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Informazione & Potere

Bufale pubbliche e privilegi di stato

L’informazione è stata per secoli uno strumento interamente e saldamente controllato dal potere politico attraverso i mezzi classici di diffusione (editti, bolle, ordinanze, carta stampata sovvenzionata, radio e televisione pubbliche ma di fatto strumento di dominio della politica, radio e televisioni private che rispondevano unicamente agli interessi dell’editore). Veniva diffuso ciò che il potere voleva fosse conosciuto dal popolo, a prescindere sulla sua verità sostanziale e veniva invece nascosto ciò che il popolo non doveva sapere.

Con l’estensione sempre più capillare della rete informatica, in cui agiscono direttamente, senza mediazioni e senza filtri, centinaia di milioni di persone, il potere si è scoperto nudo, disarmato, messo alla berlina, svergognato e sistematicamente pizzicato con il sorcio in bocca negli affari più loschi e contrari agli interessi del popolo.

Per questo reagisce in modo scomposto e sempre più violento, ben al di là dei conati legislativi di bavaglio alla libera informazione messi in atto da tangentopoli in poi, per evitare la pubblicazione delle intercettazioni che erano la prova delle malefatte dei potenti. Ma un conto è esercitare il controllo su ogni forma di espressione su supporto materiale (giornali, tv, cinema, libri ecc.) altra cosa è controllare gli strumenti immateriali come il web.

Per limitare la velocità e la quantità delle informazioni che oggi circolano sulla rete, per mettere la museruola al web stanno ipotizzando, in un disegno globale, l’istituzione di un’authority suprema di controllo che abbia il potere di comprimere la libertà con la censura. I media corporativi sono i principali campioni della censura non solo in Italia. Il New York Times, finanziato dai più ricchi paperoni di Wall Street, nelle ultime settimane è stato coinvolto nella fabbrica delle “notizie false” promossa dall’apparato del morente governo Obama allo scopo di colpire chiunque abbia espresso una  forma di dissidenza verso la politica dell’establishment. E’ arrivato a parlare di post-verità, rispolverando un termine usato nel 1992 all’epoca dello scandalo Iran-Contras e poi della Guerra del Golfo Persico, in cui fu imposta la logica emotiva e moralista di finto patriottismo al di sopra dei fatti “obiettivi”.

In modo non dissimile in Italia viene fatta passare per “bufala” ogni notizia che circoli in rete e che sveli le magagne del potere. Si sono inventata la necessità di reprimere le cosiddette notizie false private, come se il potere politico e i suoi organi istituzionali non fossero i primi fabbricatori di “bufale”, cercando di nascondere che viviamo in un paese permanentemente affogato in una bolla di megabugie di Stato come il disastro di Ustica con il suo carico di morti, o la parentela di Ruby con Mubarak con il carico di ridicolo che avrebbe dovuto fare arrossire un intero parlamento, o la ripetuta affermazione della saldezza del nostro sistema bancario con le centinaia di migliaia di risparmiatori truffati.

La notizia falsa pubblicata da un singolo cittadino può essere facilmente smentita e ci sono tutti gli strumenti giuridici per contrastarla e per difendersene, senza invocare strutture di repressione della verità; viceversa per contrastare la propalazione di notizie false, di vere e proprie menzogne che hanno riflessi negativi sulla popolazione (crescita, disoccupazione, debito, complicità della cosiddetta vigilanza di controllo) diffuse dagli organi ufficiali supportati da una stampa appiattita, il cittadino non ha difesa se non quella della rete che riesce a scovare ciò che il potere vuole resti nascosto.

Gli Stati si esercitano nella menzogna in tempi di pace e in tempi di guerra con una propaganda ingannatrice volta a nascondere gravi responsabilità o ad esaltare fatti inesistenti: valga per tutti l’esempio della reclamizzata presenza di armi di distruzione di massa in Iraq per giustificare una guerra criminale, o la presenza di al-Qaida in Afghanistan per gettare in quella fornace di morte migliaia di miliardi al solo scopo di finanziare la lobby degli armamenti, o la guerra contro Gheddafi che con metodi brutali impediva l’emigrazione dall’Africa nera, ritenuto non più funzionale agli interessi anglo-francesi.

Il popolo ha capito che il metodo migliore per combattere le bufale di Stato è quello di diffondere ogni notizia che riguarda il potere senza mai occultare fatti e misfatti che hanno a che fare direttamente o indirettamente con l’arricchimento di pochi a danno di molti. L’opinione pubblica vorrebbe avere una parola chiara su quanto siano costati al contribuente i ritardi nella soluzione dei gravi problemi del paese dalle grandi opere al Tav, dall’Ilva all’Alitalia, quanto danno abbiano causato le connivenze fraudolente della vigilanza con il sistema bancario marcio, il lassismo verso la corruzione, la tolleranza verso l’evasione fiscale, la protezione di privilegi anacronistici di una politica indegna.

Per la prima volta la rete ha squarciato il velo di segretezza su quanto costi ai contribuenti il mantenimento di una classe di parassiti che lavora si e no due giorni alla settimana e che solo dopo 3 anni e 6 mesi di legislatura matura il diritto alla pensione a vita. Si tratta di un costo di ben 2.215 euro al minuto solo per la Camera dei Deputati; come dire che nel tempo di lettura di queste poche righe il contribuente si sarà fatto carico di sostenere una spesa di oltre 15.000 euro. E per cosa? Non si tratta solo del lauto stipendio aggirantesi tutto compreso sui 19.000 euro al mese, ma di una montagna di spese accessorie sanitarie (in un anno 10 milioni 117 mila euro) non solo per i 630 deputati, ma anche per i loro 1.109 familiari, conviventi more uxorio, secondo la decisione dell’ex presidente Casini che, come noto, conviveva con la figlia di un potente costruttore ed editore.

Si tratta di costi per cure le cui prestazioni sarebbero gratis o al più pari al ticket del servizio sanitario nazionale e che invece gravano su un’assistenza privata finanziata dal bilancio di Monte Citorio, come i 3 milioni e 92 mila euro di spesa per cure odontoiatriche eseguite non in ospedali o strutture convenzionate, ma in cliniche private.

Spulciandone le voci è difficile reprimere un moto di sdegno: 976 mila euro di fisioterapia, 698 mila euro per viste varie, 488 mila euro per occhiali, 257 mila euro per psicoterapia, 28 mila euro per vene varicose, 3 mila euro per visite omeopatiche. C’è poi tutto un capitolo di spese per pseudo cure  che destano sorpresa, quando non disgusto, il cui ammontare non viene rivelato dai questori della Camera come se si trattasse di un segreto di stato (balneoterapia, shiatsu terapia, massaggi sportivi, elettroscultura, chirurgia plastica). Eppure questi professionisti del privilegio godono di abbonamenti stampa, francobolli, cellulare senza limiti, di tessera per cinema, teatri, stadio, metropolitana, bus, autostrada, ferrovia, aereo gratis, ristorante, parrucchiere, mutui agevolati, sconti sullo shopping, ecc.

Ci si domanda ancora perché in un paese economicamente devastato e depredato il M5S riscuota tanto successo?

Torquato Cardilli

The Italian ambassador to Saudi Arabia, Torquato Cardilli converts to Islam