
In dialogo con il Principe Gharios di Ghassan:
la nobiltà viva tra storia, spiritualità e impegno per l’umanità
Scritto da Alessio Tommasi Baldi il . Pubblicato in Araldica, Cavalieri, Nobili e Templari.
Con questa intervista confidiamo di inaugure un ciclo di conversazioni con i membri più rappresentativi dell’Unione della Nobiltà dell’Impero Romano e della Ecumene Ortodossa. Figure che non incarnano soltanto titoli e genealogie, ma anche un senso profondo di servizio, tradizione e responsabilità in un mondo che guarda sempre più al futuro, ma in cui è fondamentale riscoprire le radici profonde che hanno formato l’Europa e gli stretti legami tra Oriente ed Occidente.
Un invito, dunque, a conoscere una nobiltà che non è solo titoli e genealogie, ma impegno, memoria e visione.
La nostra prima tappa ci porta nel cuore della dinastia ghassanide, con Sua Altezza Reale il Principe Gharios El Chemor di Ghassan Al Nu’Man VIII, discendente dell’unica Casa Reale araba cristiana. Il Principe Gharios non è solo simbolo di una nobiltà storica, ma anche attivo protagonista contemporaneo in ambito diplomatico, culturale e umanitario.
Attraverso questo dialogo, ci addentreremo nella storia millenaria della stirpe ghassanide, esplorando il ruolo dell’identità cristiana orientale e l’eredità dell’Impero Romano nelle strutture nobiliari dell’Ecumene Ortodossa. Un’occasione preziosa per riflettere su come la nobiltà tradizionale possa ancora offrire valori e visioni capaci di ispirare il mondo di oggi.

Intervista di Alessio Tommasi Baldi concessa a inizio di Luglio 2025
È con grande piacere che diamo il benvenuto a Sua Altezza Imperiale e Reale il Principe Gharios El Chemor di Ghassan. In questa breve conversazione, avremo l’opportunità di conoscere meglio la sua visione, il suo impegno per il dialogo interreligioso e il significato attuale della sua eredità storica.
Anzitutto grazie per aver accettato questa intervista.
Altezza, ci può raccontare l’origine e l’ascesa del popolo ghassanide? E quale fu il ruolo dei Ghassanidi come “difensori della Terra Santa” e alleati dell’Impero Romano d’Oriente?
I Ghassanidi erano un popolo arabo cristiano preislamico che migrò dallo Yemen al Levante all’inizio del III secolo d.C. a causa del crollo della diga di Marib. Insediandosi nella regione dell’Hauran, l’odierna Siria meridionale e la Giordania settentrionale, si affermarono come un formidabile regno arabo e il più importante “simmaco”, o alleato militare, dell’Impero Romano d’Oriente.
La nostra dinastia era profondamente radicata nella fede cristiana monofisita e svolse un ruolo strategico geopolitico e spirituale. Eravamo conosciuti come i primi difensori della Terra Santa perché proteggevamo i confini orientali della cristianità dalle incursioni delle tribù arabe pagane e dell’Impero persiano. Come Foederati di Costantinopoli, fungemmo sia da baluardo militare che da ponte culturale e religioso tra Roma e il mondo arabo, contribuendo a diffondere il cristianesimo nella regione molto prima dell’ascesa dell’Islam.
Quali furono le cause, diciamo così, secondarie, che portarono al declino del regno ghassanide con l’espansione dell’Islam nel VII secolo?
Sebbene la rapida espansione militare dell’Islam nel VII secolo fu la causa principale della caduta del primo Stato ghassanide (dato che in seguito ne governammo diversi altri), diversi fattori secondari contribuirono. In primo luogo, le tensioni teologiche con l’Impero Romano d’Oriente – soprattutto per le divergenze cristologiche – portarono all’emarginazione politica e alla riduzione del supporto militare. In secondo luogo, le divisioni interne alle comunità arabe cristiane e una presenza romana già indebolita nel Levante crearono vulnerabilità. Infine, il rifiuto dei ghassanidi di convertirsi all’Islam o di sottomettersi ai nuovi governanti arabi portò al nostro esodo politico, ma non alla cancellazione della nostra identità.

La vostra famiglia ha mantenuto la sua identità per oltre 1.500 anni, quindi ben oltre la caduta di Costantinopoli. Qual è stato il ruolo dei Ghassanidi in Libano durante il periodo ottomano?
Dopo la conquista islamica, molti membri della famiglia reale Ghassanide cercarono rifugio sul Monte Libano, dove potemmo mantenere la nostra fede cristiana, i nostri titoli e la nostra identità culturale grazie alla relativa autonomia della struttura feudale locale. Durante il periodo ottomano, ci integrammo nella nobiltà cristiana della regione, spesso ricoprendo il ruolo di emiri, sceicchi e patroni religiosi locali. Preservammo la nostra eredità con discrezione, attraverso tradizioni orali, alleanze matrimoniali e ruoli ecclesiastici, mantenendo una fiera discendenza dal nostro ultimo sovrano regnante, Re Jabla VI. Anche dopo la deposizione continuammo a essere riconosciuti come sceicchi reali dagli Ottomani e successivamente dalla Repubblica Libanese fino ai giorni nostri. I titoli sono sempre stati presenti sui passaporti libanesi ufficiali dei membri della famiglia rimasti in Libano. Nel 2017 siamo stati ricevuti ufficialmente dal presidente e nel 2019 siamo stati riconosciuti con decreto presidenziale.
Cosa accadde alla famiglia reale ghassanide durante e dopo l’esilio e come ha mantenuto i suoi legami con le terre d’origine?
L’esilio non è stato solo geografico, ma esistenziale. La famiglia reale dei Ghassanidi è diventata una famiglia reale senza stato, senza terre né corona, ma sempre aggrappata alla memoria e all’identità. Abbiamo mantenuto il nostro legame attraverso le chiese maronita e melchita, la documentazione d’archivio e le tradizioni familiari. Anche se dispersi in diverse regioni – Libano, Siria, Giordania e, in seguito, nel Nuovo Mondo – abbiamo continuato a riconoscere la nostra patria ancestrale e la nostra missione spirituale. Nell’era moderna, i rinnovati sforzi nella diffusione della documentazione storica e nel riconoscimento internazionale ci hanno permesso di rivendicare il nostro posto come autorità storica e morale.
Quali sfide ha affrontato nel far riconoscere l’identità e la legittimità della Casa Reale Ghassanide nel mondo contemporaneo?
Ricostruire la nostra legittimità storica non è un compito facile. Bisogna destreggiarsi tra scetticismo, disinformazione e indifferenza politica. Abbiamo superato queste sfide producendo documentazione genealogica verificabile, ottenendo il riconoscimento formale da parte della Repubblica Libanese (Decreto Presidenziale 5800/2019) e ottenendo lo Status Consultivo Speciale presso l’ECOSOC delle Nazioni Unite dal 2016, il livello più alto concesso alle ONG. La legittimità, per noi, non significa rivendicare il potere politico, ma far rivivere un’eredità morale e umanitaria. Mio cugino e predecessore morì prematuramente nel 1971, prima ancora che io nascessi. All’epoca, i suoi figli non continuarono il suo lavoro come capo della Casa Reale. In accordo con la famiglia, secondo le nostre leggi dinastiche, ho preso il comando nel 2008 e ho dovuto recuperare una pausa di 37 anni e la mancanza di documenti e fonti in lingue diverse dall’arabo. Ci troviamo ancora di fronte all’ignoranza di persone disinformate, ma abbiamo fatto notevoli progressi essendo una delle famiglie reali deposte che oggi ha il maggiore riconoscimento legale al mondo.
Come riesce a conciliare il suo ruolo dinastico con la vita moderna, tra spiritualità, cultura e diplomazia?
Non vedo contraddizioni, piuttosto sinergie. Come sovrano in esilio, il mio dovere non è governare, ma servire. Del resto il servizio al suo popolo è il primo dovere di ogni sovrano sul trono. Il mio ruolo dinastico si fonda sulla responsabilità spirituale, sulla continuità culturale e sulla diplomazia umanitaria. Opero nel mondo moderno come ponte tra Oriente e Occidente, tra le fedi e tra tradizione e innovazione. Che sia attraverso il diritto internazionale, il dialogo interreligioso o l’impegno umanitario, cerco di portare un ethos millenario sulla scena globale contemporanea.
Qual è il Suo rapporto personale con la fede cristiana e con il patrimonio culturale arabo-cristiano?
Il mio rapporto con la fede cristiana è al tempo stesso profondamente personale e di eredità ancestrale. Pur essendo di rito cattolico latino sin dalla nascita, sono stato cresciuto con un profondo rispetto per gli insegnamenti di Cristo e le tradizioni della Chiesa primitiva, in particolare verso i riti cristiani orientali. Credo fermamente che “ama il prossimo tuo” sia il motto della mia vita. Come cristiano arabo da parte di padre e con una ricca tradizione europea (britannica, francese, italiana, ebraica sefardita, iberica e scandinava) da parte di madre, incarno una duplice eredità – semitica ed ellenistica – che parla di resilienza, coesistenza e saggezza. Credo che la sopravvivenza del cristianesimo arabo non sia solo vitale per la pace e la ricchezza nella diversità della regione, ma essenziale per preservare un legame vivo con le radici della fede cristiana stessa. Tuttavia, la mia difesa di tutti i cristiani in Medio Oriente è principalmente umanitaria.
Parliamo degli ordini dinastici ghassanidi: quali sono, e quale funzione hanno oggi?
Gli Ordini Dinastici Ghassanidi sono istituzioni cavalleresche che perpetuano la nobile tradizione di servizio, onore e leadership morale. Tra questi, l’Ordine Equestre di Michele Arcangelo, un ordine operativo, è concesso a individui che dimostrano un servizio straordinario in campo umanitario, interreligioso o culturale. È responsabile di progetti umanitari in tutto il mondo. Questi ordini, seppure parte del “sistema premiale” della Casa Reale, non sono meramente simbolici: sono strumenti di diplomazia “soft” e riconoscimento morale in un mondo frammentato. Costruiscono ponti laddove i governi spesso falliscono.
Quali sono i progetti e le priorità future per la Casa Imperiale Ghassanide?
Le nostre priorità immediate sono triplici: in primo luogo, ampliare i nostri sforzi umanitari, in particolare a sostegno dei cristiani perseguitati e delle minoranze vulnerabili in Medio Oriente. In secondo luogo, sviluppare iniziative di diplomazia culturale che promuovano il dialogo interreligioso, l’istruzione e la conservazione del patrimonio culturale. In terzo luogo, completare l’istituzione del nostro quadro di riferimento per le organizzazioni intergovernative (IGO) al fine di amplificare la nostra attività di advocacy globale. Stiamo inoltre preparando produzioni culturali – libri, film e documentari – per preservare e condividere la nostra eredità con il mondo. All’interno di questi libri, promuoviamo i nostri concetti che crediamo utili per migliorare il nostro tempo su tutti i fronti. Libri come “La Prospettiva Sovrana” e “Il Quinto Principio” mostrano una forma olistica di governance responsabile, tipica di Unity. Il nostro nuovo modello educativo, “Logos One”, vuole cambiare il modo in cui gli studenti apprendono. Insomma, stiamo facendo la nostra parte, e ci impegnamo con tutte le nostre forze, per un mondo migliore.
In che modo promuovete il dialogo tra religioni e culture, e che ruolo può avere la dinastia nella diplomazia non governativa o culturale?

In un mondo afflitto da divisioni, polarizzazioni e crisi d’identità, dinastie antiche come la nostra offrono una bussola: memoria storica coniugata ad una missione spirituale. Rappresentiamo continuità, radicamento e valori che trascendono le ideologie transitorie. Portare avanti questa eredità è sia un privilegio che un onere: richiede umiltà, responsabilità e visione. Attraverso la diplomazia culturale, i forum interreligiosi e le partnership con la società civile, promuoviamo un mondo in cui la differenza è fonte di dialogo, non di conflitto. La nostra dinastia non ha un esercito, ma ha autorità morale, e in molti casi, questa è un’arma più potente degli eserciti e decisamente più efficace nella costruzione della pace e della pacifica convivenza.
Quali attività filantropiche e culturali porta avanti la Casa Ghassanide e in che modo la vostra missione può contribuire alla tutela dei cristiani del Medio Oriente?
Dal 2014, abbiamo supportato oltre 10.000 persone attraverso programmi alimentari, distribuzione di latte in polvere per i bambini, materiale didattico, borse di studio e kit professionali. Iniziative come One Voice for Christians, Sons of Abraham e Alliance for Peace hanno portato aiuto, sensibilizzazione e sostegno ai cristiani perseguitati e ad altre minoranze. Produciamo anche documentari, come “The Christian Kings of the Middle East” e “The Royal Legacy”, per far conoscere al mondo la nostra storia e le sfide attuali. La nostra missione è essere sia uno scudo che una torcia: difendere chi è nel bisogno e illuminare percorsi di speranza, dignità e convivenza.
Ringraziamo di cuore Sua Altezza Imperiale il Principe Gharios El Chemor di Ghassan per aver condiviso con noi la ricchezza di una tradizione ultramillenaria e la visione di una dinastia che, pur non avendo oggi un potere politico, continua a operare per la pace, la cultura e il dialogo. Un esempio vivente di come il passato possa ispirare il presente e guidare verso un futuro di maggiore comprensione tra i popoli.
Grazie, Altezza, e i migliori auguri per le vostre iniziative.
Sito web ufficiale della Casa Reale di Ghassan
Sito web Ufficiale dell’Ordine di San Michele Arcangelo in Italia
