
L’Attacco a Bushehr: cronaca dell’Armageddon
Scritto da Gabriele Felice il . Pubblicato in Esteri, Diplomazia e Internazionalizzazione.
L’Attacco a Bushehr non sarebbe un atto di forza, ma un suicidio geopolitico che aprirebbe le porte all’inferno.
Cosa accadrebbe se, in una notte d’estate, una bomba americana penetrasse nelle fondamenta della centrale nucleare iraniana di Bushehr e la riducesse in polvere radioattiva?
Non è una provocazione, ma una domanda che inizia a serpeggiare tra i think tank di Washington, tra i falchi del Pentagono e tra i pianificatori di guerra israeliani.
Se gli Stati Uniti decidessero di colpire la centrale nucleare di Bushehr in Iran con una bomba di profondità (bunker buster), gli effetti sarebbero catastrofici su più livelli, con conseguenze militari, politiche, ambientali e umanitarie di portata internazionale.
Arma | Dettagli |
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GBU-28 | “Bunker Buster” da 2.270 kg, penetra oltre 6 metri di cemento armato. Usata in Iraq. |
GBU-57A/B MOP | “Massive Ordnance Penetrator” da 13.600 kg. Può penetrare fino a 60 metri di roccia. Serve un bombardiere B-2 per il lancio. |
Missili convenzionali Tomahawk | Meno adatti a obiettivi in profondità, ma usabili in attacchi coordinati. |
La centrale di Bushehr si trova sulla costa sud dell’Iran, non è interrata né protetta come i siti nucleari militari (come Fordow). È progettata per resistere a terremoti, non a ordigni penetranti.
Tuttavia, è difesa da sistemi antiaerei e, soprattutto, protetta da implicazioni geopolitiche: colpirla significherebbe oltrepassare una linea rossa.
Un colpo all’umanità, non all’Iran
Attaccare Bushehr non sarebbe solo un atto di guerra.
Sarebbe l’inizio della fine di una civiltà che, nonostante le sue fragilità, ancora finge di credere nel diritto internazionale, nella sacralità della vita, nella possibilità di accordo tra nemici.
Bushehr è una centrale nucleare civile, costruita con tecnologia russa, con finalità dichiaratamente energetiche. Che vi sia il sospetto di un uso duale, è legittimo. Che vi sia il timore di un programma militare occulto, è comprensibile. Ma il punto non è tecnico, è etico.
Distruggere un impianto nucleare operativo significherebbe immettere nella biosfera una nube di cesio-137, stronzio-90 e plutonio che non distingue tra sciiti e sunniti, tra persiani e occidentali.
Non c’è bunker che tenga, né maschera antigas che filtri l’irresponsabilità. Queste le conseguenze
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Rilascio di radiazioni nell’atmosfera e nel Golfo Persico.
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Contaminazione delle acque marine da cui si approvvigionano Kuwait, Bahrein, Qatar e Arabia Saudita.
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Possibile evacuazione di massa delle città costiere iraniane (oltre 1 milione di persone solo tra Bushehr e Bandar Abbas).
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Rischi per la navigazione e la pesca nel Golfo per decenni.
Effetti economici
L’attacco a Bushehr innescherebbe uno tsunami finanziario di proporzioni globali.
- Il primo effetto immediato riguarderebbe il prezzo del petrolio, che — complice la probabile chiusura dello Stretto di Hormuz — potrebbe schizzare oltre i 150-200 dollari al barile.
- L’energia tornerebbe a essere il cuore pulsante dell’instabilità mondiale, alimentando un’ondata inflattiva capace di travolgere economie già fragili.
- I mercati azionari reagirebbero con panico: sell-off generalizzati, fuga di capitali e un ritorno massiccio verso beni rifugio come l’oro, il dollaro e persino il bitcoin.
- Il commercio globale subirebbe una contrazione violenta, con l’interruzione delle rotte marittime che collegano l’Asia ai mercati occidentali.
- Ma l’effetto più strutturale, e forse più pericoloso nel lungo periodo, sarebbe il rafforzamento del blocco BRICS++: Mosca, Pechino e Teheran ne uscirebbero apparentemente colpite ma in realtà più coese, con un’accelerazione della de-dollarizzazione e un progressivo spostamento del baricentro finanziario globale.
L’Occidente, nel tentativo di prevenire una minaccia, rischierebbe di consegnarsi a un nuovo ordine multipolare meno stabile, meno libero e profondamente ostile ai suoi valori fondanti. Un vero e proprio suicidio geopolitico.
Conseguenze geopolitiche e militari
L’attacco a Bushehr rappresenterebbe, in termini geopolitici, un punto di rottura irreversibile.
Non si tratterebbe solo di una mossa militare preventiva, ma di un atto di guerra totale contro l’Iran, con la gravissima aggravante di una aggressione radiologica che colpirebbe indiscriminatamente anche i Paesi del Golfo, compresi quelli formalmente alleati degli Stati Uniti.
Il regime di Teheran, in una mossa quasi obbligata, risponderebbe con una rappresaglia su vasta scala, mirata e brutale: attacchi diretti contro le basi militari americane disseminate tra Iraq, Siria, Bahrein e Qatar; missili lanciati contro Israele e Arabia Saudita; e, soprattutto, la chiusura dello Stretto di Hormuz, da cui transita circa un quinto del petrolio mondiale.
Un’azione del genere paralizzerebbe i flussi energetici e scatenerebbe una guerra regionale immediata.
Sul piano diplomatico, la condanna internazionale sarebbe feroce e quasi unanime.
L’Europa — pur divisa — non potrebbe legittimare un’azione che violi deliberatamente il diritto umanitario internazionale, mentre il resto del mondo, già critico verso l’unilateralismo americano, vedrebbe l’episodio come un crimine contro l’umanità.
Gli Stati Uniti si ritroverebbero isolati, con l’immagine di superpotenza responsabile profondamente compromessa.
Ma il peggio potrebbe arrivare dopo: la Russia, garante tecnico della centrale di Bushehr, difficilmente resterebbe neutrale, mentre la Corea del Nord — che ha già promesso appoggio militare a Teheran — potrebbe rompere ogni indugio, aprendo nuovi fronti in Asia.
La Cina, pur strategica e ambigua, approfitterebbe del caos per rafforzare l’asse anti-occidentale e ampliare la propria influenza economica e diplomatica.
L’intero equilibrio del mondo sarebbe messo in discussione.
L’attacco a Bushehr non accenderebbe solo la polveriera mediorientale: minerebbe la tenuta stessa dell’ordine internazionale.
Verso un futuro senza vincitori
Non esistono vincitori nello scenario di Bushehr.
>Non Israele, che verrebbe inondato da una nuova ondata di odio e terrore.
>Non l’America, che vedrebbe crollare ogni residuo di autorevolezza morale.
>Non la Russia o la Cina, che cercherebbero di trarre vantaggio nel caos, ma finirebbero risucchiate da una polarizzazione globale che nessuno oggi può controllare.
E nemmeno l’Iran, che continuerebbe a sacrificare il proprio popolo in nome di un’ideologia teocratica soffocante.
Perché, sia chiaro, il regime di Teheran è una minaccia per l’umanità libera, così come lo sono il Partito Comunista Cinese, il Cremlino imperiale e la follia dinastica nordcoreana.
Ma il modo per combattere l’oscurità non è l’oscurità.
Il modo per fermarli non è l’attacco a Bushehr, non può essere l’Armageddon.
L’appello all’Occidente
Il rischio di un attacco a Bushehr dovrebbe suonare come una campana d’allarme per l’Occidente stesso.
Abbiamo smarrito la capacità di parlare, di negoziare senza cedere, di contenere senza distruggere, di punire senza annientare.
Siamo diventati reattivi, sordi, istintivi.
Eppure, proprio noi che crediamo nella dignità della persona, nella libertà e nella legge, dovremmo tornare a coltivare la forza della misura.
Non si combatte l’Iran distruggendo il Golfo.
>Non si ferma la bomba creando un Chernobyl deliberato.
>Non si salva l’umanità uccidendola.
O si dialoga, o si perisce
Serve oggi una nuova stagione ecumenica tra blocchi contrapposti. Non ingenuità, ma progetto.
Non buonismo, ma lungimiranza.
Un tavolo globale per decidere come disinnescare le centrali del mondo, quelle fisiche e quelle ideologiche.
Un patto tra potenze per fissare ciò che non si può fare: nessun attacco alle infrastrutture nucleari civili, mai.
Serve un principio condiviso che salvi tutti, anche contro se stessi.
Perché l’alternativa è l’Armageddon. E quando l’ultima nube radioattiva avrà attraversato l’ultimo confine, anche il più potente dei Presidenti scoprirà che il potere non è eterno.
E che ogni civiltà che si autodistrugge, lo fa in nome di ragioni che sembravano – al tempo – strategicamente sensate.
FONTI
- Article 56 – Protection of works and installations containing dangerous forces
- Radioactive impact on Iran and the world from a postulated accident at Bushehr Nuclear Power Plant
- Assessments of the radiation effects from the Chernobyl nuclear reactor accident
- Anxiety grips Gulf Arab states over threat of nuclear contamination and reprisals from Iran
- 7 Experts on What Happens If the United States Bombs Iran
- Missiles of Iran
- Watch now: Experts react to Israel and Iran
- Could Iran be creating a nuclear bomb?
- Assessing the fallout from Israel’s extraordinary attack on Iran
- Iran foreign minister: attacking our nuclear sites would be ‘one of biggest mistakes US could make’
- The economic risks of Israel’s Iran attack
- Oil Markets Waver on Price, Inflation Impact From Israel-Iran Conflict
- Investors see quick stock market drop if US joins Israel-Iran conflict
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