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ius sola

Ius Sola

Ius Sola: quando il diritto del suolo si trasforma in una “fregatura” per la coesione nazionale ma anche per chi si vuole realmente integrare.

Non è il suolo, non è l’aver compiuto un ciclo scolastico, a generare appartenenza.

Il dibattito sullo ius soli – riesploso in Italia in parallelo alle dichiarazioni di Donald Trump negli Stati Uniti e alle ultime “esternazioni” del ministro Tajani – mette nuovamente alla prova la nostra capacità di distinguere tra ciò che è falsamente buono e ciò che è opportuno.

Dietro la patina umanitaria dello ius soli si nasconde infatti un’operazione ideologica e, al tempo stesso, demografica (perché il problema c’è, è inutile negarlo): un tentativo di ridefinire la cittadinanza come mero dato anagrafico, culturale e non come scelta di appartenenza.

Cittadinanza: diritto o conquista?

Come ha più volte sottolineato Giovanni Santori, economista e analista identitario, “la cittadinanza è un patto tra individuo e civiltà, non tra individuo e territorio.”

Ne consegue che non può essere automatica, né concessa per il semplice fatto di essere nati entro un confine geografico. Questo principio – sebbene apparentemente logico – viene oggi messo in discussione da chi confonde l’integrazione con l’inclusione forzata, o peggio, con la regolarizzazione etnica.

Se guardiamo agli Stati Uniti, il paradigma si complica ulteriormente.

Quello che era un modello di integrazione per merito e fedeltà ai valori costituzionali è oggi minacciato da enclave etniche, ideologiche e religiose che vivono sul suolo americano senza alcun sentimento di appartenenza.

Non solo: in molte aree urbane si assiste a manifestazioni violente, in cui sventolano bandiere straniere, si inneggia a cause ostili agli USA e si bruciano i simboli nazionali. Tutto questo non da parte di clandestini, ma di cittadini americani a tutti gli effetti, spesso acquisiti tramite automatismi giuridici come lo jus soli.

La realtà è che la cittadinanza data in assenza di assimilazione culturale diventa un’arma contro la Nazione. Si moltiplicano le gang etniche, le reti criminali che sfruttano le falle nel sistema migratorio e scolastico, e un’illegalità diffusa che ha trasformato ampie zone degli USA in teatri di degrado, violenza e narcotraffico.

ius solaLo vediamo a Los Angeles, Chicago, Philadelphia, San Francisco: quartieri dove la bandiera americana è disprezzata, la lingua inglese ignorata, le regole civiche rifiutate, e in cui cresce una nuova generazione che non si sente americana e non vuole esserlo, ma intanto ne sfrutta i diritti.

Inoltre, l’applicazione dello jus soli ha generato distorsioni tali da spingere proprio Trump a proporne la cancellazione per decreto esecutivo: migliaia di donne incinte attraversano la frontiera o viaggiano con visto turistico al solo scopo di partorire su suolo americano, generando i cosiddetti anchor babies – bambini-ancora, usati per ottenere documenti, benefici e diritto di residenza (fonte: Center for Immigration Studies, 2023).

Tutto questo dimostra che la cittadinanza, senza il filtro dell’appartenenza autentica, può generare nemici interni. E rende ancora più urgente, anche in Europa, un ripensamento profondo: la cittadinanza non è un diritto, ma una conquista.

E quando la si regala, non costruisce unità, ma mina le fondamenta della coesione nazionale.

 

antonio tajaniLo ius scholae di Tajani: la finta integrazione scolastica

In un contesto già pericolosamente fragile sul piano identitario, la proposta di Antonio Tajani – ribattezzata ius scholae – aggiunge un ulteriore elemento di confusione e di rischio. Si tratta dell’idea secondo cui la frequenza di un ciclo scolastico in Italia, per almeno dieci anni, sarebbe sufficiente a concedere la cittadinanza a minori stranieri. Una proposta presentata come “moderata”, “equilibrata”, “di buon senso”. In realtà, è una pericolosa fesseria, tanto più insidiosa perché mascherata da razionalità (tutta da dimostrare) e presunta moderazione che nasconde semplice calcolo politico.

Il presupposto da cui parte è falso e comunque non dimostrato: l’idea che frequentare una scuola italiana implichi automaticamente integrazione e senso di appartenenza.

Ma i dati – e la realtà vissuta – raccontano altro: moltissimi studenti stranieri completano gli studi in Italia senza mai abbracciare la nostra lingua in modo pieno, senza conoscere o amare la nostra storia, e senza alcuna intenzione di sentirsi italiani. Avviene in Italia come in tutti gli altri Paesi europei ed occidentali. 

Anzi, in molti casi le scuole diventano luoghi di radicalizzazione culturale silenziosa, dove il multiculturalismo pedagogico evita accuratamente di trasmettere i valori occidentali per paura di “offendere” sensibilità altrui. Il risultato? Studenti formalmente educati ma culturalmente alieni, pronti a impugnare i diritti acquisiti contro lo Stato che li ha accolti. E una volta ottenuta la cittadinanza, nessuna legge permetterà più di revocarla, anche in caso di comportamenti ostili o criminali.

Lo ius scholae, lungi dal creare coesione, istituzionalizza l’illusione dell’integrazione scolastica come surrogato dell’identità. E rischia di fare più danni dello ius soli, proprio perché più subdolo e apparentemente ragionevole. Ma il punto resta lo stesso: la cittadinanza non si insegna in aula. Si costruisce nella fedeltà, nell’adesione ai valori e nella prova dei fatti.

L’esperienza europea: cittadinanza senza appartenenza

In Europa, dove alcuni paesi (Francia, Belgio, Svezia) hanno da tempo introdotto versioni ibride dello jus soli, i risultati sono fallimentari. Le cosiddette “seconde generazioni” sono spesso più radicalizzate delle prime, come dimostrato da numerose inchieste post-attentati (fonte: Rapporto Europol TE-SAT 2022).

A essere assente non è il documento d’identità, ma l’identità stessa: ragazzi nati in Europa che non parlano la lingua del Paese ospitante, non ne condividono i valori, e spesso provano disprezzo verso la cultura occidentale che li ha accolti. Non cittadini, ma stranieri con passaporto europeo.

A questo si aggiungono i gravissimi problemi di sicurezza e coesione interna che ormai da anni affliggono gran parte d’Europa. In Francia, Belgio, Germania, Svezia e Regno Unito, interi quartieri sono fuori dal controllo statale, teatro di scontri etnici, attentati, degrado urbano e criminalità organizzata. In molte aree a maggioranza islamica si assiste a forme di autogestione parallela, con norme non scritte che rifiutano apertamente i principi occidentali. La stessa Francia ha ammesso il rischio di “secessione culturale” (Rapporto Obin, 2021), e sempre più spesso l’appartenenza religiosa o clanica prevale sull’identità nazionale, fino a sfidarla apertamente.

Un modello occidentale autentico: selettivo, non automatico

Una vera cittadinanza occidentale deve essere meritata, non ricevuta per inerzia geografica. Serve una svolta culturale che includa:

Misura Motivazione
Esame di cittadinanza serio Conoscenza di lingua, storia, valori costituzionali, come negli USA.
Ciclo scolastico completo in lingua nazionale Non bastano pochi anni: è l’intero ciclo formativo a costruire la mentalità.
Giuramento di lealtà attivo Non simbolico, ma vincolante: fedeltà alla Costituzione, ai valori dell’Occidente e al popolo che li incarna.
Revoca per disprezzo dei valori fondanti La cittadinanza non è eterna se tradita: ne è prova la legge svizzera che la revoca per terrorismo o tradimento.

Lo ius soli è funzionale a interessi politici, non al bene comune

Promuovere lo ius soli oggi serve principalmente a:

  1. Compensare il calo demografico con cittadini “artificiali”, pronti per un mercato del lavoro a basso costo;

  2. Ottenere consenso elettorale da fasce fragili e facilmente manipolabili;

  3. Indebolire il concetto di Nazione, favorendo una società liquida, disgregata, frammentata.

Come scrive Santori nel suo saggio “L’ingegneria della cittadinanza” (Ed. Occidens, 2020):

“La cittadinanza regalata non produce patrioti, ma consumatori. Non costruisce comunità, ma mercati.”

 

Una cittadinanza inflazionata danneggia proprio chi merita davvero

C’è una conseguenza inevitabile, troppo spesso ignorata dai fautori dello ius soli o dello ius scholae: quando la cittadinanza viene concessa a chiunque – senza filtri, senza selezione, senza verifica della reale appartenenza – a rimetterci saranno proprio quelli che la cittadinanza l’hanno meritata davvero. Gli stranieri onesti, leali, integrati nei fatti e nei valori, verranno messi nello stesso calderone di chi la cittadinanza l’ha ricevuta solo per un automatismo burocratico o per furberia normativa.

Il giorno in cui sorgeranno – come è plausibile – tensioni sociali, crisi economiche, o peggioramenti del contesto geopolitico, l’opinione pubblica e la società nel suo complesso non faranno più distinzioni. Perché sarà diventato impossibile distinguere tra chi è “italiano per scelta e per valori” e chi lo è solo per un timbro su un documento. L’inflazione della cittadinanza porterà a diffidenza generalizzata, reazioni emotive, esclusione indiscriminata.

In altre parole: concederla a troppi equivale a toglierne il valore a tutti. È l’effetto perverso della falsa inclusività: finire per escludere proprio i migliori, quelli che sarebbero stati alleati naturali della Nazione, e che invece si troveranno schiacciati dentro un pregiudizio collettivo. Un pregiudizio che non è razzismo, ma difesa di sopravvivenza di una comunità che si è sentita tradita da chi ha concesso senza criterio.

 


Conclusione

L’Occidente non ha bisogno di scorciatoie, ma di fedeltà. Di comunità coese, non di collettività casuali.

Lo ius soli è una trappola semantica, un falso mito: non crea appartenenza, non produce integrazione, non costruisce civiltà.

Occorre un ritorno a una cittadinanza scelta, consapevole e responsabile.

Solo chi sceglie di essere parte della nostra civiltà – sentendo proprie regole, valori e storia – ha il diritto di esserne cittadino. Non si tratta di negare niente a nessuno, ma di dare la possibilità a tutti che lo desiderino veramente.


Foto autore articolo

Gabriele Felice

Gabriele Felice Founder & CEO ISW Italian Store World | Connecting the Best of Italy with the Western Market | https://www.italianstoreworld.com https://medium.com/@Gabriele.Felice https://www.italiareportusa.com/author/gabriele-felice
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