
Modello olandese verso L’Europa con la bicicletta
Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in Attualità.
Come il modello olandese ispira un nuova dimenzione urbana, mentre l’Italia e l’Europa cercano di colmare il divario verso città più verdi, inclusive e resilienti.La bicicletta non è più soltanto un mezzo di trasporto o un passatempo, ma rappresenta una vera e propria rivoluzione silenziosa che sta trasformando il modo di vivere le città europee. In questo scenario, l’Olanda emerge come il faro più luminoso, un Paese che ha saputo costruire attorno alla bicicletta un sistema integrato di infrastrutture, politiche pubbliche e cultura condivisa. Questo modello va ben oltre la semplice mobilità, toccando temi di inclusione sociale, sostenibilità ambientale e sviluppo economico. Allo stesso tempo, paesi come l’Italia mostrano un percorso di trasformazione in corso, fatto di sfide culturali, infrastrutturali e politiche. Nel contesto europeo più ampio, la mobilità ciclistica si configura come una leva fondamentale per affrontare questioni globali come il cambiamento climatico, la salute pubblica e la coesione sociale, proponendo un’alternativa concreta e accessibile per un futuro più sostenibile e umano.
L’Europa a due ruote rappresenta oggi uno dei fenomeni più affascinanti e complessi di trasformazione urbana, sociale ed economica nel panorama della mobilità sostenibile. In particolare, l’Olanda si erge a modello emblematico, una nazione che ha integrato la bicicletta in ogni aspetto della vita quotidiana, trasformando questo mezzo di trasporto in un vero e proprio pilastro della società. Con una popolazione di circa 16,8 milioni di abitanti e un parco biciclette che conta ben 19 milioni di esemplari, l’Olanda supera di gran lunga la concezione tradizionale della bici come semplice veicolo, elevandola a fenomeno culturale, sociale ed economico, un vero e proprio stile di vita. È significativo il fatto che quasi il 39% degli spostamenti quotidiani avvenga in bicicletta, una cifra che non tiene conto solo dei tragitti individuali, ma comprende anche attività di trasporto merci, grazie all’uso diffuso delle “bakfiets”, biciclette cargo con cassoni anteriore progettati per trasportare carichi ingombranti o bambini, strumento ormai consolidato e adattato alla realtà contemporanea.
La pianificazione infrastrutturale in Olanda è straordinaria e rispecchia una visione lungimirante della mobilità: si contano infatti circa 32.000 chilometri di piste ciclabili, un numero impressionante se confrontato con i poco più di 2.000 chilometri di autostrade presenti nel Paese. Questo dato testimonia come il sistema olandese abbia fatto della mobilità dolce non solo un tema ambientale da affrontare, ma una vera e propria infrastruttura di sistema. Questa rete capillare di percorsi dedicati alle due ruote è il frutto di una strategia complessa, sostenuta da investimenti pubblici mirati e da politiche che incentivano fortemente l’uso della bicicletta a livello fiscale. Circa il 52% del costo di una bici viene infatti coperto indirettamente attraverso sconti, agevolazioni fiscali e incentivi, un approccio che rende la bicicletta accessibile a una vasta fascia della popolazione. Inoltre, l’educazione alla mobilità inizia fin dalla più giovane età: i bambini sostengono un vero e proprio esame per ottenere il diploma da ciclista, che certifica la conoscenza delle regole stradali e la capacità di muoversi in sicurezza sulle due ruote. Questo sistema educativo integrato con le infrastrutture e gli incentivi fiscali crea una cultura della bicicletta che abbraccia tutte le classi sociali e tutte le generazioni, rendendo l’uso della bici un’esperienza inclusiva, sicura e socialmente condivisa.
Amsterdam, la capitale, è un esempio paradigmatico di questa trasformazione. Negli ultimi venti anni la percentuale di ciclisti è quasi raddoppiata, a dimostrazione della capacità delle amministrazioni locali di investire con lungimiranza, destinate le risorse risparmiate sulla manutenzione delle strade automobilistiche a infrastrutture ciclabili e grandi parcheggi per biciclette. Il piano ciclistico nazionale olandese è articolato e coinvolge in modo sinergico istituzioni, cittadini e imprese, affermando la bicicletta non come una scelta alternativa marginale, bensì come una strategia centrale per la mobilità urbana e nazionale. Questo percorso è stato accompagnato da momenti di forte cambiamento culturale, come il primo esperimento di bike sharing nato ad Amsterdam nel 1965 grazie al movimento “Provos”, che lasciò in strada biciclette bianche a uso gratuito per i cittadini, un gesto simbolico e provocatorio che anticipò di decenni l’idea della mobilità condivisa e portò a normative restrittive sul traffico motorizzato nei centri urbani, favorendo la diffusione di una mobilità più dolce.
L’efficacia del modello olandese si riflette anche negli ambiti economici e sociali. Da un lato si osserva una riduzione dei costi pubblici legati alla manutenzione e alla gestione delle infrastrutture stradali per automobili, dall’altro emerge un settore industriale legato alla produzione, manutenzione e servizi per biciclette in forte espansione, che rappresenta uno dei comparti più dinamici del Paese. La mobilità ciclistica diventa così un elemento capace di coniugare sostenibilità ambientale, crescita economica e coesione sociale, generando un valore diffuso che riguarda tanto le istituzioni quanto i cittadini comuni. La bicicletta si trasforma quindi in simbolo di una nuova concezione di vita urbana, che mette al centro la salute pubblica, la qualità della vita, la sicurezza stradale e l’inclusione sociale, e non solo la semplice necessità di spostarsi.
A fronte di questo scenario virtuoso, l’Italia si presenta ancora lontana da un modello simile, pur possedendo un patrimonio culturale e geografico potenzialmente ideale per lo sviluppo della mobilità ciclistica. Le città italiane sono caratterizzate da una predominanza dell’automobile, con una rete ciclabile ancora insufficiente, disomogenea e spesso carente in termini di sicurezza. L’uso della bicicletta è prevalentemente associato al tempo libero, allo sport o al turismo, e raramente rappresenta una scelta concreta per la mobilità quotidiana. Questa percezione culturale limita fortemente la diffusione di una mobilità dolce in grado di risolvere problemi quali il traffico, l’inquinamento e la congestione urbana. Tuttavia, negli ultimi anni si intravedono segnali positivi: città come Bologna, Milano, Ferrara e Firenze hanno iniziato a investire nella realizzazione di piste ciclabili e a promuovere programmi di bike sharing, in particolare nella versione elettrica. L’introduzione delle biciclette elettriche costituisce una svolta tecnologica fondamentale per superare barriere geografiche e facilitare l’adozione della bici anche da parte di utenti meno esperti o con problemi fisici, ampliando così il bacino potenziale di utenti.
Il bike sharing elettrico si sta diffondendo sempre più nelle grandi città italiane, offrendo una soluzione moderna che integra flessibilità, sostenibilità e intermodalità con i mezzi pubblici, contribuendo a ridurre la dipendenza dall’automobile privata e promuovendo un cambio di paradigma nelle abitudini di mobilità. Questo cambiamento si inserisce in un quadro europeo più ampio, nel quale la mobilità ciclistica riveste un ruolo strategico nella lotta contro i cambiamenti climatici e nella riduzione delle emissioni di CO2. Le sfide legate all’inquinamento, alla congestione e alla gestione delle risorse urbane sono ormai centrali per tutte le metropoli europee, che vedono nella bicicletta uno strumento fondamentale per affrontarle.
La bicicletta diventa quindi un simbolo concreto della volontà europea di indirizzare la transizione energetica, di tutelare l’ambiente e di incentivare stili di vita più sostenibili, riducendo al contempo la dipendenza dai combustibili fossili e mettendo in discussione i tradizionali settori industriali legati all’automobile e al petrolio. In questa ottica, l’Europa si posiziona come un protagonista globale che può offrire un modello virtuoso, che non riguarda solo la dimensione ambientale, ma coinvolge anche la qualità della vita, la salute pubblica, la coesione sociale e l’innovazione urbana.
L’adozione massiccia della bicicletta comporta inoltre profonde trasformazioni di natura socio-antropologica, cambiando le relazioni tra le persone e il loro rapporto con lo spazio urbano. La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, ma un vero e proprio dispositivo di interazione sociale e percezione del tempo e dello spazio. La società olandese mostra come un modello culturale e politico possa riorganizzare le abitudini quotidiane attorno alla bicicletta, promuovendo uno stile di vita più attivo, meno sedentario e più rispettoso dell’ambiente. Questo percorso è il frutto di una lunga evoluzione, nella quale la mobilità sostenibile è stata elevata a diritto e dovere collettivo, supportata da infrastrutture all’avanguardia e da un sistema educativo diffuso che coinvolge tutte le età. In questo modo la bici diventa anche uno strumento di inclusione sociale, capace di superare le barriere economiche e sociali nell’accesso alla mobilità.
Il modello olandese rappresenta quindi un punto di riferimento imprescindibile per lo sviluppo di politiche europee integrate e condivise, una frontiera di innovazione e sostenibilità da cui partire. La vera sfida che si pone oggi all’Unione Europea e ai suoi Stati membri è quella di replicare, adattare e ampliare queste esperienze, affinché la mobilità ciclistica non rimanga un’eccezione, ma diventi una realtà quotidiana per milioni di cittadini europei. Solo così si potranno affrontare efficacemente le grandi sfide del futuro della mobilità: la congestione urbana, il riscaldamento globale, le disuguaglianze sociali e l’accessibilità ai mezzi di trasporto.
Investire nelle infrastrutture ciclabili, nelle politiche di incentivo e nella diffusione della cultura della bicicletta non rappresenta un costo, ma un investimento strategico per il futuro delle città e delle società europee. Questa scelta significa adottare un modello di sviluppo più pulito, efficiente e equo, che valorizzi la salute, l’ambiente e la qualità della vita. Scegliere di pedalare verso questo futuro implica un cambiamento radicale nel modo di vivere, lavorare e abitare i territori, immaginando città meno congestionate, più umane e resilienti. Il 2023 conferma questa direzione, rafforzando l’Europa a due ruote come uno degli orizzonti più promettenti per costruire un futuro sostenibile e condiviso. La bicicletta, così, diventa non solo un mezzo di trasporto, ma un potente simbolo di innovazione, inclusione e speranza per un mondo migliore.
L’Olanda si conferma senza dubbio come il Paese più ciclabile d’Europa, forse del mondo intero, grazie a un patrimonio infrastrutturale e culturale senza pari. L’elevatissima densità di biciclette per abitante e la capacità di integrare politiche pubbliche, educazione e investimenti economici dimostrano come la mobilità ciclistica possa essere la base per un modello di sviluppo sostenibile, sociale e economicamente vantaggioso. Amsterdam, la sua capitale, testimonia l’efficacia di questa visione con l’aumento costante del numero di ciclisti e con infrastrutture sempre più performanti, a fronte di un declino relativo dell’uso delle automobili.
Il fatto che quasi il 39% degli spostamenti avvenga in bicicletta, e che la bici sia utilizzata da tutte le classi sociali e da tutte le fasce d’età, indica un successo di inclusione e partecipazione sociale che va oltre la semplice mobilità. La “bakfiets”, il piano ciclistico nazionale, l’esame per il diploma da ciclista e il sistema di incentivi fiscali rappresentano una rete complessa e integrata di interventi che si rafforzano a vicenda. La storia di bike sharing nata dal movimento “Provos” di Amsterdam nel 1965 ha anticipato la rivoluzione culturale e infrastrutturale che avrebbe cambiato per sempre il volto delle città olandesi e, con il tempo, di molte altre realtà europee.
Questa trasformazione non si limita solo agli aspetti ambientali, ma coinvolge l’economia, la salute pubblica e la coesione sociale. Il modello olandese dimostra come la mobilità ciclistica possa generare benefici diffusi, risparmio economico per le amministrazioni e crescita di un settore industriale dinamico e innovativo. La bicicletta si afferma come una leva strategica per affrontare le sfide urbane contemporanee, migliorando la qualità della vita dei cittadini e promuovendo uno sviluppo più sostenibile e inclusivo.
L’Italia pur avendo un territorio e un patrimonio culturale che si presterebbero in modo naturale allo sviluppo della mobilità a due ruote, deve ancora superare ostacoli importanti, culturali e infrastrutturali. La diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano è limitata e la rete ciclabile è spesso incompleta o poco sicura. Tuttavia, le esperienze di alcune città, gli investimenti recenti e la diffusione delle biciclette elettriche offrono segnali positivi di cambiamento. Il bike sharing elettrico rappresenta una tecnologia chiave per ampliare l’accesso e favorire un cambiamento nelle abitudini di mobilità.
Sul piano europeo la mobilità ciclistica si inserisce in un progetto più ampio di transizione ecologica, resilienza urbana e innovazione sociale. Investire nelle biciclette significa ridurre le emissioni di gas serra, migliorare la qualità dell’aria, diminuire il traffico e promuovere stili di vita più sani e attivi. È una strategia che coinvolge molti attori e richiede un coordinamento efficace tra politiche locali, nazionali ed europee.
L’Europa a due ruote è una realtà dinamica e in crescita, con l’Olanda come punto di riferimento internazionale e l’Italia e altri paesi in fase di evoluzione. La bicicletta è molto più di un mezzo di trasporto: è un simbolo di sostenibilità, innovazione e inclusione sociale, una chiave per costruire città più vivibili e un futuro più sostenibile. L’esperienza olandese rappresenta una lezione preziosa da cui trarre ispirazione per costruire una mobilità ciclistica europea forte, capillare e accessibile a tutti.
©Danilo Pette