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M-5 Stelle e LEGA verso una modernizzazione della burocrazia

IN DIFESA del CITTADINO/ CONSUMATORE dalla BUROCRAZIA 

Le elezioni del 4 marzo 2018 hanno premiato due visioni della politica, non collimanti, del M5S e della Lega che sono state obbligate a mettersi insieme per la formazione di un governo, stante la cieca ed ottusa opposizione del PD renziano a cercare intese per la realizzazione di un programma volto a superare la crisi del lavoro, dell’economia, del precariato, del risparmio e di tanti altri obiettivi che stanno a cuore alla gente comune.

Il M5S ha avuto, da sempre, una particolare attenzione allo snellimento burocratico, alla educazione civica, alla qualità della vita, al risparmio contro gli sprechi, all’eliminazione dei privilegi e delle sacche di affarismo in cui si annidano i boiardi del grande capitale nazionale e internazionale. Una vera e propria rivoluzione culturale, etica ed economica, combattuta con gli strumenti della democrazia diretta e della partecipazione popolare, con il coraggio di sfidare lo status quo, di rompere gli schemi arrugginiti della passiva accettazione della prassi routinaria per andare oltre quello che già conosciamo da decenni e non ci piace.

La strada per il conseguimento di questi obiettivi è lunga e non è detto che possano essere raggiunti nell’arco della presente legislatura, tanta è la zavorra nel cervello e nelle strutture dell’amministrazione statale e locale nonché delle grandi compagnie a partecipazione pubblica i cui dirigenti, nell’assenza di lungimiranti direttive politiche, si occupano solo di nascondere le perdite o di far quadrare artatamente i bilanci per distribuire i dividendi agli azionisti, senza curarsi degli investimenti che creerebbero lavoro e renderebbero la vita quotidiana meno aspra.

Prendiamo ad esempio la via crucis cui deve sottostare un cittadino volenteroso che sia testimone di un fatto degno di intervento delle autorità (dallo scippo alla rapina, dai cinghiali che invadono i prati all’incidente stradale, dai graffiti sui monumenti all’aggressione, dall’incendio di un bosco alla perdita d’acqua, dal parcheggio abusivo negli spazi riservati o in doppia, terza fila all’abbandono dei rifiuti ecc.).

Il volenteroso, che non sta lì per bighellonare ma che incappa fortuitamente nell’evento mentre si reca al lavoro con il tempo contato, non può stare a domandarsi chi sia competente a risolvere il problema, né può fare l’analisi a mente fredda e con cognizione di causa a chi debba fare pervenire la segnalazione giusta, né consultare un elenco sterminato di numeri telefonici, non sempre disponibile, per cercare quello adatto. Così capita, ad esempio, che se il volenteroso telefona al numero memorizzato dei carabinieri questi rispondono che è competenza dei vigili del fuoco o della polizia locale, se chiama quest’ultima viene dirottato sulla guardia di finanza e via di questo passo.

Così il cittadino, stanco della gimkana dello scarica barile, finisce per rinunciare o addirittura per restare indifferente di fronte a quello che non va, evitando di darsi da fare a vuoto. E’ compito dello Stato, dell’autorità locale o nazionale, farla finita con i palleggiamenti delle responsabilità tra tutti gli uffici pubblici (comune, provincia, prefettura, regione, polizia, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale, vigili del fuoco, protezione civile, croce rossa, istituto superiore di sanità, gruppo forestale ecc.) trovare chi sia competente e responsabile in materia e dirgli di provvedere. Come ha insegnato la tragedia della valanga sull’albergo di Rigo Piano, occorrerebbe un numero telefonico unico nazionale, ben reclamizzato da tutti i media, con centinaia di addetti preparati, e non con segreterie telefoniche preregistrate, che come un imbuto raccolga tutte le segnalazioni per smistarle direttamente a chi di dovere, senza chiedere un ulteriore intervento del cittadino. Questo significa innovazione, snellimento burocratico, rapidità di intervento e maggiore efficienza.

Un’altra questione.

Quando il cittadino va alla pompa di benzina per fare il pieno all’automobile paga in contanti (con un esborso medio superiore al costo di un’ordinaria bolletta di utenze) per l’acquisto di un bene che non consuma immediatamente, ma che immagazzina nel serbatoio per un uso nel tempo, più o meno dilatato, a seconda della necessità di spostamento. Attraverso la spia sul cruscotto, l’acquirente sa esattamente quanto consuma, quali sono i metodi per risparmiare carburante e può calcolare la spesa che incide nel suo bilancio personale.

Similmente, quando lo stesso cittadino fa una ricarica telefonica, mette immediatamente i soldi in tasca al suo fornitore per acquistare un tot di minuti di conversazione o di messaggi o di uso di internet che non vengono utilizzati immediatamente, ma che servono nel tempo. Anche in questo caso l’utente sa all’istante quanto consuma e quanto costa al suo bilancio personale la tale conversazione o il tale servizio.

Fin qui tutto fila liscio, nessuno si lamenta e i fornitori sono ben lieti di incassare subito il corrispettivo senza dover attendere il pagamento di fatture di fornitura, come se avessero venduto il pane o il latte o la frutta ecc.

Allora non si capisce perché lo stesso sistema del pagamento anticipato per un uso differito non possa valere per il consumo dell’elettricità, del gas per uso domestico, dell’acqua. Basterebbe dotare ogni abitazione di appositi contatori in cui inserire una scheda prepagata che indichi progressivamente il consumo e quanto manca all’esaurimento della carica.

Quali i vantaggi?

Il fornitore incasserebbe subito la somma relativa a beni non ancora erogati, non dovrebbe più emettere bollette, né fare verifiche di fatture o attendere il pagamento dei morosi, mentre l’acquirente controllerebbe istantaneamente la spesa, non sarebbe soggetto all’incombenza dell’autolettura o alla sorpresa di vedersi arrivare a distanza di mesi bollette di conguagli, spesso gonfiati, ma si avvedrebbe all’istante se la sua linea ha perdite o subisce allacciamenti illegittimi e calibrerebbe meglio i suoi consumi controllando la resa dei vari elettrodomestici. Lo stesso discorso vale per il gas e per l’acqua. A tessera esaurita, ricaricabile via internet, si esaurisce anche l’erogazione del servizio.

Una nota di coloreIl sistema qui illustrato per sommi capi è stato introdotto in Tanzania, nel cuore dell’Africa nera ben 25 anni fa. L’Italia che fa parte dei sette paesi più industrializzati del mondo, ma che continua ad avvalersi di sistemi antiquati, contrari allo sviluppo, che cosa aspetta a modernizzarsi?

 TORQUATO CARDILLI