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La guerra invisibile del cibo

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in .

A cura di Ottavia Scorpati

Come il controllo delle risorse agroalimentari si trasforma in leva strategica nelle tensioni militari globali e ridisegna gli equilibri di potere

Nel teatro globale delle relazioni internazionali, il settore agroalimentare si è trasformato in un campo di battaglia strategico, dove le potenze mondiali non si confrontano solo sul piano diplomatico ed economico, ma anche attraverso mosse militari indirette e tattiche di pressione geopolitica. La sicurezza alimentare è divenuta un obiettivo militare cruciale, tanto che il controllo delle rotte di approvvigionamento, delle infrastrutture portuali e delle risorse naturali rappresenta oggi una delle principali leve di potere nelle tensioni internazionali.

La guerra in Ucraina ha evidenziato come il conflitto armato possa influenzare direttamente le filiere agroalimentari globali, interrompendo esportazioni vitali di cereali e fertilizzanti, e innescando conseguenze a catena in paesi lontani, soprattutto nel continente africano e in Medio Oriente, dove l’insicurezza alimentare è un fattore destabilizzante per la sicurezza regionale. Russia e Ucraina sono diventate simboli di questa nuova “guerra del cibo”, in cui la capacità di bloccare o di controllare i flussi alimentari si traduce in uno strumento di pressione militare e politica.

Parallelamente, le potenze come la Cina e l’India stanno adottando strategie di sicurezza alimentare che integrano dimensioni militari e civili: investimenti in tecnologie avanzate per aumentare la produzione interna, acquisizioni di terreni agricoli strategici all’estero, e sviluppo di infrastrutture di trasporto in regioni chiave. Il controllo di queste risorse diventa così parte di una strategia più ampia di proiezione di potere, che coinvolge alleanze militari e geopolitiche in Africa, Sud America e Asia.

Anche l’Europa, alle prese con la dipendenza da forniture esterne di fertilizzanti e cereali, ha rafforzato la cooperazione militare e civile per proteggere le proprie rotte commerciali e infrastrutture critiche, consapevole che un’interruzione prolungata potrebbe minare la stabilità interna e la coesione politica.

In questo contesto, le linee tra sicurezza alimentare e sicurezza nazionale si assottigliano, trasformando il cibo in una risorsa strategica che, oltre a sfamare le popolazioni, alimenta le strategie militari e diplomatiche che plasmeranno l’ordine mondiale dei prossimi anni.

Nel contesto globale contemporaneo, il settore agroalimentare si configura sempre più come un terreno cruciale di scontro e cooperazione tra grandi potenze e regioni emergenti. La crescente domanda di risorse alimentari, l’impatto dei cambiamenti climatici e le tensioni geopolitiche stanno ridefinendo equilibri economici e politici, con effetti diretti sulle catene di approvvigionamento globali. A cavallo tra il 2023 e il 2024, la competizione tra Sud America, Europa, Russia, Cina, India e Africa si intensifica, trasformando il cibo non solo in una risorsa strategica ma anche in un elemento chiave della sicurezza nazionale e della diplomazia internazionale.

Il Sud America si conferma uno degli attori principali nell’arena agroalimentare globale, grazie alle sue vaste risorse naturali e al ruolo di principale esportatore di commodity come soia, carne, zucchero e mais. Brasile, Argentina e Paraguay, in particolare, sono fornitori essenziali per i mercati asiatici ed europei, ma la loro posizione è sempre più influenzata da dinamiche politiche interne e da pressioni ambientali. L’agricoltura intensiva e l’espansione della frontiera agricola, specie in Amazzonia, stanno alimentando conflitti tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale. Questi fattori creano tensioni con l’Europa, che da una parte resta un mercato chiave per le esportazioni sudamericane, ma dall’altra insiste su standard sempre più rigidi in tema di emissioni di gas serra e deforestazione, generando attriti commerciali e diplomatici.

L’Europa, dal canto suo, si trova in una fase di profonda trasformazione del proprio modello agricolo, in risposta a sfide climatiche, politiche e sociali. La politica agricola comune (PAC) sta indirizzando gli investimenti verso pratiche più sostenibili e l’innovazione tecnologica, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e aumentare la resilienza delle filiere alimentari. Tuttavia, l’Europa deve confrontarsi anche con la dipendenza da importazioni di materie prime agricole, in particolare da Sud America e Russia, una vulnerabilità che la recente guerra in Ucraina ha reso evidente. La crisi energetica e le sanzioni alla Russia hanno infatti compromesso l’approvvigionamento di fertilizzanti e cereali, mettendo in evidenza la necessità di diversificare fornitori e investire nell’autosufficienza alimentare.

La guerra tra Russia e Ucraina, iniziata nel 2022, ha avuto un impatto dirompente sul mercato agroalimentare globale, spostando gli equilibri di potere e creando una vera e propria crisi alimentare a livello mondiale. Russia e Ucraina sono storicamente fornitori cruciali di grano, orzo e mais, soprattutto per Africa e Medio Oriente. Il blocco delle esportazioni ucraine, sommato alle sanzioni imposte alla Russia, ha innescato una carenza di materie prime e un’impennata dei prezzi, aggravando l’insicurezza alimentare in regioni già fragili. In questo scenario, la Russia ha cercato di consolidare la sua influenza geopolitica offrendo rifornimenti a condizioni strategiche ad alcuni paesi africani e asiatici, in un gioco di alleanze e contrapposizioni che coinvolge anche Cina e India.

La Cina emerge come un attore centrale in questa complessa rete agroalimentare globale. La sua imponente popolazione, che supera i 1,4 miliardi di abitanti, necessita di importazioni massicce di soia, cereali e carne per sostenere la domanda interna. Il Paese ha sviluppato una politica aggressiva di investimenti in infrastrutture agricole in Sud America e Africa, mirando a garantire la sicurezza alimentare attraverso l’accesso diretto a risorse naturali e terre coltivabili. La “Belt and Road Initiative” si estende anche al settore agroalimentare, favorendo accordi commerciali e joint venture che rafforzano la posizione cinese nelle filiere globali. Parallelamente, la Cina sta investendo massicciamente in biotecnologie e agricoltura di precisione per ridurre la dipendenza dalle importazioni e migliorare la produttività interna, sfidando così gli attori tradizionali europei e americani.

L’India rappresenta un altro polo di crescente rilevanza, con una produzione agricola vasta ma ancora afflitta da inefficienze strutturali e vulnerabilità climatiche. Il governo indiano sta puntando su riforme che favoriscano la modernizzazione del settore, l’adozione di tecnologie digitali e la valorizzazione delle filiere corte, con un occhio di riguardo all’export di prodotti agroalimentari specifici, come spezie, riso e prodotti lattiero-caseari. Anche l’India, come la Cina, si muove su più fronti per bilanciare l’autosufficienza alimentare con la necessità di integrare il mercato globale, cercando però di evitare la dipendenza da fornitori esterni in un contesto geopolitico sempre più instabile.

L’Africa, spesso vista come continente emergente dal potenziale agroalimentare immenso, si trova oggi a un bivio strategico. La crescita demografica esponenziale – si stima che la popolazione africana raddoppierà entro il 2050 – spinge a un aumento della domanda interna di cibo, mentre l’export agroalimentare rimane limitato da infrastrutture carenti, instabilità politica e cambiamenti climatici. Tuttavia, molti paesi africani stanno diventando protagonisti di partnership internazionali, soprattutto con Cina, Russia e Sud America, che vedono nel continente un’opportunità per espandere la propria influenza economica e politica. Le iniziative di agricoltura sostenibile, l’accesso a tecnologie innovative e il rafforzamento delle reti di trasporto saranno determinanti per trasformare l’Africa in un attore capace di competere nei mercati globali e di contribuire alla sicurezza alimentare mondiale.

In questo quadro, le tensioni tra i vari attori si intrecciano con una nuova geopolitica del cibo, dove i conflitti commerciali, le sanzioni e le alleanze strategiche assumono un ruolo centrale. La guerra in Ucraina ha accelerato il ripensamento delle catene di approvvigionamento, spingendo verso una regionalizzazione dei mercati agroalimentari e una maggiore attenzione alla resilienza contro shock globali. Europa, Cina, India e Russia sono impegnate in una sorta di competizione multipolare per il controllo di risorse agricole, tecnologie avanzate e rotte commerciali alternative, mentre il Sud America e l’Africa appaiono come territori in cui si gioca il futuro del sistema agroalimentare mondiale.

L’impatto economico di queste dinamiche è rilevante: l’aumento dei costi delle materie prime agricole ha generato inflazione alimentare, incidendo sui bilanci dei consumatori e alimentando tensioni sociali, specialmente nei paesi più poveri. Le politiche di sostegno agli agricoltori e gli investimenti pubblici nelle infrastrutture diventano quindi strumenti chiave per mitigare le crisi e stimolare la crescita. Al contempo, le sfide ambientali – dalla scarsità idrica al degrado del suolo, fino agli eventi meteorologici estremi – richiedono un’azione coordinata che superi i confini nazionali e si basi su modelli di sviluppo sostenibili.

L’innovazione tecnologica si conferma elemento strategico per affrontare queste sfide. L’agricoltura di precisione, l’uso di droni, intelligenza artificiale e biotecnologie stanno rivoluzionando la produzione agricola, migliorandone l’efficienza e la sostenibilità. Questi strumenti sono al centro degli investimenti nei paesi avanzati, ma stanno entrando anche nei mercati emergenti grazie a partenariati internazionali e finanziamenti multilaterali. La digitalizzazione delle filiere consente inoltre una maggiore trasparenza e tracciabilità, fondamentali in un mercato globale sempre più attento ai temi della sicurezza alimentare e della responsabilità sociale.

Le prospettive future del settore agroalimentare dipenderanno quindi dall’equilibrio tra interessi economici, sfide ambientali e dinamiche geopolitiche. Il rischio di un’escalation di conflitti legati al controllo delle risorse alimentari è concreto, ma esistono anche opportunità di cooperazione multilaterale per costruire sistemi più resilienti e inclusivi. La governance globale del cibo richiede un dialogo costante tra i protagonisti, capace di conciliare le esigenze di sicurezza alimentare con la tutela dell’ambiente e lo sviluppo economico.

In definitiva, il periodo che va fino al 2024 e oltre segna una fase cruciale per il settore agroalimentare mondiale. La guerra in Ucraina, la pressione demografica, i cambiamenti climatici e la competizione tra grandi potenze stanno ridefinendo gli scenari economici e geopolitici. Sud America, Europa, Russia, Cina, India e Africa sono chiamati a confrontarsi con sfide complesse ma anche a cogliere opportunità di sviluppo e cooperazione, in un settore che rimane al centro della stabilità e della prosperità globale.

 

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