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Ontologia del Matrimonio

Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in .

Esplorando le Radici profondità  e affettiva dell’unione coniugale come risposta alla solitudine esistenziale verso la vocazione alla santità.

Il matrimonio si configura come un cammino che travalica la mera esperienza affettiva o sociale per evolversi in un percorso esistenziale e ontologico. È una delle esperienze più complesse e profonde che l’essere umano possa affrontare, radicata nelle sue necessità fondamentali: la ricerca di connessione, il superamento della solitudine e l’aspirazione alla trascendenza. Il matrimonio non è solo un atto di unione tra due individui, ma rappresenta un cammino di crescita e trasformazione reciproca, una risposta autentica alla solitudine esistenziale che caratterizza l’essere umano.

La solitudine esistenziale, infatti, è una delle sfide che maggiormente definiscono la condizione umana. Sebbene gli esseri umani siano intrinsecamente sociali e possiedano un desiderio di connessione che li spinge a formare legami, la loro condizione ontologica resta segnata da una separazione fondamentale. Non importa quanto ci si relazioni con gli altri, resta un vuoto che non può essere completamente colmato dalle altre persone. La consapevolezza di questa separazione, espressa in modo profondo dagli esistenzialisti come Jean-Paul Sartre e Martin Heidegger, è una costante che segna l’essere umano. Sartre, in particolare, ha teorizzato che l’essere umano è intrappolato in una condizione di “essere-per-sé”, che lo rende incapace di fondersi completamente con l’altro. Nonostante l’aspirazione alla comunione, l’individuo resta in una sorta di isolamento esistenziale.

In questo scenario, il matrimonio appare come una possibile risposta, una via di trascendenza che va oltre la semplice unione affettiva. Esso diventa un cammino di mutua trasformazione, in cui i coniugi, attraverso il legame, tentano di superare la solitudine ontologica, costruendo una comunione che è più che la somma dei singoli individui. La visione cristiana del matrimonio, in particolare, offre un’interpretazione di questa unione come vocazione e sacramento, conferendo alla relazione coniugale una dimensione divina. Il matrimonio, infatti, non si riduce a una convenzione sociale o a un accordo di natura affettiva, ma si inserisce all’interno di un disegno più ampio, che coinvolge la partecipazione all’amore divino e alla salvezza.

San Giovanni Paolo II, nella sua esortazione apostolica Familiaris Consortio, ha sottolineato che il matrimonio cristiano non è semplicemente un contratto sociale, ma una risposta alla chiamata di Dio. La relazione coniugale diventa una partecipazione all’amore trinitario, che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e ogni atto di amore tra i coniugi diventa una manifestazione tangibile di questo amore divino. Il matrimonio cristiano, quindi, non è solo un impegno reciproco, ma una partecipazione attiva alla vita divina, che si realizza nei gesti quotidiani di amore, fedeltà e intimità.

La fedeltà coniugale, nel contesto cristiano, assume una valenza ontologica. Non è solo una virtù morale, ma un principio che garantisce la stabilità e la durata della relazione, facendo sì che l’amore tra i coniugi non si esaurisca, ma si rinnovi continuamente. Giovanni Paolo II, nella sua Teologia del Corpo, ha descritto la fedeltà come una forza che supera la paura e l’incertezza, permettendo all’amore di crescere e rinnovarsi nel tempo. La fedeltà, quindi, non è solo un atto umano di resistenza alle difficoltà, ma una risposta all’amore fedele di Dio, che è senza fine e sempre pronto a rinnovarsi.

La sessualità, nel matrimonio cristiano, assume una dimensione sacramentale, che va ben oltre il semplice atto fisico. Essa non è solo un mezzo per la procreazione, ma un atto sacro che unisce i coniugi in un atto di donazione reciproca e apertura alla vita. Come affermato da Giovanni Paolo II nella Teologia del Corpo, l’atto sessuale nel matrimonio non può mai essere separato dall’amore reciproco e dalla responsabilità verso l’altro. Esso diventa una cooperazione con Dio nella creazione della vita, in cui ogni atto sessuale diventa un’espressione dell’amore che trascende la dimensione fisica, orientandosi sempre verso il bene dell’altro e della comunità familiare.

Nel corso della storia, la visione cristiana del matrimonio è evoluta, passando da una concezione puramente sociale a una comprensione più spirituale e sacramentale. Il Concilio Vaticano II ha posto l’accento sulla vocazione matrimoniale come risposta al bisogno umano di amore, comunione e salvezza. Il matrimonio è stato riconosciuto non solo come un contratto che lega due persone, ma come una via di santificazione, che porta i coniugi a vivere un amore che va oltre la dimensione umana, partecipando al mistero divino.

La Humanae Vitae di Papa Paolo VI ha riaffermato che la sessualità nel matrimonio deve essere sempre orientata alla procreazione e al bene comune della famiglia. Sebbene la procreazione sia uno degli aspetti fondamentali del matrimonio, la Chiesa ha sottolineato che non si deve ridurre la relazione coniugale alla sola dimensione biologica. La vita coniugale, pur essendo arricchita dalla presenza di figli, non si esaurisce nella genitorialità, ma abbraccia tutte le dimensioni dell’esistenza: l’affetto, la crescita spirituale, la comunicazione e il supporto reciproco. La vera essenza del matrimonio, quindi, non risiede solo nella procreazione, ma nell’amore che unisce i coniugi e li porta a crescere insieme, nella reciproca crescita spirituale e nell’impegno di costruire un legame che va oltre la dimensione fisica della procreazione.

Il matrimonio cristiano, quindi, non è solo un cammino di costruzione della famiglia, ma è una partecipazione al mistero di Dio, che si manifesta nel legame tra i coniugi. La fedeltà, la sessualità e la procreazione sono i pilastri che sorreggono la relazione matrimoniale, ma la loro vera essenza risiede nel fatto che ogni aspetto del matrimonio diventa un’espressione dell’amore divino. Ogni atto di fedeltà, ogni gesto di amore e ogni momento di intimità diventano una partecipazione attiva al mistero della creazione, un atto sacro che rinnova la relazione e permette ai coniugi di vivere un amore che non è solo umano, ma che riflette l’amore eterno di Dio.

Nel matrimonio cristiano, l’amore non è mai statico, ma è sempre un cammino di crescita e trasformazione reciproca. Esso non è solo un legame tra due persone, ma una partecipazione al mistero divino, che porta i coniugi a vivere un amore che è capace di superare le difficoltà, di evolversi nel tempo e di rinnovarsi continuamente. In questo contesto, la fedeltà non è un semplice impegno, ma una forza che permette all’amore di crescere e prosperare, dando stabilità alla relazione e trasformandola in un cammino di santificazione. La sessualità e la procreazione non sono solo aspetti biologici o etici del matrimonio, ma partecipano al mistero divino, diventando una cooperazione con Dio nella creazione della vita.

Tuttavia, la genitorialità non è l’unico scopo del matrimonio. Molti coniugi, pur non avendo figli o affrontando difficoltà nella procreazione, trovano nel loro legame matrimoniale una fonte di realizzazione e di comunione. Il matrimonio, infatti, è un cammino che coinvolge tutte le dimensioni dell’esistenza, dalla crescita spirituale all’affetto, dalla comunicazione al supporto reciproco. Le coppie che non hanno figli non devono mai considerare il loro matrimonio come incompleto. La vera essenza del matrimonio risiede nell’amore che unisce i coniugi, un amore che si rinnova continuamente e che trasforma la loro esistenza.

Il matrimonio, quindi, è una risposta alla solitudine esistenziale dell’essere umano. Non si limita a risolvere la separazione ontologica dell’individuo, ma offre un cammino di comunione che si radica nell’amore divino. Ogni aspetto del matrimonio, dalla fedeltà alla sessualità, dalla procreazione alla costruzione della famiglia, diventa un’espressione dell’amore eterno di Dio. In questo senso, il matrimonio cristiano non è solo una relazione tra due persone, ma una partecipazione al mistero divino, che trasforma la solitudine in una comunione che riflette l’amore eterno di Dio.

©Danilo Pette

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