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Lo Stato Etico in Giovanni Gentile

L’ATTUALITA’ DEL CONCETTO DI LIBERTA’

Il 15 Aprile 1944 veniva assassinato a Firenze uno dei massimi filosofi del Novecento, Giovanni Gentile, in un momento tragico della Storia d’Italia. La Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine, si tentava di fare fronte comune, alfine di salvare l’Unità Nazionale.

Giovanni Gentile, coerente con il suo pensiero, l’Attualismo, nel 1943 aderiva alla Repubblica Sociale Italiana, sapendo che lì il suo ruolo sarebbe stato decisivo, a sostegno dell’Interesse Nazionale, al di sopra dei partiti e delle fazioni.

Nel Settembre 1943 aveva appena terminato la sua ultima opera, “Genesi e struttura della società”, dove veniva approfondita la Filosofia Pratica, in riferimento al tragico momento storico e alla necessità della “pacificazione degli animi”. Il 26 Novembre accettava la nomina a Presidente dell’Accademia d’Italia, con sede a Firenze. In questi mesi, fino alla sua tragica morte, invocava la rinuncia alla vendetta e alla violenza, invitando all’Unità morale e nazionale. Questa la posizione scelta di grande Mediatore, che è poi la posizione difficile del pensiero e della ragione; nel pensiero gentiliano corrisponde alla posizione dello Stato e delle Istituzioni, capaci di regolare le passioni e gli entusiasmi degli individui, costringendoli ad agire rettamente.

Nel rispetto delle sue volontà, quando si arrivò ad arrestare i tre professori universitari antifascisti, considerati i mandanti morali dell’assassinio del filosofo, su richiesta della Famiglia Gentile, furono subito rilasciati. Non fu proclamato il Lutto Nazionale, si svolsero Solenni Funerali, con ampia partecipazione di popolo e fu sepolto tra i Grandi Pensatori Italiani a Santa Croce in Firenze. Significative le parole del Duce, pubblicate su Corrispondenza Repubblicana: “Non è nostro costume armare la mano degli italiani per uccidere alle spalle vigliaccamente altri italiani. […] Noi non siamo anti-italiani. Perché ormai non è più questione di fascismo: Giovanni Gentile non è stato ucciso soltanto perché era fascista, egli è stato assassinato perché italiano e il suo assassino non è un patriota italiano”.

Gentile fin dal 1923 diede la sua adesione al Fascismo, fu Ministro dell’Educazione Nazionale, e dal 1925 al 1943 ha sempre condannato i tentativi di imporre agli uomini un conformismo passivo e meccanico. Gentile confidava nel Ruolo formativo e pedagogico dello Stato, fondato sul Senso del Dovere. Ogni conoscenza doveva essere il frutto di un percorso consapevole, attraverso un processo formativo. Alla Riforma della Scuola il filosofo dedicò tutte le sue energie.

Il pensiero di Gentile attraversò le diverse correnti filosofiche, che si svilupparono tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, dal Positivismo al Pragmatismo, al Relativismo, fino ad approdare, attraverso il NeoIdealismo, all’Attualismo. La sua critica verso i sistemi “intellettualistici”, che separavano “il pensiero dall’azione, la scienza dalla vita, il cervello dal cuore e la teoria dalla pratica”, è sempre stata accesa e continua.

Lo Stato Etico come compimento del Risorgimento

Il pensatore riconosceva un ruolo importante alla Ragione, ma non esclusivo, esaltando anche il Mito, la Religione, la Fede e il Sentimento. Gentile, con la sua concezione dello Stato Etico, dove imperativo era il “Sii Uomo”, riteneva che lo Stato Fascista, per principio ne fosse l’incarnazione, vedendo per questo nel suo avvento, il Compimento del Risorgimento. Era pienamente consapevole che il Fascismo non aderiva pienamente all’Attualismo, tanto quanto è la distanza che può esserci tra mappa e territorio.

Gentile si impegnò attivamente fino alla morte, agendo nel suo contesto storico in teoria e in pratica. Fu Amministratore Pubblico, membro del Gran Consiglio, del Comitato per la Riforma Costituzionale e fondatore dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Gentile nella lettera rivolta a Mussolini, con cui aderiva al Partito Nazionale Fascista, sottolineava di essere “liberale per profonda e salda convinzione […] Mi son dovuto persuadere che il liberalismo, com’io l’intendo e come lo intendevano gli uomini della gloriosa Destra che guidò l’Italia del Risorgimento, il liberalismo della libertà nella legge e perciò nello Stato forte e nello Stato concepito come una realtà etica, non è oggi rappresentato in Italia dai liberali, che sono più o meno apertamente contro di Lei, ma per l’appunto, da Lei. E perciò mi son pure persuaso che fra i liberali d’oggi e i fascisti che conoscono il pensiero del Suo fascismo, un liberale autentico che sdegni gli equivoci e ami stare al suo posto, deve schierarsi al fianco di Lei”.

Il concetto di Libertà nel rapporto Stato-Individuo

La lezione di Gentile è fondamentalmente attuale, anche per chiarire il concetto di libertà, in riferimento al rapporto Stato-Individuo. La libertà è come una pianta, che fiorisce e rinvigorisce solo se giudiziosamente potata. Quello che in un primo momento può sembrare una limitazione della libertà, nel tempo si rivela essere un potenziamento della libertà. Il riconoscimento dei diritti reciproci accresce la libertà, anziché diminuirla.

L’uomo vero e la vera libertà si ha con e nella società, l’Io è sempre in relazione al Noi, l’Individuo non può prescindere dalla Comunità. Un uomo è libero se sceglie razionalmente, e la ragione costituisce il collante di una società, che si determina nel corso dei secoli e in uno spazio determinato, costituendo così la Tradizione, il Senso d’Appartenenza, in ultima istanza lo Stato.

Lo Stato è garante della vita e della libertà dell’individuo. Quando la volontà dell’individuo e quella dello stato coincidono, si ha la massima libertà, che si esprime nel concetto di Civiltà. L’uomo in quanto essere pensante, esprime ciò che pensa con e nel linguaggio, essendo parte integrante di una comunità spirituale, storicamente determinatasi nello spazio e nel tempo.

La libertà dunque si esprime con un’azione scelta, conforme a leggi. Un’azione istintiva, un capriccio, non è un’azione libera. Anche quando si viola la legge, si deve sempre essere chiamati a dare conto della violazione. Le giustificazioni devono essere esaminate con attenzione dagli organi istituzionali competenti, come i tribunali, e può accadere che si possano apportare delle variazioni, nella Tradizione e nella Legge. Lo Stato Etico, concepito in questi termini, si riflette nel Senso del Dovere.

La Tradizione, come la Legge, non è qualcosa di fisso, ma di stabile, dove il divenire è accolto e governato,  ed è messo in assetto nel suo farsi continuo. Il messaggio, ancora attuale, in Sintesi è inciso sui due propilei del Vittoriano, il Monumento al Re Vittorio Emanuele II, inaugurato nel 1911.

“Patriae Unitati” e “Civium Libertati”
All’Unità della Patria e alla Libertà dei Cittadini
Valori Risorgimentali Sempre Attuali

                                              Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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