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La Clonazione Tra Progresso Scientifico e Lezione Etica

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in , .

A cura di Ottavia Scorpati

Un’analisi profonda delle scelte morali dietro la clonazione, tra le potenzialità della scienza e i rischi di un futuro senza regole.

La clonazione è un argomento che affascina e al contempo inquieta. Il concetto di “riprodurre” un organismo geneticamente identico a un altro suscita reazioni contrastanti, dall’entusiasmo per i suoi potenziali benefici fino alla paura per le implicazioni etiche e filosofiche che essa comporta. Quando pensiamo alla clonazione, la mente corre subito alla scienza-fantastica, ai film distopici, e alla possibilità di vedere una “copia” di noi stessi. Tuttavia, ciò che è percepito come un tema da pellicola cinematografica è in realtà un campo di studio che ha radici scientifiche molto più concrete e sfaccettate. Nel corso degli anni, la clonazione ha mostrato sia enormi potenzialità che numerosi ostacoli, sia biologici che legislativi. Il dibattito, infatti, è tutt’altro che chiuso: la clonazione, sia animale che umana, è ancora un tema divisivo, che solleva questioni etiche, morali, religiose e scientifiche. Conoscere il processo di clonazione, i suoi ambiti di applicazione, i rischi e le sfide è fondamentale per comprendere dove ci troviamo oggi e quali potrebbero essere gli sviluppi futuri in questo campo.

La clonazione è un processo biologico che avviene in natura, sebbene l’applicazione umana di questa tecnica sia relativamente recente. Esistono diversi tipi di clonazione: naturale e artificiale. La clonazione naturale avviene senza l’intervento umano e può essere osservata in organismi come batteri, piante e alcuni animali. I gemelli monozigoti, ad esempio, sono una forma di clonazione naturale: due individui con lo stesso patrimonio genetico, originati da un unico ovulo fecondato che si divide in due.

La clonazione artificiale, invece, implica un intervento tecnologico per replicare un organismo. Questa tecnica ha cominciato a fare progressi significativi all’inizio del 1900 con gli esperimenti su animali come le salamandre, e successivamente, negli anni ’50 e ’60, con esperimenti su rane e topi. Tuttavia, è stato solo nel 1996 che la clonazione di mammiferi è diventata una realtà concreta, grazie all’istituto Roslin in Scozia, con la celebre clonazione della pecora Dolly. Dolly è stata la prima mammifero clonato con successo utilizzando il metodo del trasferimento nucleare di cellule somatiche. Questo approccio, che consiste nel trasferire il nucleo di una cellula somatica adulta in un ovocita denucleato, ha aperto la strada a nuove possibilità scientifiche.

Dolly non fu la prima pecora clonata, ma fu la prima a essere creata da una cellula somatica adulta, dimostrando che il materiale genetico di una cellula adulta poteva essere riportato a uno stadio totipotente, in grado di svilupparsi in un organismo completo. In sostanza, questo esperimento ha confermato che le cellule adulte non sono irrimediabilmente “specializzate” e che il loro materiale genetico può essere riattivato per generare un organismo intero. La clonazione di Dolly ha avuto un impatto profondo sulla biologia, ponendo domande sull’identità, sulla riproduzione e sulla manipolazione genetica.

Le possibilità che la clonazione offra sono molteplici, con applicazioni che spaziano dalla medicina all’agricoltura, fino alla ricerca scientifica. Ognuna di queste aree ha visto potenzialità enormi, ma altrettante difficoltà, legate sia ai limiti tecnologici che alle preoccupazioni etiche.

Nel settore agroalimentare, la clonazione potrebbe migliorare la qualità e la quantità delle produzioni. Ad esempio, la clonazione di piante potrebbe portare a coltivazioni resistenti ai parassiti o alle malattie, riducendo così la necessità di pesticidi e fertilizzanti. Per quanto riguarda l’allevamento animale, la clonazione potrebbe rendere possibile la riproduzione di animali con caratteristiche genetiche superiori, come quelli che producono latte in quantità maggiore o carne di migliore qualità. Inoltre, gli animali clonati potrebbero essere progettati per resistere a malattie o per avere tratti genetici specifici che migliorano l’efficienza dell’allevamento.

Nel campo della medicina, la clonazione offre potenziali vantaggi nella produzione di organi per trapianti. Ad esempio, la clonazione di maiali geneticamente modificati per produrre organi compatibili con quelli umani è stata esplorata come una possibile soluzione alla scarsità di organi per i trapianti. In parallelo, la clonazione potrebbe essere utilizzata per ottenere modelli animali geneticamente identici per la ricerca medica, come nel caso della clonazione di macachi per studiare malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer.

Inoltre, la clonazione potrebbe essere applicata nella medicina rigenerativa, dove la creazione di cellule staminali da un organismo clonato potrebbe consentire la generazione di tessuti e organi per trapianti, riducendo il rischio di rigetto da parte del sistema immunitario del ricevente. Anche la possibilità di rigenerare tessuti danneggiati o riparare organi invecchiati potrebbe portare a nuove opportunità per il trattamento delle malattie degenerative.

Nonostante le promesse, la clonazione presenta numerosi ostacoli scientifici. Uno dei principali limiti è l’efficienza della clonazione. Ad esempio, nel caso della pecora Dolly, solo una piccola percentuale di embrioni clonato ha avuto successo nel completare lo sviluppo. Si stima che solo uno su cento embrioni clonati abbia raggiunto uno sviluppo completo. La maggior parte degli esperimenti di clonazione ha portato a malformazioni e morte prematura degli organismi cloni. Inoltre, molti animali clonati hanno mostrato segni di invecchiamento precoce, con problemi genetici e immunologici, che hanno messo in evidenza le difficoltà nell’applicare la clonazione a lungo termine.

Dal punto di vista biologico, la clonazione non offre un vantaggio evolutivo. La riproduzione sessuata, infatti, permette una maggiore variabilità genetica, un fattore cruciale per l’adattabilità degli esseri viventi ai cambiamenti ambientali. La clonazione, riproducendo organismi geneticamente identici, riduce questa variabilità e potrebbe compromettere la capacità di adattamento in ambienti mutevoli.

Quando si parla di clonazione umana, la discussione si fa ancora più complessa. La clonazione di esseri umani implica non solo aspetti scientifici, ma anche profondi interrogativi etici, morali e filosofici. A partire dagli anni ’60, l’idea di clonare esseri umani ha suscitato dibattiti accesi, divisi tra chi vedeva in essa una promessa di progresso scientifico e chi ne denunciava i pericoli.

Nel 1998, un team di scienziati sudcoreani avviò il primo esperimento di clonazione umana, cercando di clonare un embrione umano. Il processo utilizzato fu il trasferimento del nucleo somatico (SCNT), lo stesso usato per clonare Dolly. Tuttavia, l’esperimento fu interrotto dopo che l’embrione si divise in sole quattro cellule, per motivi etici, senza mai giungere a una fase di sviluppo che avrebbe potuto condurre alla creazione di un essere umano.

Nel 2013, alcuni ricercatori americani tentarono di clonare cellule umane per creare cellule staminali, con l’intento di studiare malattie genetiche, ma non per clonare esseri umani. Nonostante questi esperimenti, la clonazione umana rimane un argomento controverso, soprattutto a causa delle implicazioni legate alla creazione di un “individuo” senza il consenso o la volontà di una persona.

La clonazione umana ha sollevato anche questioni legali e religiose. Molti Paesi, infatti, hanno legiferato in modo restrittivo sulla clonazione, e alcuni hanno addirittura vietato la clonazione umana in tutte le sue forme. Ad esempio, l’Unione Europea ha stabilito che “qualsiasi tentativo di creare un essere umano geneticamente identico a un altro” è vietato, e la Convenzione di Oviedo del 1997 ha sancito il diritto umano alla dignità, opponendosi a qualsiasi forma di clonazione umana. Anche a livello delle Nazioni Unite, nel 2005 è stata adottata una risoluzione che esorta gli Stati membri a vietare la clonazione umana, ritenendola incompatibile con la dignità umana.

Le religioni, inoltre, si sono espresse contro la clonazione umana. La Chiesa Cattolica, attraverso il documento “Dignitas Personae” del 2008, ha ribadito la sua opposizione alla clonazione umana, considerandola una violazione della dignità e dell’uguaglianza umana. L’Islam, inoltre, ha condannato la clonazione come una pratica incompatibile con la visione del corpo umano e della vita come creazione divina.

La clonazione, in tutte le sue sfumature, rimane un tema di grande rilevanza scientifica e sociale. Mentre la ricerca continua a esplorare le possibilità offerte da questa tecnologia, non mancano le sfide etiche, legali e morali. La clonazione di animali ha già trovato applicazioni concrete in diversi settori, dall’agricoltura alla medicina, ma la clonazione umana resta ancora un argomento controverso e proibito in molte giurisdizioni. Il futuro della clonazione dipenderà dall’equilibrio tra i progressi scientifici e le preoccupazioni etiche e filosofiche, nonché dalla capacità delle legislazioni di adattarsi alle sfide di una tecnologia che, sebbene potente, resta ancora avvolta da mistero e paura.

 

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