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Il mito che plasma

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in .

A cura di Ottavia Scorpati

Ereskigal e la Mesopotamia.

Dalla dea dell’oltretomba alle dinamiche contemporanee: come l’eredità culturale mesopotamica continua a influenzare identità, potere e risorse in una regione strategica

La Mesopotamia, spesso definita la culla della civiltà, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità attraverso le sue straordinarie conquiste culturali, politiche e sociali. Tra le sue molteplici divinità, la figura di Ereskigal, sovrana dell’oltretomba, emerge come un archetipo potente che trascende il mito per intrecciarsi con le realtà geopolitiche ed economiche odierne del Medio Oriente. Simbolo di un ordine oscuro ma inevitabile, Ereskigal incarna il dualismo di vita e morte, luce e ombra, che rispecchia le tensioni di un’area segnata da conflitti millenari e lotte per il controllo delle risorse e delle rotte strategiche.

Oggi, la Mesopotamia non è solo un sito archeologico, ma un territorio vivo in cui mito, politica e economia si sovrappongono, influenzando le narrative nazionali e regionali. Il richiamo a Ereskigal non è un semplice ritorno al passato, ma una lente attraverso cui interpretare le sfide contemporanee: dai conflitti armati alle crisi economiche, dalle rivalità tra potenze locali e globali alla ricerca di una nuova identità che possa fondare una pace duratura e uno sviluppo sostenibile. In questo contesto, il patrimonio culturale diventa uno strumento di resilienza e di diplomazia, mentre le antiche mitologie mesopotamiche continuano a nutrire il discorso politico, economico e sociale, modellando il futuro di un’area che resta cruciale per l’intera comunità internazionale.

L’immenso patrimonio culturale della Mesopotamia, culla di civiltà e di molte delle prime forme di organizzazione statale, gioca un ruolo cruciale non solo nella storia dell’umanità, ma anche nelle dinamiche economiche e geopolitiche contemporanee. Tra i numerosi simboli e figure che emergono dal pantheon mesopotamico, Ereskigal, la dea dell’oltretomba, rappresenta un archetipo ricco di implicazioni non solo mitologiche, ma anche culturali e politiche, che influenzano ancora oggi narrative e politiche regionali nel Medio Oriente, fino a riverberarsi in ambito globale.

Ereskigal, sovrana del regno dei morti nella mitologia sumera e accadica, simboleggia la potenza oscura e implacabile del destino, ma anche l’inevitabilità di un ordine nascosto che regola il ciclo della vita e della morte. La sua figura è strettamente intrecciata con quella di altre divinità come Inanna (o Ishtar), la dea dell’amore e della guerra, e rappresenta quindi un dualismo che riflette tensioni e conflitti tuttora riscontrabili nelle zone della Mesopotamia storica, ovvero l’attuale Iraq, Siria e parte dell’Iran e della Turchia.

La Mesopotamia non è solo un ricordo archeologico: essa è stata per millenni un crocevia di civiltà e commerci, con un’influenza culturale che ha attraversato epoche e continenti. Il riconoscimento e la valorizzazione delle sue radici religiose e mitologiche, come quella di Ereskigal, rappresentano un elemento importante nel processo di costruzione identitaria degli Stati moderni della regione, dove il mito si fonde spesso con la politica e l’economia.

Negli ultimi decenni, e soprattutto fino al 2023, la riscoperta di queste radici ha influenzato non solo la cultura ma anche la geopolitica della regione. La coscienza storica di un patrimonio così antico ha contribuito a rafforzare movimenti nazionalisti e identitari, spesso usati come strumenti per la legittimazione politica, ma anche per giustificare rivendicazioni territoriali e influenze regionali.

Dal punto di vista economico, il Medio Oriente ha vissuto una lunga fase di instabilità, in cui le guerre civili, i conflitti religiosi e le ingerenze internazionali hanno minato la crescita. Tuttavia, proprio questa zona, che ospitava la Mesopotamia antica, è oggi teatro di una nuova rivalità geopolitica per il controllo delle risorse energetiche, delle rotte commerciali e delle infrastrutture strategiche. I riferimenti culturali e mitologici, tra cui figure come Ereskigal, vengono spesso usati nel discorso politico come simboli di resilienza e continuità storica, rafforzando narrazioni di sovranità e autodeterminazione.

La figura di Ereskigal, custode dell’oltretomba, ha un significato simbolico che si presta a essere interpretato in chiave contemporanea: essa rappresenta la necessità di riconoscere e affrontare le ombre del passato, ma anche di comprendere i meccanismi invisibili che regolano i rapporti di potere. Nel contesto economico, questo può tradursi nell’esigenza di affrontare eredità complesse, come la divisione delle risorse, le crisi migratorie e la gestione delle fragilità sociali, che rappresentano vere e proprie “ombre” sullo sviluppo.

Nell’ambito geopolitico, la Mesopotamia e le sue mitologie sono state parte di una narrativa più ampia riguardante il controllo delle “terre di mezzo”, crocevia di imperi e potenze che hanno plasmato il destino dell’Asia occidentale. Nel XXI secolo, questo ruolo strategico si è intensificato, con l’ingresso di attori globali quali Stati Uniti, Russia, Cina e potenze regionali come l’Iran, la Turchia e l’Arabia Saudita. La competizione per l’influenza in quest’area si traduce spesso in forme di controllo politico, economico e militare che hanno profonde radici storiche e culturali.

L’attualità geopolitica fino al 2023 ha visto eventi di rilievo come la guerra in Siria, la destabilizzazione dell’Iraq post-invasione, la lotta contro l’ISIS, e la rivalità crescente tra potenze regionali. Questi eventi non solo hanno determinato la ridisegnazione di confini e alleanze, ma hanno anche avuto forti impatti sulle economie locali, con conseguenze che si sono propagate a livello globale attraverso i mercati dell’energia, le rotte migratorie e le strategie di sicurezza internazionale.

In tale contesto, la mitologia mesopotamica, e in particolare la figura di Ereskigal, fornisce una lente simbolica attraverso cui analizzare le dinamiche di potere. Come dea dell’oltretomba, Ereskigal è associata alla gestione del confine tra vita e morte, un confine che metaforicamente si estende anche ai limiti del potere statale e delle influenze esterne. I governi e le potenze esterne coinvolte nella regione si trovano a gestire non solo questioni di controllo territoriale, ma anche “oltretombe” sociali ed economiche, quali la povertà, la disoccupazione, la corruzione e le divisioni etniche e religiose.

Dal punto di vista economico, la regione mesopotamica è ancora fortemente dipendente dalle risorse naturali, in particolare il petrolio e il gas, ma la crescente instabilità ha reso difficile la stabilità degli investimenti e la crescita sostenibile. Inoltre, la crisi climatica ha aggravato le condizioni di vita, contribuendo alla desertificazione e alla scarsità idrica, elementi che rappresentano nuove sfide con profonde implicazioni economiche e sociali.

Parallelamente, la valorizzazione del patrimonio storico e culturale mesopotamico sta diventando uno strumento di sviluppo economico, attraverso il turismo culturale e la promozione internazionale di siti archeologici. Tuttavia, il commercio illegale di reperti e le distruzioni legate ai conflitti hanno messo a rischio questa eredità, alimentando un mercato nero che sottrae risorse al patrimonio collettivo e genera ingenti guadagni per reti criminali che destabilizzano ulteriormente la regione.

Il ruolo della cultura e della mitologia nella politica contemporanea si manifesta anche nelle campagne di soft power e nelle strategie di diplomazia culturale. Paesi come l’Iraq e la Siria cercano di ricostruire una narrativa nazionale che integri la loro antica storia con le aspirazioni moderne, utilizzando miti come quello di Ereskigal per affermare una continuità storica e un senso di appartenenza che possa contrastare le divisioni interne.

Sul piano internazionale, la tutela del patrimonio mesopotamico coinvolge organizzazioni globali come l’UNESCO, che cercano di preservare siti e manufatti, ma anche di utilizzare la cultura come elemento di dialogo e cooperazione, contribuendo a stabilizzare una regione altrimenti segnata da tensioni e conflitti.

Le ripercussioni economiche della geopolitica mesopotamica si estendono ben oltre il Medio Oriente. Le crisi nella regione hanno influenzato i mercati energetici globali, con impatti sui prezzi del petrolio e del gas, e hanno determinato flussi migratori che interessano Europa, Asia e Nord America. Questi flussi migratori, a loro volta, generano questioni politiche ed economiche nei paesi di arrivo, collegando così la storia millenaria della Mesopotamia a sfide contemporanee di scala globale.

Un elemento da non sottovalutare è la resilienza delle popolazioni mesopotamiche che, come la figura mitologica di Ereskigal, sembrano incarnare una capacità di resistere e rinnovarsi nonostante le difficoltà. Questa resilienza si traduce in forme di innovazione sociale e culturale, che cercano di superare le divisioni e di promuovere uno sviluppo inclusivo.

Fino al 2023, la questione energetica ha rappresentato uno dei nodi principali per il futuro della regione. La transizione verso fonti rinnovabili sta modificando gli equilibri economici globali, e la Mesopotamia, tradizionalmente legata al petrolio, deve adattarsi a queste trasformazioni. Le politiche energetiche locali sono influenzate da dinamiche geopolitiche, con la necessità di diversificare e di attrarre investimenti esteri in settori emergenti.

In definitiva, la figura di Ereskigal e il suo simbolismo mitologico non sono solo testimonianze di un passato remoto, ma riflettono dinamiche di potere, economia e identità che permeano la realtà contemporanea. La sua oscurità, sovrana dell’oltretomba, richiama la complessità delle sfide che la Mesopotamia storica deve affrontare, tra memoria, conflitto, risorse e speranze di rinascita.

La connessione tra mito e attualità si rivela dunque un potente strumento analitico per comprendere la regione, capirne le contraddizioni e immaginare possibili vie di sviluppo sostenibile. In questo senso, l’eredità di Ereskigal continua a influenzare, in modi spesso sottili ma profondi, il discorso politico, economico e culturale, contribuendo a definire il futuro di una delle aree più strategiche e complesse del pianeta.

 

 

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