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Mostra the Exhibit

Dario Argento

Il Museo del Cinema di Torino, ospitato nella Mole Antonelliana, ha dedicato tra l’autunno del 2022 e la prima metà del 2023 la prima grande mostra multimediale dedicata al più grande autore di genere vivente, il maestro Dario Argento (1940): la manifestazione si è divisa tra l’esposizione all’interno della struttura museale e la retrospettiva al cinema Massimo di tutta la produzione del regista romano: non a caso questo evento si tiene a Torino, città alla quale è particolarmente legato e non soltanto per avervi girato sequenze di alcuni suoi film, in particolare Profondo Rosso (1975), che è il suo capolavoro. L’allestimento, ben curato e posizionato nella scala a chiocciola che si snoda all’interno della Mole, è pensato per coinvolgere subito il visitatore, che sia o meno un fan sfegatato o un appassionato cinefilo, e inserirlo in un complesso che sembra un cinema, con sullo sfondo proiettate sequenze di suoi film e brani famosi che fanno da pendant ai video, come una cassa sonora che stuzzica il turista o il profano a saperne di più e ad approfondire la conoscenza di questo autore: la mostra prende in esame e si sofferma esclusivamente sulla filmografia del regista e quindi tralascia i suoi inizi come critico cinematografico del quotidiano Paese Sera e come sceneggiatore, in particolare assieme al collega regista Bernardo Bertolucci (1941-2018) del film di Sergio Leone “C’era una volta il west” (1968); forse questo è un difetto, ma pretendere di condensare tutta la sua attività in poco spazio era forse pretendere troppo ed esulava dal compito strettamente divulgativo della manifestazione.

In ordine strettamente cronologico, a partire dalla cosiddetta Trilogia degli animali che comprende il suo esordio “L’uccello dalle piume di cristallo” (1969), “Il gatto a nove code” (1970) e “Quattro mosche di velluto grigio” (1971), fino a qualche anno fa scomparso dalla circolazione video e televisiva, ogni film viene presentato in modo scientifico ma accattivante anche per chi non conosca il genere prima thriller e poi horror coltivato da Argento: accanto alle recensioni e alle dichiarazioni dell’autore ci sono gli incassi al botteghino, fotogrammi e manifesti dei film, cimeli e abiti di scena che raccontano ed accompagnano l’evoluzione artistica e professionale, ma anche umana, del regista; da sottolineare, in particolare, anche l’accompagnamento delle colonne sonore più famose, come quella del complesso musicale dei Goblin che ha contribuito al successo di “Profondo Rosso” (1975), ma anche le partiture del maestro Ennio Morricone (1928-2020), meno conosciute ma che hanno scandito le sequenze più importanti della trilogia sopra ricordata e che andrebbero riprese ed ascoltate nella loro versione integrale.

Nel desolante panorama dell’attuale produzione del cinema di genere italiano, horror-thriller, che può contare su pochi nomi di valore rispetto al periodo d’oro tra i cinquanta e gli ottanta del secolo scorso, risulta quindi doverosa la riscoperta di un genio che assieme all’altro grande, Mario Bava, ha cambiato per sempre le sue regole e rinnovato profondamente in modo originale i suoi contenuti: se non si può accettare la visione pessimistica dell’autore, in particolare la sua convinzione che la famiglia sia l’origine di tutti i mali per come essa è tratteggiata nei suoi film, forse trasmessagli dall’ex moglie Daria Nicolodi, che ha collaborato tra l’altro all’altro grande suo successo, “Suspiria”(1977), il film sulle streghe che apre l’omonima trilogia, dall’altro bisogna riconoscere che il suo stile è cresciuto ed è andato oltre il semplice racconto giallo; il suo cinema ha come caratteristica fondamentale  lo spavento, ma mai fine a stesso, perché si accompagna ad una trama robusta, almeno fino a tutti gli anni Ottanta, fino a “Phenomena” (1985) e ad “Opera” (1987). Nella seconda parte della sua produzione Argento ha deluso abbastanza, con film che hanno attratto poco il pubblico, a parte forse Trauma (1992) e La terza madre (1997), fino ad un periodo di malattia e di problemi personali che gli hanno impedito di completare il film col cantante americano Iggy Pop e che hanno portato al disastro e all’insuccesso del film “Occhiali neri”(2022).

In questo senso, non si può non salutare con favore il ritorno nei cinema italiani della versione restaurata e in 4K, il prossimo 10 Luglio, di “Profondo Rosso”, il suo capolavoro, in cui il regista ci trasporta in un giallo visionario e labirintico, un enigma alla soglia dell’astratto, realizzato con una regia assolutamente libera di esplorare i meandri dell’inconscio e dell’irrazionale: tra l’onirico e l’ipnotico, l’efferato e il musicale, il film costituisce ancora oggi un’esperienza cinematografica insuperabile, capace di offrire agli spettatori l’opportunità di immergersi nell’oscurità e nell’incanto.

francesca marti