
Il Grande Oriente d’Italia ritorno come dispositivo sospeso
Scritto da Agostino Agamben il . Pubblicato in Attualità.
a cura Agostino Agamben
Un ritorno che si configura come un dispositivo di eccezione, dove il riconoscimento rituale apre uno spazio sospeso tra diritto e sovranità, tra visibilità e invisibilità del potere, tracciando la fragile linea in cui la massoneria si intreccia con le politiche e la riorganizzazione degli ordini mondiali.
Il ritorno del Grande Oriente d’Italia nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra: Una Rivincita Politica e Massonica
L’ingresso del Grande Oriente d’Italia (GOI) nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra (GLUI) a trent’anni dalla sua espulsione non è solo un evento storico che sancisce il ritorno di un’obbedienza massonica alle origini, ma è anche una dimostrazione di come la massoneria si muova tra le pieghe di un potere invisibile che opera a livello globale. L’importanza di questo evento risiede nel fatto che il GOI, dopo una lunga separazione, viene riaccolto nel contesto internazionale delle logge massoniche regolari, restituendo a questa storica obbedienza italiana il suo ruolo di influenza all’interno di una rete di potere che attraversa nazioni, economie e ideologie. Tuttavia, la lettura di questo ritorno non si esaurisce nel mero riconoscimento rituale o simbolico, ma deve essere contestualizzato all’interno di una riorganizzazione geopolitica ed economica che ridefinisce le gerarchie e le alleanze globali.
Il colpaccio messo a segno dalla massima organizzazione massonica italiana si rileva dal documento di convocazione ai suoi membri della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, firmato dal Gran segretario Marsh, che al punto 4 informa, dopo una breve cronistoria dei rapporti con il GOI, che quest’ultimo sarà di nuovo riconosciuto. Infatti, a Londra, l’8 marzo prossimo, nel palazzo in art deco di Queen Street, dove ha sede la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, il Duca Michele di Kent, primo cugino della defunta regina Elisabetta e attuale capo mondiale della massoneria, riconoscerà di nuovo il Grande Oriente d’Italia (GOI) dopo la rottura di 30 anni fa. Questo ritorno non è solo un atto simbolico, ma un segnale di rinnovamento e adattamento della massoneria agli scenari geopolitici e alle trasformazioni sociali ed economiche globali.
La Cacciata del GOI nel 1993: Un Capitolo Doloroso della Massoneria Italiana
Il 1993 è stato un anno cruciale per la massoneria italiana. La cacciata del GOI da parte della Gran Loggia Unita d’Inghilterra aveva lasciato una ferita profonda tra i 25.000 aderenti al Grande Oriente d’Italia. Il disconoscimento era ufficialmente giunto per motivi legati alla ritualità massonica, ma la vera causa risiedeva in un’accusa ben più grave: quella dell’infiltrazione mafiosa nelle logge massoniche italiane. Il Gran Maestro del GOI di allora, Giuliano Di Bernardo, denunciò pubblicamente che la criminalità organizzata stava minando la stabilità dell’ordine massonico. La sua denuncia scatenò un terremoto all’interno del GOI, culminando nella sua uscita dall’organizzazione e nella fondazione di una nuova obbedienza, la Gran Loggia Regolare d’Italia. La Gran Loggia Regolare, poco dopo la sua creazione, ottenne il riconoscimento dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, il che le consentì di entrare a far parte della rete massonica internazionale, un passaggio fondamentale per entrare in contatto con le logge più potenti al mondo, comprese quelle degli Stati Uniti, che, come raccontano i ben informati, hanno un’influenza significativa sulla politica e sull’economia globale.
Goi e Gran Loggia Regolare d’Italia: Un Rapporto Difficile e Tensioni Persistenti
Il ritorno del GOI nel novero delle obbedienze massoniche riconosciute dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra pone, tuttavia, una questione problematica in Italia: quella della coesistenza con la Gran Loggia Regolare d’Italia. Michele di Kent ha posto come condizione che il GOI e la Gran Loggia Regolare d’Italia possano coesistere “fraternamente”, ma il percorso per arrivare a questo accordo non è affatto semplice. Le divisioni tra le due obbedienze risalgono a quando, nel 1993, il GOI vide la sua autorità minata dalla nascita della Gran Loggia Regolare, una scissione che suscitò polemiche e accuse reciproche. La ferita provocata dalla perdita del riconoscimento internazionale era ancora viva, e ora che il GOI ha ottenuto nuovamente il riconoscimento, la questione della coesistenza con la loggia fondata da Giuliano Di Bernardo è tutt’altro che scontata.
Il GOI, infatti, ha sempre vissuto la sua espulsione come una grave diminuzione del proprio prestigio, e oggi la sua rivincita non è solo simbolica, ma implica anche una rivisitazione dei rapporti interni alla massoneria italiana, un ritorno all’integrazione nel contesto internazionale che ne ha sempre garantito il peso politico e culturale. L’invito a convivere “fraternamente” con la Gran Loggia Regolare non può nascondere le difficoltà che una simile convivenza comporta, soprattutto considerando le tensioni storiche tra le due obbedienze.
La Storia del Grande Oriente d’Italia: Un Percorso Tra Politica, Economia e Potere Massonico
Il primo riconoscimento internazionale del GOI risale al 1972, grazie all’opera dei Gran Maestri Giordano Gamberini e Lino Salvini, che, sostenuti anche da figure di spicco come l’alto funzionario della Ragioneria Generale dello Stato Italiano, Elvio Sciubba, riuscirono a far accettare la massoneria italiana nelle cerchie più esclusive della massoneria mondiale. In quel periodo, Michele di Kent aveva chiesto che le varie obbedienze massoniche italiane si riunissero sotto un’unica bandiera, un passo che portò l’organizzazione massonica italiana di Piazza del Gesù, guidata da Francesco Bellantonio (cognato di Michele Sindona), a entrare nel GOI. Bellantonio, che aveva portato con sé logge di grande potere, come la loggia coperta Giustizia e Libertà, contribuì a consolidare il peso del GOI all’interno della massoneria internazionale. Queste logge avevano membri di grande rilievo, tra cui cardinali, ministri e alti funzionari dello Stato, che, dopo la fusione, passarono alla loggia massonica Propaganda 2 (P2), un gruppo segreto che sarebbe stato al centro di numerosi scandali e inchieste. Nonostante le indagini, i nomi di questi membri della P2 non sono mai stati svelati in modo definitivo.
Il Ritorno alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra: Il Riconoscimento e le Motivazioni Geopolitiche
Oggi, mentre i vertici del GOI si preparano a volare a Londra per riconquistare il loro posto tra gli scranni del tempio massonico situato nel palazzo della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, si sollevano interrogativi su cosa abbia spinto il Duca Michele di Kent a riaccogliere il GOI. Alcuni analisti suggeriscono che la massoneria britannica possa essere delusa dalla scarsa consistenza della Gran Loggia Regolare d’Italia e, al contempo, riconosca nell’attivismo del GOI nei Paesi dell’Est Europa, tra cui l’Ucraina, un valore strategico che potrebbe essere utile per mantenere l’influenza su territori di crescente rilevanza geopolitica. In effetti, l’influenza della massoneria nelle dinamiche geopolitiche sembra essere tornata in auge, soprattutto in regioni instabili come l’Est Europa, dove il GOI ha saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano nel tessere alleanze politiche ed economiche. La Gran Bretagna, pur avendo perso il suo status di potenza imperialista, continua a cercare di mantenere il controllo sugli sviluppi internazionali attraverso queste reti invisibili di potere.
Il Futuro della Massoneria Inglese con Carlo III: Un Momento di Transizione
Il ritorno del GOI alla Gran Loggia Unita d’Inghilterra si inserisce anche in un contesto di incertezze interne alla massoneria britannica. Tradizionalmente, il capo della Gran Loggia Unita d’Inghilterra è stato il Re d’Inghilterra, ma con l’ascesa al trono di Carlo III, la situazione potrebbe cambiare. La massoneria regolare britannica, che ha sempre visto nel monarca una figura simbolica e operativa, potrebbe trovarsi ad affrontare una ridefinizione del proprio ruolo sotto la nuova monarchia. Sebbene il Re non eserciti un potere diretto sulla gestione della massoneria, la sua influenza simbolica rimane fondamentale. Tuttavia, con l’ascesa di Carlo III, molti si chiedono se la massoneria riuscirà a mantenere la sua centralità nelle questioni globali o se, al contrario, le nuove generazioni della famiglia reale vedranno ridotto l’impegno in queste aree.
Il Ritorno del GOI e la Sua Rilevanza per la Geopolitica Massonica
Il ritorno del Grande Oriente d’Italia nella Gran Loggia Unita d’Inghilterra non è solo una questione di ritualità e simboli. Si tratta di un movimento che ha profonde implicazioni geopolitiche, nonché di un atto di rivalsa e di riaffermazione di un potere che, seppur nascosto, non smette mai di influenzare le grandi decisioni internazionali. Mentre le nuove generazioni della massoneria si affacciano su scenari globali più incerti, l’Italia e il suo GOI potrebbero rivelarsi un attore fondamentale in un gioco più grande che si gioca nell’ombra delle politiche globali.