
Papa Francesco e il Giubileo della Comunicazione egli Operatori dell’Informazione
Scritto da Fulvio Muliere il . Pubblicato in Attualità.
a cura di Fulvio Mulieri
Un incontro che ha segnato un passaggio spirituale e professionale, mettendo in luce il ruolo essenziale della comunicazione nella costruzione di una società più giusta e umana.
L’incontro di Papa Francesco con gli operatori dell’informazione nel contesto del Giubileo della Comunicazione è stato un evento straordinario, carico di significato non solo per i partecipanti diretti, ma per l’intera società. Si trattava di una giornata che ha unito 10.000 giornalisti e rappresentanti dei media provenienti da 138 Paesi, tutti chiamati a riflettere sul valore fondamentale della comunicazione come strumento di connessione, di verità e di speranza. In un mondo in cui la diffusione delle informazioni è spesso intaccata dalla disinformazione, dalla manipolazione dei fatti e da interessi politicamente orientati, Papa Francesco ha lanciato un messaggio forte e chiaro: la comunicazione è un atto divino, essenziale per la costruzione di una società libera e giusta. Il suo discorso, che ha sorpreso i presenti, non solo per il suo tono informale e diretto, ma anche per la sua profondità spirituale e sociale, ha messo in evidenza l’importanza di un’informazione autentica, coraggiosa e libera. Questo incontro ha avuto una risonanza che va oltre il mondo ecclesiastico, toccando un aspetto universale che riguarda ogni singolo cittadino, professionista o non, e che mette al centro la ricerca della verità come fondamento di una comunicazione che deve servire al bene comune.
L’incontro con Papa Francesco è stato un’esperienza che ha suscitato emozioni intense e profonde nei cuori di coloro che hanno avuto il privilegio di parteciparvi. Quella giornata, che si è svolta nella Sala Nervi, è stata un momento carico di significato, di speranza e di riflessione, per un evento che segna un’importante pietra miliare nell’Anno Santo 2025: il Giubileo della Comunicazione. Un incontro che ha riunito circa diecimila giornalisti e rappresentanti dei media provenienti da 138 paesi diversi, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze e prospettive, ma uniti da una comune passione per il giornalismo e la verità. Ma ciò che rende davvero speciale questo incontro non è solo la sua dimensione, ma il suo contenuto, che si è svolto al di là delle aspettative e delle convenzioni.
La giornata è iniziata con una conferenza moderata dal giornalista Mario Calabresi, una figura di grande esperienza nel mondo dell’informazione, che ha condotto il pubblico attraverso le testimonianze di due figure di rilievo: Maria Ressa, giornalista filippina naturalizzata statunitense e Premio Nobel per la Pace nel 2021, e Colum McCann, scrittore irlandese di fama internazionale, autore di numerosi romanzi premiati. Entrambi, con la loro esperienza e le loro parole, hanno saputo toccare corde sensibili nei presenti, invitando a riflettere sul ruolo della comunicazione, specialmente in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui le sfide per una informazione libera e veritiera sono sempre più gravi. L’atmosfera, già di per sé particolarmente solenne, è stata ulteriormente impreziosita dal concerto del celebre maestro violinista Uto Ughi, il quale, con la sua orchestra, ha incantato i presenti con brani di Bach e Oblivion di Astor Piazzolla. Quest’ultimo, compositore argentino particolarmente apprezzato da Papa Francesco, ha contribuito a creare un clima di riflessione e di apertura emotiva che ha reso ancor più significativo l’incontro.
Quando Papa Francesco è arrivato nella Sala Nervi, l’attesa era palpabile. Il Papa ha subito dimostrato, con il suo gesto, di essere un uomo che sa come entrare nel cuore della gente, ma soprattutto di come essere vicino al suo popolo. Tuttavia, ciò che ha sorpreso maggiormente tutti i presenti è stato l’approccio informale che il Pontefice ha adottato fin dall’inizio. Contrariamente a quanto ci si aspettava, Papa Francesco ha deciso di non leggere il discorso preparato, lungo ben nove pagine, ma ha parlato a braccio, con un linguaggio semplice ma profondo, toccando temi che sono fondamentali non solo per la Chiesa, ma per il mondo intero.
«Comunicare è una cosa divina» ha esordito Papa Francesco, con queste parole ha subito suscitato una riflessione profonda sul significato della comunicazione, qualcosa che va oltre il semplice atto di trasmettere informazioni. Per Papa Francesco, comunicare non è solo un mezzo, ma un atto sacro. Comunicare, infatti, non è solo uscire da sé per condividere un messaggio, ma è soprattutto entrare in relazione con l’altro, con il prossimo. «Comunicare è uscire un po’ da se stessi, per dare del mio all’altro» ha proseguito il Papa, spiegando come la comunicazione debba essere intesa come un incontro, una condivisione di sé, che arricchisce e arricchisce chi ascolta. È in questo concetto che si nasconde il cuore del messaggio del Papa: la comunicazione come strumento di connessione umana e spirituale.
Il Pontefice ha continuato a sviluppare il concetto di verità nella comunicazione, mettendo in luce l’importanza di essere veri non solo nei contenuti, ma anche nella propria vita. «Padre io sempre dico le cose vere…», ha detto, ma ha posto una domanda fondamentale: «Tu sei vero? Non solo le cose che tu dici, ma tu, nel tuo interiore, nella tua vita, sei vero?» Queste parole, pronunciate con una semplicità che colpisce, ci invitano a riflettere non solo sul nostro ruolo come comunicatori, ma anche come persone. La verità, in questo caso, non è solo un concetto astratto, ma è legata alla nostra autenticità come individui. La comunicazione autentica, per Papa Francesco, parte dalla verità dell’individuo, e solo quando siamo veri, possiamo realmente comunicare con gli altri, in modo che il nostro messaggio non sia solo una trasmissione di parole, ma un atto di comunione.
Uno degli aspetti più significativi del suo intervento è stato il suo richiamo alla comunicazione come un atto divino. «Comunicare è una cosa divina» ha affermato Papa Francesco, paragonando la comunicazione tra l’uomo e Dio alla comunicazione tra Dio e il Figlio, mediata dallo Spirito Santo. In questa visione teologica della comunicazione, si intravede la consapevolezza che ogni parola che pronunciamo ha una dimensione che va al di là del contingente e del materiale: è una possibilità di apertura all’altro, di condivisione di sé e, in ultima analisi, di unione con il divino. La comunicazione, quindi, non è solo una questione di informazione o di trasmissione di notizie, ma è un atto che coinvolge tutta la nostra umanità e la nostra spiritualità. È per questo che Papa Francesco ha ringraziato tutti i giornalisti e gli operatori dell’informazione per il loro lavoro, che, secondo lui, «costruisce la società, la Chiesa, fa andare avanti tutti», sempre a patto che sia «vero». Un ringraziamento che assume una valenza ancora più profonda, in quanto il Papa sottolinea che la comunicazione deve essere ancorata alla verità. La verità, dunque, diventa la bussola che guida ogni comunicatore, la forza che permette di costruire una società giusta, equa e solidale.
Al termine del suo discorso, Papa Francesco ha voluto ricordare tutti quei giornalisti che, nel mondo, sono imprigionati per aver semplicemente esercitato il loro diritto di comunicare, di raccontare la verità, di informare la società. Il Papa ha chiesto che tutti i giornalisti ingiustamente incarcerati siano liberati, in un gesto che è allo stesso tempo un atto di solidarietà verso chi soffre, e un invito a riflettere sul valore della libertà di stampa. «La libertà dei giornalisti fa crescere la libertà di tutti noi», ha affermato con decisione, e il suo messaggio ha risuonato come un invito a tutti i governanti e a tutte le autorità a proteggere il diritto di ogni persona di essere informata. Queste parole del Papa, che guardano lontano, ci ricordano che la libertà di espressione e la libertà di stampa sono pilastri fondamentali della democrazia, e che senza di esse non è possibile costruire una società veramente libera e giusta.
Il momento culminante di questa straordinaria giornata è arrivato quando Papa Francesco, dopo aver dato la sua benedizione, ha scelto di scendere dalla tribuna e di avvicinarsi fisicamente ai giornalisti, rendendosi disponibile per un incontro diretto con tutti i presenti. Con un gesto di grande umanità, il Papa ha mostrato a tutti che non è solo una figura spirituale, ma un uomo che sa stare tra la sua gente, che sa come abbracciare le persone e condividerne le sofferenze. La sua discesa tra la folla, in carrozzina, è stata una testimonianza visibile del suo impegno a restare vicino agli altri, a camminare con loro, a sentire la loro sofferenza e a offrire loro conforto. Questo gesto ha suscitato una forte emozione nei presenti, che hanno percepito la sua vicinanza non solo come una presenza fisica, ma come una presenza spirituale, che travalica i confini della gerarchia ecclesiastica e si fa prossima, come quella di un pastore che cammina accanto al suo gregge.
In quel momento, molti hanno avvertito una connessione profonda con una spiritualità che spesso è difficile da percepire nella vita quotidiana, una connessione che è fatta di gratitudine, di speranza, ma anche di riflessione. Quello che ha suscitato una commozione così intensa è stato il messaggio che Papa Francesco ha trasmesso: la comunicazione non è solo un atto professionale, ma è anche un atto di solidarietà, di speranza, di amore universale. Non è un caso che molte delle parole del Papa abbiano avuto una dimensione universale, che va oltre la sfera religiosa e che tocca il cuore di ogni persona, a prescindere dalle proprie convinzioni personali.
La figura di Papa Francesco, dunque, non è solo quella di un capo religioso, ma di un uomo che, attraverso la sua umanità, riesce a parlare al cuore delle persone, incoraggiandole a vivere una vita di solidarietà, di accoglienza e di speranza. Il Giubileo della Comunicazione, con l’incontro con il Papa, si configura quindi come un momento di transizione, un “rito di passaggio”, che ci invita a riflettere sul nostro ruolo di comunicatori. Siamo chiamati a ricercare la “vera verità”, come ha chiesto il Pontefice, e a costruire una società basata sulla giustizia, sulla libertà e sull’autenticità. Un compito che, purtroppo, in un mondo dove la verità è spesso manipolata, risulta più che mai urgente. Ma l’incontro con Papa Francesco ci ha ricordato che, pur tra mille difficoltà, la verità è sempre la via da seguire, perché solo attraverso di essa possiamo contribuire a costruire un mondo migliore per tutti.