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Il Mito di Roma

L’IDEA DI ROMANITAS PER L’UNITA’ D’ITALIA

Il Mito di Roma si può considerare a buon diritto il filo conduttore del processo di Unificazione Nazionale. Nel Risorgimento le diverse tendenze di pensiero trovarono nell’idea di Romanitas un punto di contatto e di incontro. Non poteva nascere l’Italia senza Roma. Questo il sentimento che guidò le generazioni e che lasciò una traccia indelebile nei Monumenti e nei cambiamenti urbanistici della Città Eterna.

La riscoperta archeologica della Roma Classica trovò grande impulso agli inizi dell’Ottocento, e costituì una spinta ideale all’Unificazione Nazionale. Il 17 Marzo 1861 si proclamava ufficialmente il Regno d’Italia, con la Legge N. 1 del 21 Aprile, giorno del Natale di Roma, nasceva il Regno d’Italia. Aprile dal latino a-perire, significa aprire, tornare a nuova vita, non morire, e richiama l’immortalità di Roma, la Città Eterna. Inizio ben augurante del processo di Unificazione, che giunse a compimento con la Vittoria della Grande Guerra, celebrata con la composizione da parte del poeta Fausto Salvatori dell’ “Inno a Roma”. L’Inno si ispira al Carmen Saeculare di Orazio, musicato dal Maestro Giacomo Puccini, eseguito per la prima volta il giorno del Natale di Roma, il 21 Aprile 1919.

Sole che sorgi libero e giocondo 
sul colle nostro i tuoi cavalli doma; 
tu non vedrai nessuna cosa al mondo 
maggior di Roma, maggior di Roma!

Questo sentimento è scolpito nella pietra dell’Altare della Patria, al Vittoriano a Roma. Il fregio altamente simbolico vede infatti al centro la statua della Dea Roma e ai lati il “Trionfo del Lavoro” e il “Trionfo dell’Amor di Patria”, realizzato dall’artista Angelo Zanelli, inaugurato per il Natale di Roma nel 1925. Centrali i simboli dell’Aratro e della Spada che richiamano l’espressione romana “E’ l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende”. Questo luogo fu scelto nel 1921 come sepoltura del Milite Ignoto, a sancire il legame indissolubile tra l’Italia e Roma.

Il Monumento al Re Vittorio Emanuele II, evocativo degli antichi templi romani, fu eretto sul Campidoglio per la sua alta valenza simbolica. Questo legame profondo con la Romanità fu fortemente sentito nel Risorgimento, al punto che si scelse il Pantheon come luogo di sepoltura dell’Augusto Sovrano, Padre della Patria.

IL PRIMATO DEL MITO
Il Fascismo, nato nelle trincee della Grande Guerra, portò a compimento l’idea di Romanitas tanto sentita nel Risorgimento. E per sancire con determinazione la continuità con il Mito di Roma, come elemento di coesione Nazionale, il Governo Mussolini istituì nel 1923, con Regio Decreto Legge, come sua prima Festività Nazionale il 21 Aprile, con la denominazione di “Natale di Roma – Festa del Lavoro.

Ricordiamo che questo giorno fu solennemente celebrato per volontà di Mazzini e Garibaldi, il 21 Aprile 1849, durante la breve vita della Repubblica Romana.

In un articolo di Mussolini pubblicato il 21 Aprile 1922 sul “Popolo d’Italia”, dal titolo “Passato e Avvenire”, si sottolineavano le ragioni di questa scelta. “Celebrare il Natale di Roma significa celebrare il nostro tipo di civiltà significa esaltare la nostra storia e la nostra razza significa poggiare fermamente sul passato per meglio slanciarsi verso l’avvenire. […] I romani non erano soltanto dei combattenti ma dei costruttori formidabili che potevano sfidare come hanno sfidato il Tempo. […] Il grido mazziniano e garibaldino di «Roma o morte!» non era soltanto un grido di battaglia ma la testimonianza solenne che senza Roma Capitale non ci sarebbe stata Unità Italiana [] Roma è il nostro punto di partenza e di riferimento; è il nostro simbolo o se si vuole il nostro Mito. Noi sogniamo l’Italia Romana cioè saggia e forte disciplinata e Imperiale”.

Questo articolo fu pubblicato pochi giorni dopo la cerimonia della Prima Pietra del Monumento a Mazzini sull’Aventino, il 10 Marzo 1922, ricorrendo il 50° Anniversario della sua Morte. Il Teorizzatore della Terza Roma trovava nei nuovi tempi il Realizzatore dell’Idea di Romanitas, nel rispetto della Tradizione avanzava la Modernità.

COMBATTENTI E COSTRUTTORI
Con l’avvento al potere di Mussolini l’Italia e Roma divennero un “immenso cantiere fumante”, e secondo una riflessione dell’architetto Marcello Piacentini, risalente al 1941, costui affermava che si era costruito “tanto quanto nessun altro popolo nello stesso periodo ha neanche lontanamente pensato di fare”.

Combattere e Costruire, la spada e l’aratro, venivano armonizzate, considerate azioni parallele al fine di realizzare una modificazione antropologica del popolo italiano. Significativo del programma fascista il Discorso tenuto da Mussolini  il 31 dicembre 1925  sul CampidoglioLa Terza Roma si dilaterà sopra altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del Tirreno”.

Questa forte ambizione toccò il suo vertice il 9 Maggio 1936 con la Proclamazione dell’Impero. Mentre si combatteva in Etiopia veniva intensificata l’opera di bonifica integrale dell’Agro Pontino, con la conseguente nascita delle città di fondazione, impiantate su modello della città romana. Nel giro di pochi anni furono inaugurate un centinaio di città, in Italia e nelle Colonie.

Inoltre per tener fede “alla necessità e alla grandezza” si cominciò anche a “far largo attorno agli antichi Monumenti”, arrivando pronti all’Anniversario del Bimillenario della Nascita dell’Imperatore Augusto. Per l’occasione infatti venne realizzata un’importante Mostra e il Mausoleo di Augusto fu riportato al suo aspetto originario, provvedendo a una risistemazione completa della piazza, con il riposizionamento dell’Ara Pacis. A delimitare la piazza furono costruiti tre monumentali Palazzi, dove sul più grande è ancora visibile il prestigioso mosaico dedicato al “Mito dell’Origine di Roma”, opera di Ferruccio Ferrazzi.

Questo intervento urbanistico è espressione della mentalità romana, capace di armonizzare l’aspetto monumentale con quello propriamente funzionale. Ricordiamo che il 7 Novembre 1921 proprio al Teatro Augusteo, sito all’interno del Mausoleo di Augusto veniva fondato il Partito Nazionale Fascista. Per il suo significato simbolico questo Mausoleo era stato scelto dal Duce come luogo della sua sepoltura.

IL PROGETTO DELL’EUR 42
A compimento delle numerose città di fondazione troviamo un altro intervento particolarmente significativo l’EUR42, opera monumentale straordinaria in vista dell’Esposizione Universale di Roma, che si sarebbe dovuta verificare nel 1942. Fondamentale è a tale proposito il Discorso   di   Mussolini, tenuto sul   Campidoglio     il 20  aprile  1939 per la presentazione di quell’ambizioso progetto definito “L’Olimpiade delle Civiltà”.

L’Esposizione mondiale del 1942 sia degna di Roma, dell’Italia fascista e del titolo di «Olimpiade delle civiltà». […] La parte italiana dell’E. 42 è destinata a rimanere nei secoli, con edifici che avranno le proporzioni di San Pietro e del Colosseo. […] Il tutto sarà dominato da un gigantesco ARCO ROMANO. Ci piace di vederlo come simbolo delle volontà umane tese nello sforzo di realizzare la pace sulle basi durature e veramente incrollabili della giustizia, che sa conciliare le sue leggi eterne con quelle della vita”.

La sapienza costruttiva dei Romani veniva richiamata in vita, attraverso un simbolo monumentale che non fu realizzato all’Eur per ragioni belliche, “l’Arco dell’Acqua e della Luce“, progettato da Adalberto Libera, un arco trionfale in lega di alluminio ed acciaio, che doveva essere il simbolo dell’Esposizione, come attestato dal suo manifesto. Questo ruolo altamente simbolico trovò la sua massima espressione nel Palazzo della Civiltà Italiana inaugurato nel 1940, caratterizzato dalla presenza di numerosi archi, detto anche Colosseo Quadrato.

I riferimenti alla Roma Classica nel progetto EUR42 sono molteplici. In particolare all’ingresso del Palazzo Uffici, primo edificio del progetto a essere inaugurato nel 1938, si può ammirare il grande bassorilievo dello scultore Publio Morbiducci dal titolo “La storia di Roma attraverso le opere edilizie”.

Il Mito di Roma emerge anche da un’altra importante opera, sita all’interno del Palazzo Uffici. Nella Sala di maggiore rappresentanza fu realizzato dal pittore Giorgio Quaroni il dipinto murale dedicato alla “Fondazione di Roma”.

Il legame indissolubile tra Roma e l’Italia è fondamentale. L’architettura era vista come portatrice di finalità formative, secondo la lezione che proveniva dall’Antica Roma. Alla trasformazione materiale doveva corrispondere una finalità morale, armonizzando quanto più possibile l’elemento funzionale con l’aspetto monumentale.


ATTRAVERSO LA ROMANITAS SI INDIVIDUO’
LA VIA ITALIANA
ALLA MODERNITA’

              Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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