
Nel Cuore Verde del Mezzogiorno
Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in Attualità.
Un viaggio dentro territori nascosti, dove natura parla e la comunità ascolta e silenzi vede.Nel maggio del 2014 prendeva vita un progetto destinato a trasformarsi in una vera e propria rivoluzione culturale per il Mezzogiorno d’Italia, capace di rinnovare profondamente il rapporto tra persone, ambiente e sviluppo territoriale: “In Vacanza nei Parchi”. Non si trattava di una semplice iniziativa turistica fine a sé stessa, ma di un modello integrato e innovativo di sviluppo sostenibile e valorizzazione del territorio, in grado di superare la tradizionale concezione di promozione turistica limitata alla mera esposizione delle bellezze naturali o culturali. Questa iniziativa si poneva invece come una strategia complessiva di rigenerazione ambientale, sociale ed economica, pensata per innescare processi virtuosi capaci di riscrivere la narrazione stessa del Mezzogiorno, da terra di ritardi e abbandoni a luogo ricco di opportunità e di recupero autentico delle proprie radici ambientali, culturali e sociali.
Il progetto nacque dal cuore verde dell’Italia interna, un’area spesso marginalizzata ma custodita da un patrimonio naturale e culturale di enorme valore. Qui si univano in una visione chiara e ambiziosa il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese e il Parco Nazionale della Sila, insieme a Legambiente Basilicata Onlus e alla Fondazione Telecom Italia, che aveva sostenuto il progetto attraverso il bando “Beni Invisibili” del 2011. Questa sinergia tra enti pubblici, associazioni ambientaliste e fondazioni private dimostrava come territori tradizionalmente considerati periferici potessero diventare fonti straordinarie di innovazione e sviluppo, gettando così le basi per un nuovo racconto del Mezzogiorno, che valorizzasse il ritorno alle radici piuttosto che la fuga o la rinuncia.
“In Vacanza nei Parchi” si inseriva in un più ampio quadro di iniziative promosso dal programma “APE – Appennino Parco d’Europa”, una sfida ambiziosa e lungimirante che ripensava l’Appennino Meridionale non come un insieme di realtà isolate e slegate tra loro, ma come un sistema territoriale unico e interconnesso. In questa visione l’Appennino veniva concepito come una spina dorsale di biodiversità, storie millenarie e paesaggi di incomparabile bellezza, in cui la tutela ambientale si fondeva con lo sviluppo economico e culturale, restituendo valore e dignità a un territorio che da sempre rappresenta una culla di vita e tradizione. In questo modo la catena montuosa diventava non solo un luogo da preservare, ma un modello di governance territoriale integrata e sostenibile, un laboratorio vivente dove innovazione e coesione sociale potessero convivere e alimentarsi a vicenda.
Al centro dell’intero progetto c’era la volontà di ripensare radicalmente il turismo, liberandolo dalla sua concezione passiva e consumistica per trasformarlo in un’esperienza attiva, consapevole e rispettosa. L’idea era quella di far diventare il turista non un semplice spettatore, ma un vero e proprio protagonista e interlocutore del territorio, un custode temporaneo capace di comprendere e valorizzare la complessità dei luoghi e delle persone che li abitano, contribuendo alla loro conservazione e rigenerazione. La montagna così diventava un luogo di incontro e di apprendimento, un palcoscenico privilegiato per la valorizzazione delle tradizioni locali e per la diffusione di un’educazione ambientale approfondita e partecipata.
I due Parchi Nazionali scelti, quello dell’Appennino Lucano Val d’Agri-Lagonegrese e quello della Sila, rappresentavano due autentici scrigni di biodiversità e cultura, custodi di specie emblematiche come il lupo, la lontra, il cervo, il capriolo e l’aquila reale, e luoghi dove comunità resilienti mantenevano vive antiche tradizioni agro-pastorali, un artigianato prezioso e saperi ancestrali. Qui la natura non era più solo un paesaggio da ammirare, ma una cultura viva, una memoria collettiva e un fondamento identitario che si intrecciava profondamente con la vita quotidiana degli abitanti.
Gli obiettivi di “In Vacanza nei Parchi” erano molteplici e articolati, e toccavano diversi ambiti dello sviluppo sostenibile. In primo luogo, si proponeva di promuovere un turismo sostenibile di qualità, capace di rispettare e valorizzare le specificità ambientali e culturali di ogni territorio, creando un modello replicabile e scalabile di sviluppo territoriale fondato su principi di responsabilità ambientale, inclusione sociale, innovazione digitale e partecipazione attiva delle comunità locali. Per tradurre questa visione in azioni concrete fu istituito il Network Turistico Locale (NTL), una rete certificata di operatori – albergatori, agriturismi, guide ambientali, artigiani, produttori agricoli e cooperative sociali – uniti da valori condivisi e rigorosi standard di qualità. L’offerta turistica così si configurava come un sistema coerente e integrato, non come un semplice insieme di servizi disgiunti e senza coordinamento.
Una delle innovazioni più significative del progetto fu senza dubbio la piattaforma digitale www.invacanzaneiparchi.it, sviluppata dalla società ISED Ingegneria dei Sistemi S.p.A. Questo non era un semplice sito web informativo, ma uno strumento operativo e dinamico che permetteva ai visitatori di costruire autonomamente il proprio viaggio, selezionando tra una vasta gamma di opzioni georeferenziate: pernottamenti, escursioni, laboratori culturali, degustazioni di prodotti tipici, attività didattiche e molto altro. Il portale era multilingue (italiano, inglese e tedesco), responsive e progettato per rispondere alle esigenze di ogni tipo di utente e dispositivo, offrendo così un’esperienza di navigazione semplice, intuitiva e completa. La piattaforma rendeva il viaggio un percorso personalizzato e flessibile, con una modalità di prenotazione e pagamento “one-stop” che facilitava l’organizzazione e aumentava il coinvolgimento del turista.
Un’attenzione particolare fu riservata all’accessibilità universale, facendo dell’inclusione un valore fondante del progetto. Furono proposti itinerari e servizi adattati per persone con disabilità motorie, sensoriali e cognitive, dotati di carrozzine da trekking, guide appositamente formate, pannelli tattili e segnaletica inclusiva. L’obiettivo era costruire un turismo “con tutti e per tutti”, un’esperienza accogliente e valorizzante che rompesse ogni barriera, aprendo la montagna a una pluralità di persone e di esperienze. Questo approccio contribuiva a trasformare radicalmente il modo di pensare e progettare il turismo, andando oltre il semplice rispetto delle norme e ponendo al centro la dignità e la partecipazione attiva di tutti.
La qualità ambientale fu un altro pilastro fondamentale del progetto, perseguito attraverso l’adozione della Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS) e l’istituzione di un Regolamento della Qualità Ambientale (RQA). Gli operatori aderenti si impegnarono a rispettare criteri rigorosi riguardanti la gestione energetica, la riduzione dei rifiuti, l’approvvigionamento locale, la formazione continua e la partecipazione attiva delle comunità. Ogni struttura veniva sottoposta a controlli regolari e accompagnata in un percorso di miglioramento continuo, che garantiva non solo il rispetto delle normative ma l’adozione di pratiche virtuose. Chi rispettava pienamente tali standard otteneva il marchio ufficiale del progetto, una certificazione riconosciuta a livello europeo che garantiva eccellenza e sostenibilità, fungendo da segnale tangibile e affidabile per i visitatori più attenti e responsabili.
I Parchi Nazionali, oltre al loro ruolo di gestori ambientali, assunsero un ruolo attivo come protagonisti culturali e istituzionali, facendo da cerniera tra istituzioni, cittadini e operatori economici. Coordinarono programmi di educazione ambientale, conservazione faunistica e sviluppo green, trasformandosi in veri e propri laboratori di innovazione sociale e spazi di confronto e dialogo. La natura passava così da semplice bene da proteggere a bene da vivere e condividere, diventando motore di un nuovo rapporto tra uomo e territorio, un rapporto fondato su rispetto, consapevolezza e reciprocità.
Il progetto poté contare su un forte sostegno istituzionale, grazie a figure di rilievo come Domenico Totaro, allora Presidente del Parco Appennino Lucano, Antonio Tisci, Commissario Straordinario, Giuseppe Luzzi, Direttore del Parco della Sila, Margherita Sarli, responsabile dell’APT Basilicata, e Barbara Degani, Sottosegretario all’Ambiente. Questi leader garantirono stabilità politica, visione strategica e coerenza, elementi essenziali per affrontare le sfide complesse e costruire un modello duraturo e replicabile, capace di durare nel tempo e di adattarsi alle nuove esigenze.
I risultati ottenuti furono straordinari e tangibili: nel 2014 la rete contava già 50 operatori distribuiti tra i due Parchi, mentre nel 2023 le adesioni superarono le centinaia. Furono realizzate infrastrutture leggere ma fondamentali, come rifugi, aree attrezzate, sentieri segnalati, piste ciclabili, reti di guide ambientali e nuovi itinerari tematici e cicloturistici. Particolare attenzione fu dedicata al patrimonio faunistico con progetti di monitoraggio e avvistamento, che integravano educazione ambientale e turismo autentico, offrendo esperienze di conoscenza diretta e rispettosa della natura. Dal 2019 il progetto intercettò il crescente interesse per il cicloturismo e il turismo lento, sviluppando mappe digitali, app dedicate e collaborazioni con operatori nazionali e internazionali, portando il turismo delle aree interne sotto i riflettori nazionali e internazionali e creando nuove opportunità economiche e culturali.
L’impatto economico fu articolato e duraturo: microimprese locali, artigiani, agricoltori di montagna e operatori turistici videro crescere la domanda di prodotti e servizi legati al territorio, favorendo un’economia circolare che limitava la fuga di capitali verso i grandi centri urbani. La diversificazione dell’offerta turistica, che coniugava tradizione e innovazione, stimolò la nascita di servizi esperienziali unici, in cui il patrimonio culturale e ambientale si traduceva in esperienze autentiche e rispettose, capaci di coinvolgere profondamente il visitatore.
Questo processo generò un cambiamento profondo nelle comunità locali, creando fiducia e speranza nel futuro. Giovani decisero di tornare o di restare, nuove imprese nacquero, le attività si moltiplicarono e una rinnovata narrazione territoriale trasformò la montagna da luogo di abbandono a simbolo di rinascita. Le sinergie sviluppate tra istituzioni, operatori e cittadini favorirono una governance partecipativa e condivisa, modello di riferimento per altre realtà italiane ed europee.
“In Vacanza nei Parchi” non fu solo un progetto turistico ma un paradigma di sviluppo sostenibile, un manifesto di rigenerazione culturale e ambientale che ha saputo dimostrare come l’innovazione, la collaborazione e la valorizzazione del patrimonio locale possano diventare strumenti potenti per il rilancio del Mezzogiorno e delle aree interne italiane. Un’esperienza che continua a ispirare e a guidare strategie di sviluppo territoriale e turismo responsabile in tutta Italia.
©Danilo Pette