
Il Tempo del Fare nell’Artigianato Familiare del Gruppo Pienzi
Scritto da Agostino Agamben il . Pubblicato in Made in Italy.
a cura Agostino Agamben
Un viaggio riflessivo attraverso la tessitura generazionale, la cura della materia e la tensione dinamica tra tradizione e tecnologia nel distretto produttivo di via dei Laghi Sportivi, tra maestranze che incarnano un sapere vivo e una visione etica del lavoro che si apre al mondo contemporaneo senza rinunciare alla propria radice profonda.
Nel groviglio di vie che si dipanano attorno a via dei Laghi Sportivi a Roma, si definisce un tessuto industriale e artigianale che, nel suo apparente anonimato, si fa spazio come luogo di memoria e di pratica, di sapere trasmesso e trasformazione incessante. In questo contesto, il Gruppo Pienzi Arredamenti si staglia come un esempio di persistenza e continuità, come una linea che attraversa il tempo e che si intreccia con la storia familiare, ma anche con quella più ampia dell’artigianato e del fare italiano. Da oltre sessant’anni, la stessa famiglia accompagna e orienta questo organismo produttivo, che ha saputo evolvere, adattarsi, senza tradire la propria matrice originaria.
L’artigianato, in questa luce, non è mera ripetizione di forme o procedimenti, ma una pratica che intreccia il sapere antico con la sensibilità contemporanea, che si fa custode di una memoria che non è fossilizzata ma che si rinnova, si fa esperienza viva. Il lavoro su misura, il dettaglio, la scelta accurata dei materiali sono, dunque, non solo tratti distintivi di un prodotto, ma espressione di una filosofia del fare che risponde a un’esigenza più profonda: quella di costruire non solo oggetti, ma relazioni, spazi, possibilità di abitare il mondo.
Nel procedere del lavoro artigianale, il legno si trasforma in qualcosa di più di semplice materia prima. Esso conserva in sé la traccia del tempo, della crescita e del cambiamento, e si fa veicolo di un dialogo fra natura e cultura, tra una materia plasmata dall’uomo e l’ineluttabile irruzione del suo divenire immanente. La mano esperta delle maestranze, perciò, non è un semplice mezzo tecnico, ma l’articolazione di una capacità di vedere, di intuire e di tradurre in forma concreta un’idea, una necessità, un desiderio.
La famiglia Pienzi, nel corso delle sue generazioni, non ha semplicemente tramandato un mestiere, ma ha abitato una condizione di trasformazione continua. La dimensione familiare non è qui un dato marginale o accessorio, bensì il fondamento di una forma di vita produttiva che si sviluppa attraverso il legame, la responsabilità e la trasmissione. La terza generazione, che oggi guida il gruppo, incarna questa continuità che non è mera ripetizione, ma una forma di reinvenzione.
Il Gruppo Pienzi non è più soltanto un produttore di mobili; è un nodo che interconnette vari ambiti: dalla falegnameria alla ristrutturazione edilizia, dalla collaborazione con altre aziende alla sperimentazione di nuove tecnologie. Questa rete di relazioni e pratiche espande il campo dell’artigianato, portandolo oltre i confini tradizionali e ponendolo come una forma di sapere ibrido, capace di confrontarsi con la complessità del mondo contemporaneo.
L’attenzione posta all’evoluzione dei macchinari e ai procedimenti moderni di lavorazione del legno testimonia la tensione interna a questo sistema tra tradizione e innovazione. Non si tratta di una semplice dialettica tra antico e nuovo, ma di una sinergia che consente di preservare il valore dell’artigianato in una società che spesso tende a disumanizzare i processi produttivi. L’innovazione, in questo senso, diventa un modo per amplificare e rendere più ricco il patrimonio di saperi, per moltiplicare le possibilità di espressione senza perdere la profondità del fare manuale.
La “mission” del Gruppo Pienzi, centrata sulla soddisfazione del cliente attraverso la realizzazione di mobili “a regola d’arte”, non è soltanto un obiettivo commerciale o estetico. Essa si configura come una promessa etica, come un impegno a rispettare la dignità del lavoro, la qualità del prodotto e la relazione che si instaura tra chi produce e chi usufruisce. In questo patto si intrecciano dimensioni di fiducia, di responsabilità e di cura che riflettono una concezione del lavoro e della produzione come forme di umanizzazione del mondo.
A livello internazionale, il riconoscimento acquisito dal Gruppo Pienzi apre una riflessione sul valore del made in Italy e sul modo in cui le produzioni locali possono dialogare con mercati globali senza perdere la loro specificità. In un mondo che tende spesso all’omologazione, la resistenza e l’affermazione di un’identità artigianale diventa un gesto politico e culturale, una forma di resistenza che si esprime attraverso la qualità, la cura e la precisione del fare.
Il distretto produttivo intorno a via dei Laghi Sportivi rappresenta così non solo un luogo fisico, ma uno spazio simbolico di intersezione tra passato e presente, tra il sapere delle mani e le tecnologie digitali, tra la dimensione familiare e la globalizzazione. Esso manifesta la potenza di una forma di vita produttiva che si regge su equilibri sottili e che si nutre di una tensione continua tra permanenza e mutamento.
In questo spazio, la scelta dei materiali non è una semplice questione tecnica, ma un atto di attenzione e di rispetto verso il mondo naturale, verso le storie racchiuse nelle venature del legno, verso la complessità dei processi biologici che generano la materia prima. La sostenibilità non è un’idea astratta o un requisito formale, ma si radica nel modo stesso in cui si pensa e si realizza il prodotto, nel rapporto che si stabilisce con la materia e con l’ambiente.
Le maestranze, in questo senso, sono custodi di una sapienza incarnata, di un sapere che passa attraverso il corpo e la memoria. Esse sono l’anima del processo produttivo, il fulcro in cui si condensano esperienza, tecnica, intuizione e creatività. Ogni mobile che esce dalle loro mani è testimonianza di questo intreccio complesso e irriducibile, di un fare che non si esaurisce nel prodotto finito ma si prolunga nella relazione tra uomo, materia e mondo.
L’articolazione tra le diverse aziende del gruppo – F.G. Arredamenti, Gruppo Pienzi, Fa. Ro. Building – testimonia una capacità di modulare il lavoro e di integrarsi in una rete che supera i confini dell’impresa singola, aprendosi alla collaborazione e alla contaminazione. Questo modello di organizzazione del lavoro rivela una visione aperta e dinamica, in cui la complementarità diventa strumento di crescita e innovazione.
L’orizzonte in cui si muove il Gruppo Pienzi è, quindi, quello di un’artigianalità che non si chiude nel proprio isolamento, ma si proietta verso l’altro, verso una relazione che si fa produzione condivisa e cooperazione. In questo senso, il lavoro artigianale si presenta come una forma di resistenza all’alienazione, come un modo per recuperare la centralità del soggetto nella produzione, per rimettere al centro la dignità del lavoro.
Non si può pensare l’artigianato senza riconoscere questa dimensione etica e politica che lo attraversa. Esso non è una semplice categoria economica, ma una pratica che si radica in un modo di essere nel mondo, in una filosofia del fare che implica cura, responsabilità e attenzione. La continuità della famiglia Pienzi nella conduzione dell’azienda diventa così un segno tangibile di questa condizione: un’eredità che non si limita a trasmettere un mestiere, ma che configura un progetto di vita.
Nel contesto più ampio del tessuto produttivo romano, questa esperienza si pone come un punto di riferimento, un esempio di come il passato possa vivere nel presente senza divenire nostalgia, ma trasformandosi in fonte di nuova energia e creatività. Il lavoro artigianale diventa così luogo di una temporalità distinta, in cui il tempo si dilata e si intreccia con la durata, con la pazienza e la dedizione che esso richiede.
La dimensione tecnologica, infine, non è da intendere come antagonista rispetto all’artigianato, ma come parte integrante di un processo in cui l’uomo si fa artefice consapevole e critico della trasformazione del mondo. La macchina non sostituisce la mano, ma la potenzia, la accompagna e la rende capace di nuovi orizzonti. In questo senso, il Gruppo Pienzi rappresenta un modello di integrazione feconda tra sapere manuale e innovazione tecnica.
Così, nel fluire di queste dinamiche, si apre uno spazio di riflessione sul senso stesso del lavoro, sul modo in cui esso può diventare un’esperienza di senso e di valore, e non solo un mezzo per un fine economico. La soddisfazione del cliente, intesa come realizzazione di un mobile “a regola d’arte”, assume una dimensione più profonda, quella di una promessa di qualità, di cura e di rispetto che si proietta oltre la materia stessa.
Il Gruppo Pienzi si configura, quindi, come un nodo significativo in un intreccio più ampio di relazioni, saperi e pratiche, che interroga la nostra epoca e ci invita a ripensare la natura del fare e del produrre. In esso si riflette una tensione permanente tra permanenza e cambiamento, tra tradizione e innovazione, tra individualità e collettività, che costituisce il cuore pulsante di ogni esperienza autentica di artigianato.
L’insieme di queste condizioni rende evidente come, dietro la produzione di un mobile, si celino molteplici livelli di realtà e di significato, che si estendono ben oltre il semplice oggetto. Si tratta di un processo che coinvolge storie di vita, patrimoni di conoscenze, relazioni di fiducia e una visione del mondo che si esprime attraverso la materialità stessa delle cose.
Questo intreccio sottolinea anche l’importanza di un’articolazione fluida tra il locale e il globale, tra l’identità e l’apertura, tra il radicamento e il movimento. Il Gruppo Pienzi, con la sua esperienza plurigenerazionale, rappresenta così una figura paradigmatica di questa complessità, offrendo un esempio di come sia possibile mantenere viva la memoria del fare e, al contempo, abbracciare le sfide di un presente in continuo mutamento.
In questo contesto, la nozione di “a regola d’arte” assume una valenza che va oltre la semplice competenza tecnica, configurandosi come un modo di intendere il lavoro che implica un impegno verso l’eccellenza, la responsabilità e l’etica. È una modalità di produzione che riconosce il valore intrinseco del lavoro umano e la sua capacità di trasformare la materia in qualcosa che ha senso, bellezza e funzione.
Il lavoro svolto dalle maestranze si configura quindi come un atto di cura, di attenzione e di rispetto verso la materia, ma anche verso chi abiterà quegli spazi e userà quegli oggetti. Questa dimensione relazionale, spesso invisibile, è ciò che conferisce al mobile una dignità particolare, che lo rende parte di un ambiente di vita e di esperienze umane.
Il percorso del Gruppo Pienzi, che si dipana attraverso decenni e generazioni, testimonia una forma di sapere che si costruisce nel fare e si trasmette attraverso le mani, ma che al contempo si apre al futuro grazie a una continua tensione verso l’innovazione e la collaborazione. Questa dialettica tra continuità e trasformazione è forse la cifra più significativa di un artigianato che non vuole essere solo un residuo del passato, ma una risposta vitale e creativa al presente.