, perché il rischio di uno scontro diretto con la Russia, storico partner commerciale ed energetico, non può essere ignorato. La politica estera di Scholz, meno comunicativa ma altrettanto pragmatica rispetto a quella di Merkel, punta a consolidare una posizione autorevole all’interno dell’Europa, basata su una miscela di competenze economiche, capacità diplomatiche e una visione strategica attenta alle dinamiche globali. Questa strategia è fondamentale per mantenere la coesione europea e per garantire un ruolo di primo piano alla Germania in un contesto internazionale caratterizzato da rivalità crescenti.

All’interno del quadro politico tedesco, l’ipotesi di una coalizione più a sinistra, che includa Die Linke, porta con sé elementi di incertezza che possono mettere a rischio la stabilità interna e influenzare negativamente la posizione tedesca in Europa. La destra conservatrice osserva con preoccupazione questi sviluppi, temendo che un possibile spostamento verso politiche più radicali possa alterare profondamente l’equilibrio sociale ed economico, non solo in Germania ma in tutta l’Unione Europea. Questa tensione politica interna si riflette anche nell’ambito della crescente influenza del capitale privato nel finanziamento delle campagne elettorali, un fenomeno che, pur sostenendo programmi innovativi e orientati alla sostenibilità, solleva dubbi importanti sulla qualità della rappresentanza democratica e sulla trasparenza del sistema politico.

Guardando avanti, la Germania deve affrontare la sfida di mantenere un equilibrio dinamico tra crescita economica, equità sociale e responsabilità ambientale. Solo con riforme ambiziose e coerenti, come quelle legate al piano abitativo e alla giustizia fiscale, sarà possibile costruire un modello di sviluppo sostenibile che rafforzi la coesione sociale e la competitività internazionale. La tenuta politica della coalizione guidata da Scholz e la sua capacità di dialogare efficacemente con le altre forze europee saranno decisive per mantenere la leadership tedesca all’interno di un’Europa alle prese con instabilità, rivalità geopolitiche e rapidi cambiamenti tecnologici.

Nel panorama globale contemporaneo, la Germania si trova a dover confrontare la crescente influenza di attori che adottano approcci pragmatici e ben articolati per perseguire i propri interessi strategici. La Cina, in particolare, con la Belt and Road Initiative, ha creato una vasta rete di investimenti infrastrutturali che ridisegna gli equilibri economici e geopolitici in Asia, Africa, Medio Oriente ed Europa. Pechino sta inoltre investendo massicciamente in tecnologia, difesa e innovazione, combinando un controllo statale rigoroso con un’apertura crescente ai mercati globali. Strumenti tecnologici come le valute digitali e le reti 5G vengono utilizzati per estendere la propria influenza e consolidare un modello di sviluppo che punta a un’integrazione globale ma a condizioni fortemente asimmetriche.

La Russia, nonostante la marginalizzazione economica dovuta alle sanzioni occidentali, non rinuncia a giocare un ruolo strategico rilevante. La sua alleanza con la Cina e il controllo delle risorse energetiche diventano leve potenti per esercitare pressione geopolitica. Mosca utilizza strategie ibride che includono cyber warfare e campagne di disinformazione per minare la coesione interna dei suoi avversari e guadagnare spazi di manovra nei teatri di crisi. La Russia e la Cina mostrano un realismo politico pragmatico, fondato su una visione a lungo termine e sull’integrazione coerente di strumenti economici, militari e diplomatici.

In netto contrasto, l’Occidente appare frammentato e incapace di formulare una visione strategica unitaria in grado di affrontare le sfide globali. Le tensioni interne all’Unione Europea, così come quelle tra Europa e Stati Uniti, minano la capacità di coordinare politiche comuni su temi fondamentali come energia, migrazione, commercio e sicurezza. Questa divisione si traduce in una risposta disorganica e spesso inefficace di fronte a crisi come quella ucraina o nella competizione tecnologica con la Cina, riducendo l’impatto politico ed economico dell’Occidente e indebolendo la coesione delle alleanze tradizionali.

Dal punto di vista economico, la mancanza di unità occidentale limita la capacità di competere efficacemente a livello globale e di governare le regole multilaterali. L’assenza di un fronte comune nelle politiche commerciali, fiscali e regolatorie favorisce attori pragmatici come Cina e Russia, che sfruttano con rapidità le incoerenze occidentali. Nel settore energetico, ad esempio, la Russia utilizza le proprie risorse come arma geopolitica, mentre l’Europa fatica a definire una strategia comune che contempli diversificazione e transizione verde senza compromettere la sicurezza energetica e la competitività industriale. Anche nei settori dell’innovazione tecnologica e delle infrastrutture strategiche, la frammentazione dei finanziamenti e la disparità di priorità rallentano lo sviluppo di tecnologie chiave come l’intelligenza artificiale e la cybersicurezza, offrendo a Cina e Russia terreno fertile per consolidare la propria posizione e definire nuovi standard globali.

L’influenza crescente del capitale privato, spesso orientato a interessi specifici e settoriali, accentua questa frammentazione e complica il coordinamento pubblico-strategico necessario per affrontare le sfide comuni. In questo contesto, il ruolo della Germania e dell’Unione Europea diventa cruciale: sono chiamate a superare le divisioni interne, costruire coalizioni più robuste e articolate e formulare una strategia globale che integri crescita economica, sicurezza energetica e stabilità geopolitica, capace di rafforzare la leadership occidentale. Solo attraverso una visione condivisa e un coordinamento strategico efficace l’Occidente potrà mantenere un ruolo centrale nel nuovo ordine mondiale e contrastare l’avanzata pragmatica e ben orchestrata delle potenze emergenti.

L’assenza di una simile capacità di coordinamento rischia invece di consegnare il primato globale a un sistema multipolare dominato da attori capaci di coniugare interessi economici e strategici in modo coerente, sfruttando la frammentazione occidentale per consolidare le proprie posizioni e dettare le regole di un gioco internazionale sempre più complesso e competitivo. La sfida per la Germania, e per l’Europa nel suo complesso, sarà quindi quella di trovare la sintesi tra pragmatismo economico, visione strategica e sensibilità sociale per restare un attore globale capace di guidare con autorevolezza e responsabilità in un mondo dove le relazioni tra potenze, i cambiamenti climatici e la trasformazione digitale disegnano nuovi confini di potere e responsabilità.

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