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Il raglio dell’Asino

Il bue che dice cornuto all’asino è un proverbio molto noto in tutta Italia e sta a significare che qualcuno​, privo di argomenti,​ rimprovera ​un altro dei propri difetti. Stando alla leggenda questo proverbio ​sarebbe nato ​nel medio evo da un​a traduzione fatta alla buona dall’arabo ​della cronaca di una causa di fronte ad un Tribunale egiziano tra un certo al Buet e il ​suo ​vicino di casa Hassani che gli insidiava la moglie​, accusato a vanvera di essere  coniugato con una poco di buono che lo tradiva​. Così al Buet divenne il Bue e Hassani fu tradotto in italiano con l’Asino.

Anche in politica questo proverbio ha un vasto campo di applicazione.

Prendete per esempio l’uomo politico che si crede un padreterno senza esserlo. Per ergersi al di sopra degli altri non ha altro espediente dialettico, l’unico che conosce, che cercare di denigrarli con cattiveria mentendo spudoratamente. Così si è comportato Renzi, e non è la prima volta, attribuendo la patente di inaffidabilità al Movimento 5 Stelle a proposito della votazione alla Camera dei Deputati di un emendamento alla legge elettorale, approvato a scrutinio segreto.

​E questo, detto da chi aveva proclamato solennemente che mai sarebbe andato a Palazzo Chigi sena passare prima per le elezioni, o che entro il 20 settembre 2014 sarebbero stati pagati tutti gli arretrati dovuti dallo Stato alle imprese, oppure che avrebbe abbandonato la politica se fosse stato sconfitto al referendum costituzionale del 4 dicembre del 2016, oppure ​che la sua  legge elettorale italicum, imposta a colpi di voti di fiducia e cancellata dalla Corte Costituzionale, ci sarebbe stata copiata dal resto del mondo, oppure che l’Italia sotto la sua guida sarebbe tornata ad essere la prima della classe in Europa, e via di questo passo, è troppo. Ma il nostro al difetto del bue aggiunge anche quello proprio dell’asino, noto per la testardaggine per la voce stridula, per la supponenza di ritenersi aggraziato come un cavallo di razza, nobile nel portamento, veloce e potente.

Se Lucio Apuleio, autore dell’unico romanzo scritto in latino pervenutoci interamente (l’​asino d’oro), potesse tornare in vita dopo due mila anni, certamente arricchirebbe la raccolta delle sue “metamorfosi” ispirandosi a questo somaro capo mandria.

Il libro di Apuleio si snoda intorno alla vicenda del protagonista che a seguito di un errore di esecuzione di un esperimento magico si trasforma in asino e ovviamente disperato da questo risultato passa attraverso una serie di peripezie nel vano tentativo di rientrare  nelle originarie sembianze. Ecco dunque che il bue, con gli occhi iniettati di sangue per i rovesci subiti (nessuna riforma è andata in porto, mentre è cresciuto il debito del Paese), si trasforma in asino e non vede le asinate dei suoi compagni d’armi che si comportano da emeriti ciuchi nel lodarlo e nello spronarlo verso il burrone.

Dunque, per tornare alla legge elettorale, un emendamento giusto, tendente a togliere al partito sud tirolese, nella regione Trentino, un insopportabile privilegio, si è trasformato nel casus belli per addossare ad altri ogni responsabilità dell’arresto della corsa verso una veloce approvazione del testo.

I megafoni del verbo renziano ovviamente non hanno fatto menzione del fatto che il PD e il governo potendo contare su ben 340 deputati di maggioranza erano in grado, volendo, di bocciare l’emendamento (che di per sé non significava il voto definitivo sulla legge). All’atto del voto erano presenti 315 deputati del PD, Lega e Forza Italia. La votazione a scrutinio segreto non è stata richiesta dal M5S che aveva apertamente dichiarato di votare a favore dell’emendamento, ma da un deputato di un partito (chiamiamolo così) di Governo.  Come mai i voti contrari all’emendamento sono stati solo 256? A che partito appartengono i 59 franchi tiratori? Non certo al M5S che è rimasto addirittura sorpreso del voltafaccia delle truppe della maggioranza.

Ma è qui che entra in gioco l’ulteriore trasformazione dell’asino in Pinocchio. Non sono bastati gli inciampi, le giravolte, le bugie, i falsi annunci, le gaffes, le manifestazioni di abuso di potere, l’umiliazione del parlamento, la torsione delle regole, lo stravolgimento della Costituzione. Come se il popolo italiano avesse dimenticato la trama del tradimento dei 100 che hanno impallinato Prodi all’elezione alla presidenza, o la congiura di “Enrico stai sereno” ecco un’altra giravolta.

Dopo il severo monito del mangiafuoco emerito, che gli ha tolto ogni copertura bollandolo come avventurista, lui nega di essere mai stato interessato alle elezioni anticipate e riscoprendo il solito miracolo italiano della consustanzialità del potere con la poltrona, ha rassicurato le sue truppe che la legislatura continuerà fino al 2018.

​​L’Italia è in una condizione disperata ma la sua classe dirigente, in preda ad un obnubilamento generale, canta:   – Allô, allô James! Quelles nouvelles?  # – Tout va très bien madame la marquise, on déplore un tout petit rien…

La legislatura si allunga, gli asini possono continuare a ragliare in allegria lucrando la biada per altri otto mesi, mentre il popolo dovrà continuare a tirare la cinghia.​

Torquato Cardilli