La Birra come Esperienza
Scritto da Agostino Agamben il . Pubblicato in Attualità.
A cura di Agostino Agamben,
Dalla crisi dei consumi in Germania alla riscoperta della birra artigianale italiana, un viaggio attraverso l’evoluzione della birra come prodotto, esperienza culturale e motore economico, tra rito e antropologia di Gaia, innovazioni nella produzione e il ritorno a un modello sostenibile e territoriale. Un’analisi che intreccia dati economici, cambiamenti nei consumi e metamorfosi nelle abitudini sociali.
Il rapporto che l’Italia intrattiene con la sua tradizione birraria è un elemento che, come il vino, non ha bisogno di traduzione. Se l’Europa sembra unificarsi nei modelli di consumo, l’Italia offre una visione autonoma, più legata al cambiamento e a un diverso rapporto con la natura e la cultura. Non si tratta di un confronto diretto con la Germania o il Belgio, i giganti della birra europea. Piuttosto, l’Italia sta tracciando una via propria, una sintesi che abbraccia tradizione e innovazione, qualità e sostenibilità. La birra italiana, ben oltre un semplice prodotto da consumare, diventa simbolo di una narrazione che interroga il territorio, le persone, e le stagioni. Si fa strada attraverso la forza di un nuovo immaginario che, vedendo nella biodiversità una risorsa culturale oltre che economica, suggerisce un modello che guarda al futuro.
Eppure, nel cuore della tradizione della birra, nella patria della Reinheitsgebot, la legge tedesca sulla purezza della birra, si assiste a un’inquietante flessione dei consumi, una crisi che colpisce la bevanda che per decenni è stata simbolo della cultura nazionale. La Germania, paese di oltre 1.500 birrifici e storicamente uno dei consumatori pro capite di birra più alti al mondo, è scivolata in una fase di declino che ha visto nel primo semestre del 2025 un crollo delle vendite a 3,9 miliardi di litri. Questo calo non è una semplice anomalia, ma piuttosto un segnale di una tendenza strutturale che investe tanto il mercato interno quanto quello estero. Le esportazioni di birra tedesca sono crollate del -7,1% nella prima metà del 2025, e i mercati fuori dall’Unione Europea segnano un disastroso -9,9%. Questi numeri evocano più di una preoccupazione: sono il segno che l’industria della birra tedesca non sta solo subendo una crisi economica, ma una trasformazione che riguarda la stessa natura della bevanda.
Ciò che colpisce maggiormente, e che racconta al contempo delle mutazioni della società tedesca ed europea, è la crescente domanda di birra analcolica e di miscelati. Le giovani generazioni, più attente alla salute e alla forma fisica, mostrano una preferenza per bevande a basso o nullo contenuto alcolico, riducendo il consumo di birra tradizionale. A Berlino, nel primo semestre del 2025, le vendite di birra analcolica e miscelati sono cresciute dell’8%, pur rimanendo una quota marginale (5,6% delle vendite totali). Questo segna il punto di non ritorno: una generazione che abbandona l’alcol, che considera il corpo un campo di battaglia per il benessere e che rifiuta la tradizionale cultura della birra, ha compiuto una mutazione che non ha precedenti.
I dati macroeconomici tedesco-americani completano questo quadro, evidenziando come la guerra commerciale con gli Stati Uniti e l’introduzione di dazi da parte di Trump abbiano pesantemente penalizzato l’industria della birra, privandola dei mercati esteri. L’inflazione domestica, che ha eroso il potere d’acquisto, insieme all’alto costo delle materie prime e dell’energia, ha avuto come effetto una drammatica diminuzione dei consumi. I numeri non mentono: il mercato interno ha visto una contrazione del -6,1% nel consumo di birra. Questo panorama critico ha avuto come conseguenza anche la chiusura di numerosi birrifici, fra cui quello della Oettinger, simbolo della crisi in atto, che nel 2024 ha visto il numero di birrifici passare da 1.511 a 1.459. Una tendenza che ha interrotto un trend di crescita che durava da decenni, lasciando intravedere un mutamento irreversibile per il settore.
Eppure, accanto a questo declino, emerge un fenomeno di fermento che riguarda l’industria della birra in Europa. Se la Germania fatica a rispondere alle nuove esigenze del mercato, in Italia si registra una crescita del settore artigianale che non conosce sosta. Con oltre sei milioni di italiani coinvolti in esperienze legate alla birra, come degustazioni, visite ai birrifici e laboratori, il legame fra birra artigianale e territorio si fa sempre più profondo. Non solo un prodotto agricolo, ma una vera e propria esperienza sensoriale, che racconta la biodiversità agricola e la cultura dei luoghi. Le filiere agricole si arricchiscono e il mercato si confronta con le sfide dell’innovazione, mantenendo al contempo un legame autentico con la tradizione.
Il progetto “Luppoleti Aperti”, promosso dal Consorzio Birra Italiana, è un esempio di come l’Italia stia riscrivendo la relazione tra la birra e la società. Con questa iniziativa, il pubblico non è più semplice consumatore, ma parte attiva del processo produttivo: raccoglie il luppolo, osserva il lavoro dei mastri birrai, sperimenta direttamente il legame con la terra. In questo modo, la birra diventa un’esperienza globale che coinvolge corpo, emozioni, storia e cultura. Le piccole realtà locali, che da anni hanno ridato vita alla tradizione birraria, stanno riuscendo a dar vita a prodotti di qualità apprezzati in tutto il mondo, con esportazioni in continua crescita, soprattutto verso paesi europei e nordamericani. Questo non è solo un segno di successo commerciale, ma una dimostrazione di quanto l’Italia stia acquisendo un proprio stile di birra: creativo, diversificato e legato ai sapori locali.
Ma non è solo la birra artigianale a far parlare di sé. Negli ultimi cinque anni, la coltivazione di luppolo in Italia ha visto un aumento del 70%, con impianti che si estendono nelle regioni più vocate come Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Abruzzo. L’Italia, un tempo dipendente dalle importazioni, sta diventando uno dei principali produttori di luppolo in Europa, e i birrifici locali cominciano a vantare varietà uniche che offrono aromi distintivi e mai esplorati prima. Il luppolo italiano non è solo una materia prima, ma un elemento identitario che arricchisce la qualità della birra, rendendola un simbolo autentico della biodiversità agricola italiana.
Il successo della birra artigianale italiana si inserisce in un contesto europeo in continua evoluzione, che mostra segni di stanchezza in paesi storicamente legati alla produzione di birra. La Germania, nonostante i suoi oltre 1.500 birrifici, sta assistendo a una contrazione dei consumi mai vista prima. I dati parlano chiaro: una diminuzione storica del -6,3% delle vendite di birra nel primo semestre del 2025, che ha visto il mercato interno scendere sotto i 4 miliardi di litri, un fatto senza precedenti dal 1995. Un fenomeno che si inserisce in un contesto di crisi economica e di trasformazione dei gusti e delle abitudini alimentari, dove il consumo di birra tradizionale non basta più a soddisfare le esigenze di un pubblico che, sempre più, chiede prodotti innovativi, meno alcolici e più sani.
In Italia, invece, il mercato della birra artigianale sta vivendo una stagione di crescita inaspettata. Con circa 1.200 birrifici attivi e un export che si avvicina ai 3 milioni di litri, l’Italia sta diventando un punto di riferimento per la birra artigianale di qualità. Un fenomeno che non si limita alla quantità, ma si traduce anche in un salto qualitativo: le birre italiane, grazie alla forza della biodiversità agricola e alla creatività dei mastri birrai, stanno conquistando spazi sempre più ampi nei mercati internazionali. La birra italiana è una birra che profuma di terra, di stagione, di varietà locali; è un prodotto che racconta storie di tradizioni, ma che si confronta con le sfide di un mercato globale sempre più attento alla sostenibilità e alla qualità.
In questo contesto, la via italiana alla birra non si limita a riproporre i modelli classici, ma li trasforma, li reinterpreta. Non si tratta di imitare la Germania o il Belgio, ma di integrare la tradizione con l’innovazione, la qualità con la sostenibilità. La birra italiana non è solo un prodotto da gustare, ma un’esperienza che riflette una nuova idea di cultura e di relazione con il territorio, il corpo e la comunità. Un cammino che, passo dopo passo, sta portando l’Italia a diventare una vera e propria capitale europea della birra artigianale.