
La Nuova Era del Controllo
Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in Economia e Politica.
A cura di Ottavia Scorpati
Un’analisi critica delle dinamiche globali tra salute, energia e tecnologia, con un focus sui contratti segreti delle multinazionali farmaceutiche, l’ascesa dell’energia nucleare e la corsa per il dominio del 6G. La competizione tra le potenze globali sta ridefinendo l’equilibrio economico e politico mondiale, accentuando disuguaglianze e sfide geopolitiche in un contesto di crescente incertezza e dipendenza tecnologica.
Nel panorama globale contemporaneo, l’intersezione tra biopolitica, economia e geopolitica sta prendendo una forma sempre più complessa, in particolare nei settori della salute, delle risorse energetiche e delle nuove tecnologie. Se da un lato la medicina e la sanità globale sono diventate oggetto di enorme interesse economico, dall’altro l’energia e la digitalizzazione avanzano a ritmi impetuosi, creando nuove dinamiche di potere e controllo. La crescente influenza delle multinazionali farmaceutiche, l’espansione dell’energia nucleare e la corsa verso la quinta generazione (5G) e il futuro del 6G si intrecciano in un quadro di incertezze politiche e sociali, dove i paesi più poveri rischiano di essere ancora una volta i più vulnerabili.
Negli ultimi decenni, la biopolitica – ovvero il controllo politico e sociale sulla vita biologica degli individui e delle popolazioni – ha assunto una nuova dimensione. Le aziende farmaceutiche, protagoniste di un settore sempre più monopolizzato, hanno consolidato il loro potere attraverso pratiche che suscitano preoccupazioni etiche e morali. La medicina si è trasformata in un’industria altamente profittevole, dove la ricerca scientifica e lo sviluppo di nuovi farmaci sono spesso subordinati agli interessi economici. I trattamenti più avanzati e i farmaci innovativi, purtroppo, sono spesso inaccessibili a milioni di persone nei paesi più poveri, creando una netta divisione tra chi può permettersi cure di qualità e chi, al contrario, è destinato a rimanere indietro.
Accordi segreti tra governi e giganti farmaceutici, che rimangono nascosti dietro clausole di riservatezza, hanno alimentato ulteriormente queste disuguaglianze. La pandemia di COVID-19 ha messo in luce la disparità di accesso alle risorse sanitarie: i paesi ricchi hanno potuto accedere rapidamente ai vaccini, mentre i paesi in via di sviluppo sono stati costretti a fare i conti con la scarsità. La contraddizione tra un’innovazione scientifica che salva vite e una gestione monopolistica delle risorse è diventata un tema centrale nelle discussioni globali. La spinta verso l’internazionalizzazione della sanità e la richiesta di maggiore trasparenza nelle politiche farmaceutiche sono emerse come risposte a una logica di profitto che mette in secondo piano il diritto universale alla salute.
Tuttavia, gli accordi segreti tra le multinazionali farmaceutiche e alcuni governi spesso vanno a discapito della trasparenza e dell’equità globale. I colossi dell’industria, come Pfizer, Moderna e AstraZeneca, hanno avuto un ruolo determinante nella gestione della pandemia, ma allo stesso tempo sono stati accusati di aver lucrato enormemente grazie a contratti siglati senza una piena divulgazione dei dettagli. Il sistema delle “licenze esclusive” e dei “prezzi differenziati” ha accentuato le disparità, rendendo i trattamenti inaccessibili ai più deboli e alimentando quella che potremmo definire una forma di “apartheid sanitario”.
Inoltre, la crescente finanziarizzazione della medicina ha spinto verso l’adozione di modelli economici che guardano alla salute come a un bene di consumo. Questo cambiamento è in parte il risultato della convergenza tra capitalismo e biopolitica: l’industria farmaceutica, infatti, non si limita più alla produzione di farmaci, ma si estende anche alla gestione della salute a livello globale. Un esempio emblematico è quello dei farmaci biologici, il cui costo può superare i 100.000 dollari per trattamento. La questione dell’accesso alle cure è diventata così una questione geopolitica e sociale, in quanto la disparità di accesso alle terapie salvavita alimenta nuove forme di disuguaglianza globale, che minano la coesione sociale.
Parallelamente alla crescente influenza delle multinazionali farmaceutiche, il settore energetico è diventato uno dei principali motori della competizione geopolitica. Le risorse naturali, in particolare il petrolio, il gas naturale e l’uranio, sono diventate il cuore delle tensioni internazionali, con i grandi blocchi geopolitici che cercano di garantirsi il controllo su queste risorse vitali. L’energia nucleare, da sempre un tema controverso, sta vivendo una seconda giovinezza, grazie alla sua capacità di fornire energia in modo continuo e, almeno in teoria, a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, i pericoli legati alla gestione delle scorie radioattive e ai rischi legati alla proliferazione nucleare sollevano interrogativi sulla sostenibilità di questa fonte energetica nel lungo periodo.
L’energia nucleare rappresenta, per alcuni paesi, una soluzione per rispondere alle esigenze energetiche in un contesto globale caratterizzato da una domanda crescente e dalla necessità di ridurre le emissioni di gas serra. Tuttavia, in molti Stati, la scelta di investire nell’energia nucleare non è solo una questione ambientale, ma anche una strategia geopolitica. La Francia, ad esempio, ha da tempo puntato sull’energia nucleare come cardine della sua indipendenza energetica, mentre la Russia ha utilizzato il suo know-how nel campo nucleare per consolidare il suo potere in paesi come l’Iran e l’Europa dell’Est.
Al tempo stesso, un’altra frontiera tecnologica sta aprendo nuovi scenari geopolitici: il 5G, e ora il 6G, sta ridefinendo i rapporti di potere tra le nazioni. Il passaggio dal 5G al 6G promette di trasformare in modo radicale la nostra vita quotidiana, con una velocità di connessione e una capacità di trasmissione dati senza precedenti. Tuttavia, l’espansione di queste tecnologie solleva questioni cruciali riguardo alla sicurezza e alla sovranità digitale. I paesi che controllano l’infrastruttura del 5G e del futuro 6G, come la Cina e gli Stati Uniti, detengono un potere enorme non solo sul piano economico, ma anche sul piano geopolitico. L’ingresso di Huawei nel mercato globale delle telecomunicazioni ha già sollevato preoccupazioni per la sicurezza delle comunicazioni e per la possibilità che una nazione possa infiltrarsi nelle reti di altri Stati.
Il Sudafrica, con la sua posizione strategica in Africa, si trova al centro di una nuova battaglia geopolitica legata all’espansione della rete 5G e alla futura adozione del 6G. L’azienda cinese Huawei ha investito pesantemente nel paese, mentre gli Stati Uniti e i suoi alleati cercano di limitare l’influenza cinese in Africa. La disputa per il controllo delle tecnologie avanzate sta diventando una questione cruciale, e i paesi in via di sviluppo rischiano di trovarsi intrappolati tra le due potenze globali, incapaci di difendere i loro interessi economici e strategici.
Nonostante le promesse di sviluppo e di progresso che la tecnologia e l’energia nucleare potrebbero portare, è innegabile che questi settori sono anche in grado di accentuare le disuguaglianze esistenti. La corsa per il controllo delle risorse naturali e delle infrastrutture digitali ha generato nuove forme di imperialismo economico, in cui le nazioni più ricche e le multinazionali dominano i mercati globali, lasciando i paesi più poveri in una posizione di dipendenza.
In un contesto in cui la digitalizzazione e l’automazione stanno cambiando il panorama economico globale, i lavoratori e le economie più deboli rischiano di rimanere esclusi dai benefici della nuova era tecnologica. La scarsità di risorse energetiche in molte regioni del mondo e la mancanza di infrastrutture digitali in altre non solo ostacolano lo sviluppo economico, ma alimentano anche nuove forme di povertà strutturale.
In questo scenario, la lotta per l’accesso a risorse vitali come la salute, l’energia e la tecnologia sta diventando una questione di sopravvivenza per milioni di persone in tutto il mondo. La geopolitica delle risorse e delle tecnologie non è solo una partita tra Stati, ma anche tra visioni del futuro contrastanti: da una parte quella di una globalizzazione inclusiva che possa offrire pari opportunità a tutti, dall’altra quella di un nuovo ordine mondiale che favorisce la concentrazione del potere e delle ricchezze nelle mani di pochi attori globali.