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Il genio nascosto del compositore pesarese Rossini Opera Festival 2023

Scritto da Davide Mengarelli il . Pubblicato in .

a cura Davide Mengarelli

Un viaggio tra rarità e capolavori poco noti per celebrare i 44 anni di un festival che rinnova la tradizione rossiniana con innovazione e rigore filologico

Dal 1980, il Rossini Opera Festival di Pesaro rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per appassionati, studiosi e artisti che vogliono esplorare e valorizzare la vastissima produzione di Gioachino Rossini. Nato nella città natale del compositore, il festival si distingue per la sua capacità di coniugare la riscoperta di opere dimenticate con allestimenti innovativi, supportati da un lavoro rigoroso di ricerca filologica. L’edizione 2023 conferma questa vocazione, offrendo al pubblico un’occasione unica per approfondire pagine meno note, come la prima moderna di “Eduardo e Cristina”, e per godere di interpretazioni di altissimo livello che rinnovano lo spirito del belcanto rossiniano in un dialogo continuo tra passato e presente.

Una delle manifestazioni musicali più prestigiose d’Europa dedicate allo studio e alla valorizzazione della figura di Gioachino Rossini, nato proprio a Pesaro, giunge quest’anno alla sua quarantquattresima edizione con un programma denso e ricco di novità, riprese e approfondimenti. Dal 11 al 23 agosto 2023, la città marchigiana si è trasformata in un vibrante crocevia di suoni, voci e interpretazioni, con il Rossini Opera Festival (ROF) che ha proposto produzioni innovative e nuove letture di opere meno conosciute del grande compositore pesarese. Il festival ha inaugurato il suo percorso con la prima esecuzione moderna di “Eduardo e Cristina”, una delle opere meno rappresentate del catalogo rossiniano, in un’edizione critica curata dalla Fondazione Rossini e diretta da Jader Bignamini, con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e il coro del Teatro Ventidio Basso a fare da solida base sonora.

Questa apertura è stata affidata a un cast di prim’ordine, con il mezzosoprano Daniela Barcellona, figura di spicco del belcanto rossiniano, nei panni di Eduardo, affiancata dalla giovane e promettente Anastasia Bartoli nel ruolo di Cristina. Enea Scala e Matteo Roma, tenori dalle agilità sicure e dall’intonazione precisa, hanno incarnato rispettivamente Carlo e Adel, mentre Gregorio Shkarupa ha dato vita al personaggio di Giacomo, il principe reale di Svezia. La regia di Stefano Poda, che si è occupato anche delle scene, dei costumi e delle luci, ha saputo creare una messa in scena originale e suggestiva, puntando su tableau vivant di forte impatto visivo che hanno accompagnato e amplificato la forza evocativa della musica rossiniana.

Nello stesso cartellone del festival, la ripresa di “Aureliano in Palmira” ha portato sul palco di Pesaro una produzione ideata da Mario Martone per il ROF del 2014, che ha ricevuto nel 2015 il premio di Best Rediscovered Work agli International Opera Awards, riconoscimento internazionale di grande rilievo. Il ritorno di questa opera ha visto alla guida dell’Orchestra Sinfonica Rossini e del Coro del Teatro della Fortuna di Fano il direttore George Petrou, che ha saputo restituire tutto il vigore e la ricchezza musicale di questo capolavoro meno noto di Rossini. Le scene di Sergio Tramonti, i costumi di Ursula Patzak e le luci di Pasquale Mari hanno creato un ambiente scenico che si sposava perfettamente con l’intensità drammatica dell’opera. Nel cast figuravano interpreti di spicco come Alexey Blauch nel ruolo di Zenobia, Raffaella Lupinacci come Arsace e Marta Pluda in quello di Publia, dando vita a personaggi complessi e ricchi di sfumature.

Un altro momento di grande rilievo è stata la nuova produzione di “Adelaide di Borgogna”, presentata il 13 agosto nella cornice del Vitrifrigo Arena, dove Francesco Lanzillotta ha diretto con maestria l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e il coro del Teatro Ventidio Basso. La messa in scena, firmata da Arnaud Bernard con le scene di Alessandro Camera, ha evidenziato il carattere eroico e il dramma politico del racconto, esaltato da un cast di grande livello: Vardolui Abrahamyan nei panni di Ottone, Olga Peretyatko come Adelaide, Riccardo Fassi, Rene Barbera, Paola Leoci e Alberto Robert hanno contribuito a creare un allestimento coinvolgente, fedele allo spirito rossiniano e allo stesso tempo capace di dialogare con sensibilità e modernità con il pubblico contemporaneo.

L’edizione 2023 del ROF ha offerto dunque un’occasione unica per approfondire aspetti meno noti della produzione rossiniana, andando oltre i titoli più famosi e valorizzando opere marginali o dimenticate, come “Eduardo e Cristina”, che per anni è stata relegata a un ruolo marginale nella storia dell’opera. A lungo considerata un “pastiche” – un assemblaggio frettoloso di musiche già esistenti – l’opera si rivela invece, grazie a un rigoroso lavoro di ricerca storiografica e filologica, un complesso e articolato lavoro compositivo, nato in un periodo di intensa attività di Rossini tra il 1818 e il 1819, in cui il compositore affrontava nuove sfide e sperimentazioni. Attraverso la rielaborazione di un libretto originario di Giovanni Schmidt, risalente al 1810, e la rielocazione musicale di temi tratti da opere come “Ricciardo e Zoraide”, “Mosè in Egitto”, “Ermione” e “Adelaide di Borgogna”, Rossini ha costruito un dramma musicale in due atti che si distacca nettamente da un semplice assemblaggio di materiali riciclati, apparendo invece come un’opera coesa, di rara armonia e bilanciata struttura drammaturgica.

La prima rappresentazione dell’opera, avvenuta nel 1819 al Teatro San Benedetto di Venezia sotto la direzione dello stesso Rossini, fu accolta con successo dal pubblico, che apprezzò la freschezza e l’originalità dell’opera, fino a che “Eduardo e Cristina” non cadde nell’oblio, venendo ripresa sporadicamente fino al 1840. Il festival di Pesaro ha restituito all’opera nuova vita e dignità, offrendo al pubblico contemporaneo la possibilità di riscoprire un capolavoro nascosto, valorizzato da una partitura critica di altissimo livello e da un’interpretazione musicale e teatrale all’altezza della fama rossiniana.

Il merito principale di questa rinascita va attribuito alla direzione di Jader Bignamini, che ha saputo esaltare la ricchezza dinamica e timbrica della partitura, restituendo all’orchestra e al coro un suono cangiante, raffinato e pieno di dettagli preziosi. La sua lettura musicale ha enfatizzato l’equilibrio tra tensione drammatica e lirismo melodico, creando una drammaturgia musicale che ha saputo mantenere vivo l’interesse e la curiosità dell’ascoltatore per tutta la durata dell’opera. La direzione ha sottolineato la natura evocativa e astratta della musica di Rossini, lontana da una realistica rappresentazione scenica, ma perfettamente idonea a comunicare emozioni e stati d’animo di rara intensità.

Cast ha dato prova di grande preparazione tecnica ed espressiva. Enea Scala ha interpretato Carlo, il re dispotico e padre di Cristina, con una voce agile e acuti brillanti, che hanno messo in risalto la complessità psicologica del personaggio. Daniela Barcellona, pur non più nella forma vocale degli anni migliori, ha offerto un’interpretazione ricca di stile e classe, confermando la sua fama di eccellente belcantista e conquistando il pubblico con una performance intensa e raffinata. Anastasia Bartoli, al suo debutto al ROF, ha dimostrato una notevole crescita vocale e un controllo espressivo che le hanno permesso di dare vita a Cristina con dolcezza e forza, alternando momenti di grande pathos a passaggi più delicati e intimi.

Accanto a loro, Matteo Roma e Grigory Shkarupa hanno saputo gestire con efficacia le parti complesse e impegnative affidate ai loro personaggi, esibendo agilità e precisione tecnica che hanno arricchito il tessuto musicale complessivo. Il coro del Teatro Ventidio Basso e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai hanno accompagnato con sensibilità e partecipazione, rispondendo perfettamente alle sollecitazioni dinamiche e coloristiche del direttore, contribuendo a creare un’atmosfera sonora avvolgente e coinvolgente.

La regia di Stefano Poda, da sempre attento a creare un equilibrio tra visione estetica e rispetto per la musica, ha dato un’impronta originale e suggestiva alla rappresentazione. Le scenografie minimaliste ma evocative, le luci sapientemente modulare e i movimenti coreografici di mimi e danzatori hanno creato un vero e proprio gioco di luci e ombre, frammenti e ricomposizioni, capace di amplificare la poesia e la tensione drammatica dell’opera, restituendo allo spettatore un’esperienza multisensoriale e immersiva.

Dopo il trionfo di “Eduardo e Cristina”, la XLIV edizione del ROF si è conclusa con la Petite Messe Solennelle, ultima composizione di Rossini, eseguita in una versione orchestrale sotto la direzione di Michele Mariotti, che l’ha affrontata per la prima volta in questa veste. Questa pagina sacra, composta negli ultimi anni di vita del compositore, rappresenta un punto d’arrivo emotivo e spirituale, un testamento musicale che unisce semplicità cameristica e una profonda dimensione mistica.

Nata in origine per due pianoforti, un harmonium e un piccolo coro di solisti – i “Dodici Cherubini” – la Petite Messe Solennelle ha conosciuto una vita compositiva in evoluzione, con diverse versioni orchestrali arricchite dallo stesso Rossini, e ora, sotto la bacchetta di Mariotti, ha trovato una nuova luce che ha entusiasmato pubblico e critica per la sua freschezza e intensità espressiva.

Il Rossini Opera Festival 2023 ha rappresentato un evento culturale di grande rilievo nel panorama musicale europeo, capace di coniugare ricerca filologica, innovazione musicale e teatralità, restituendo al pubblico la complessità e la ricchezza di un autore che ha segnato profondamente la storia dell’opera lirica.

 

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