
Il Nuovo Ordine Globale
Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in Economia e Politica.
A cura di Ottavia Scorpati
Accordi segreti, potere delle multinazionali e il ruolo delle potenze emergenti, un’analisi delle dinamiche geopolitiche, economiche e morali che definiscono il futuro della governance mondiale e le sfide etiche per una giustizia globale
Il mondo si trova oggi di fronte a una serie di sfide senza precedenti che attraversano i confini geografici, culturali e politici. La crisi economica globale, la crescente disuguaglianza sociale e il vertiginoso progresso delle tecnologie emergenti hanno messo in luce la fragilità delle strutture politiche ed economiche internazionali. A questo scenario si aggiungono le dinamiche geopolitiche che, purtroppo, sembrano orientate più verso l’interesse nazionale che verso una cooperazione multilaterale che possa affrontare le emergenti minacce globali. In questo contesto, la necessità di un nuovo patto internazionale, che vada oltre la retorica della cooperazione, diventa imprescindibile per garantire una governance globale equa, inclusiva e rispettosa dei diritti umani.
Lungi dal rappresentare un compito utopico, questo nuovo patto internazionale si fonda sull’idea che l’unica via per superare le sfide del XXI secolo è quella di riscoprire e implementare principi di solidarietà, trasparenza e giustizia economica globale. Le potenze mondiali, a fronte della crescente competizione e degli interessi contrapposti, devono superare la logica della divisione e lavorare insieme per una visione comune, che riconosca i diritti e i bisogni degli individui e delle comunità. È in questo quadro che diventa cruciale il ruolo delle politiche pubbliche, della trasparenza nelle decisioni politiche e, soprattutto, dell’empowerment dei cittadini, per garantire che ogni scelta presa a livello globale rispetti il benessere collettivo.
La geopolitica internazionale ha da sempre comportato alleanze strategiche, ma negli ultimi decenni, tale dinamica ha assunto una nuova dimensione, soprattutto in seguito alla fine della Guerra Fredda e all’affermazione di un ordine unipolare dominato dagli Stati Uniti. Tuttavia, oggi il mondo si trova di fronte a una crescente frammentazione, con potenze emergenti come la Cina, la Russia e l’India che sfidano l’egemonia occidentale, mettendo in discussione l’ordine globale stabilito.
In questo scenario, gli accordi segreti tra governi e grandi corporazioni stanno giocando un ruolo sempre più centrale. Il caso delle multinazionali farmaceutiche è particolarmente emblematico. Durante la pandemia di COVID-19, la ricerca di un vaccino ha portato alla luce le complesse reti di potere che legano le grandi aziende del settore farmaceutico ai governi di tutto il mondo. Nonostante la necessità urgente di risposte sanitarie globali, il processo di distribuzione dei vaccini è stato caratterizzato da un’ingente disuguaglianza. Le potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea, hanno negoziato accordi esclusivi con le principali case farmaceutiche per l’approvvigionamento dei vaccini, lasciando paesi a reddito basso e medio, specialmente in Africa e in Asia, in una condizione di grave svantaggio.
Gli accordi segreti, in questo caso, hanno impedito la distribuzione equa di risorse vitali, aggravando ulteriormente le disuguaglianze globali. Ma non si tratta solo di farmaceutiche: l’energia e le risorse naturali sono altrettanto al centro di accordi riservati che influenzano le politiche estere e interne di numerosi paesi. L’accesso a fonti energetiche come il petrolio e il gas è un elemento cruciale in ogni grande conflitto geopolitico. I giochi di potere che si svolgono dietro le quinte, tra grandi aziende energetiche e stati, determinano in larga misura le politiche di sviluppo di intere regioni.
Le risorse energetiche continuano ad essere uno dei settori più influenti della geopolitica internazionale. L’energia è, in molte parti del mondo, non solo una questione di approvvigionamento, ma una vera e propria leva di potere geopolitico. Il controllo delle risorse energetiche, come petrolio, gas e terre rare, è al centro di molte delle decisioni economiche e politiche che influenzano il corso della storia contemporanea. La crescente attenzione al cambiamento climatico, tuttavia, ha spinto alcuni paesi e aziende a cercare soluzioni energetiche alternative, come l’energia rinnovabile, ma la transizione è tutt’altro che uniforme e lineare.
Nel panorama geopolitico attuale, l’Europa ha cercato di ridurre la sua dipendenza energetica dalla Russia, specialmente dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, trovandosi a dover diversificare le proprie fonti di energia. La crescente competizione tra Stati Uniti, Russia, Cina e paesi del Medio Oriente per il controllo delle risorse naturali e l’accesso a nuove rotte energetiche ha alimentato tensioni internazionali e ha portato a una nuova corsa agli armamenti energetici. Tuttavia, questo nuovo ordine geopolitico sta anche portando alla luce la necessità di soluzioni sostenibili, che possano ridurre la dipendenza dalle risorse non rinnovabili, senza compromettere la sicurezza energetica dei paesi coinvolti.
Le multinazionali farmaceutiche, come le aziende tecnologiche, rappresentano due dei settori più potenti nell’economia globale. Tuttavia, la loro influenza non si limita solamente agli aspetti economici, ma si estende anche alla sfera politica e sociale. Durante la pandemia, le politiche sanitarie globali sono state inevitabilmente influenzate dalle scelte delle grandi case farmaceutiche. Le decisioni su chi avesse accesso ai vaccini, e a che prezzo, sono state determinate non solo dalla necessità sanitaria, ma anche dalla logica del mercato e dagli accordi commerciali internazionali.
Questo scenario ha messo in evidenza un dilemma più ampio: come bilanciare gli interessi privati con il bene pubblico? Le grandi aziende farmaceutiche e tecnologiche hanno il potere di definire le politiche sanitarie, di influenzare l’accesso ai farmaci e di determinare la direzione della ricerca scientifica. A fronte di questi sviluppi, le questioni dei diritti umani e dell’accesso equo alle risorse diventano cruciali. In un mondo dove il progresso scientifico è avvertito come un diritto universale, il monopolio delle risorse essenziali da parte di pochi attori globali rischia di allargare ulteriormente il divario tra ricchi e poveri.
Se la pandemia di COVID-19 ha mostrato la vulnerabilità delle società a un’improvvisa crisi sanitaria, ha anche reso evidente quanto sia necessario un nuovo approccio alla governance globale della salute. Le organizzazioni internazionali, come l’OMS, hanno fatto fatica a gestire in modo equo la distribuzione dei vaccini, mentre le aziende farmaceutiche hanno proseguito le proprie strategie commerciali, che non sempre hanno tenuto conto delle necessità dei paesi più vulnerabili. La questione del “diritto alla salute” è oggi uno degli argomenti più discussi nel contesto della giustizia globale. La medicina e la tecnologia, che dovrebbero essere al servizio della collettività, rischiano di diventare strumenti di potere nelle mani di pochi, accrescendo ulteriormente le disuguaglianze già esistenti.
Un nuovo patto internazionale non può prescindere dalla trasparenza e dalla responsabilità. È necessario che i cittadini, in ogni parte del mondo, possiedano gli strumenti per influenzare le decisioni politiche e le scelte economiche che riguardano il loro futuro. L’empowerment del cittadino, inteso come la capacità di partecipare attivamente al processo decisionale, deve essere una priorità in un mondo globalizzato dove le disuguaglianze e le sfide sociali sono in costante aumento.
Le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, la blockchain e la digitalizzazione, possono diventare strumenti potenti per promuovere la trasparenza e l’inclusività. La possibilità di monitorare in tempo reale i flussi finanziari e le decisioni politiche potrebbe contribuire a ridurre la corruzione e le pratiche poco trasparenti. Tuttavia, l’accesso alle informazioni e la partecipazione democratica devono essere garantiti a tutti, altrimenti il rischio è quello di creare una società ancora più diseguale, dove solo chi ha accesso alla tecnologia può realmente partecipare alla vita politica ed economica.
L’urgenza di un nuovo patto internazionale risiede nella necessità di affrontare le sfide economiche, politiche e sociali in modo integrato, trasparente e giusto. Le potenze mondiali devono superare le divisioni geopolitiche e collaborare per garantire una governance che metta al
centro il benessere delle persone, piuttosto che gli interessi di pochi. Solo attraverso una cooperazione genuina, che rispetti i diritti umani e promuova la giustizia economica globale, sarà possibile affrontare le sfide del XXI secolo, dall’emergenza sanitaria alla crisi climatica, garantendo un futuro più equo e sostenibile per le prossime generazioni.