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Papa Francesco Un Appello alla Cuore

Scritto da Fulvio Muliere il . Pubblicato in .

a cura di Fulvio Mulieri

In occasione della Veglia Pasquale 2025, il Pontefice invita i cristiani a diventare messaggeri di speranza per i più vulnerabili, a combattere le ingiustizie e a portare luce nelle ombre della sofferenza umana.

Papa Francesco, durante la Veglia Pasquale del 2025, ha pronunciato parole che risuonano come un potente appello a ciascun cristiano, invitandolo a diventare “costruttore di speranza” in un mondo che sembra intrappolato nelle tenebre della sofferenza e della violenza. Le sue parole, piene di compassione e profonda sensibilità, sono un invito a guardare oltre le ombre che spesso oscurano la vita quotidiana e ad abbracciare la speranza che la Pasqua, simbolo di vita e resurrezione, porta con sé. Con uno stile sobrio e umile, il Papa ha sollecitato i credenti a essere portatori di speranza, non solo attraverso parole, ma anche con azioni quotidiane che siano radicate nei principi del Vangelo.

La Pasqua, per Papa Francesco, non è solo un evento religioso, ma un momento di trasformazione che chiama ogni cristiano a diventare testimone di una speranza che è viva e concreta, capace di toccare le ferite più profonde dell’umanità. La sua omelia, letta dal cardinale Giovanni Battista Re nella Basilica di San Pietro, è stata una riflessione potente sui temi della sofferenza, della morte e, soprattutto, della rinascita che la risurrezione di Cristo rappresenta per il mondo intero.

Nel cuore della sua omelia, Papa Francesco ha voluto esprimere il suo profondo dolore per le tante sofferenze che affliggono l’umanità. La violenza, le guerre, le ingiustizie sociali, ma anche la sofferenza silenziosa di chi vive nell’ombra, sono tutti temi che il Papa ha sollevato con una forza che non lascia indifferenti. In particolare, ha fatto riferimento alle “donne umiliate e uccise”, un dolore che non riguarda solo il corpo, ma anche l’anima della società, che continua a subire il peso di una cultura della violenza e della disuguaglianza. La cronaca quotidiana ci racconta storie di femminicidi, di donne che perdono la vita per mano di chi dovrebbe amarle e rispettarle. Il Papa, con un cuore che condivide il dolore di queste vittime, invita i cristiani a lottare contro questa barbarie con ogni mezzo possibile, da un impegno sociale attivo alla sensibilizzazione in tutte le sfere della vita quotidiana.

Accanto a queste donne, il Papa ha ricordato i bambini “mai nati” e quelli “maltrattati”, vittime innocenti di un mondo che spesso sembra ignorare il valore sacro della vita umana fin dal suo inizio. La condizione dei bambini in guerra, quelli che soffrono le atrocità dei conflitti, della povertà e della violenza, è un altro tema caro al Papa. Le sue parole si sono rivolte a tutti coloro che lottano per garantire un futuro migliore ai più piccoli, invitando ogni cristiano a diventare “custode della vita” in tutte le sue forme.

Le vittime della guerra, infine, hanno avuto un posto centrale nell’omelia di Papa Francesco. In un mondo dove i conflitti sembrano moltiplicarsi, il Papa ha sottolineato come la guerra non porti mai alla pace, ma solo alla sofferenza. In particolare, ha espresso il suo dolore per i popoli che vivono sotto il peso della guerra e per coloro che sono costretti a fuggire dai propri paesi. Il suo invito è stato chiaro: non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questi drammi. L’impegno per la pace deve essere una priorità per ogni cristiano, e ogni sforzo deve essere orientato alla costruzione di una società più giusta, dove le guerre possano finalmente cessare.

La Pasqua, ha sottolineato Papa Francesco, è un tempo di speranza. La speranza della risurrezione di Cristo irrompe nella storia e cambia per sempre la condizione umana. Nonostante le tenebre del mondo, nonostante la violenza e la sofferenza che sembrano avvolgere ogni cosa, la luce della Pasqua è una luce che non può essere oscurata. Questo è il cuore della fede cristiana: la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà mai l’ultima parola. “Dio non ci lascerà vacillare e non permetterà che il male abbia l’ultima parola”, ha affermato con forza il Papa. È un messaggio di grande consolazione per tutti coloro che vivono nel dolore o nella disperazione, ma anche un invito a non rassegnarsi, a non permettere che la sofferenza del mondo offuschi la speranza.

Papa Francesco ha invitato tutti i cristiani a diventare messaggeri di questa speranza, a far germogliare la speranza pasquale nella propria vita e nel mondo. La Pasqua, per il Papa, non è solo una commemorazione storica della risurrezione di Cristo, ma una realtà che deve essere vissuta nel presente, con un impegno quotidiano a portare luce dove c’è oscurità, amore dove c’è odio, pace dove c’è conflitto. La speranza non è un’idea astratta, ma un atteggiamento concreto che si traduce in azioni reali, in scelte che siano davvero ispirate dal Vangelo.

Il Pontefice ha messo in evidenza che la speranza pasquale non può essere disgiunta dall’impegno a favore degli altri. Non possiamo celebrare la Pasqua in modo disinvolto, senza fare i conti con le difficoltà che caratterizzano il nostro tempo. La risurrezione non è una magia che risolve tutto, ma una realtà che ci invita a trasformare il nostro cuore e a metterci al servizio degli altri. In questo senso, Papa Francesco ha esortato i cristiani a essere testimoni di una speranza che non è solo una consolazione, ma anche un impegno di solidarietà.

La speranza deve tradursi in atti concreti di aiuto a chi soffre. “Portiamo la speranza della Pasqua”, ha detto il Papa, “con le nostre parole, con i nostri piccoli gesti quotidiani, con le nostre scelte ispirate al Vangelo”. Non si tratta solo di parole, ma di vivere concretamente ciò che predichiamo. Ogni atto di amore, ogni gesto di compassione, ogni decisione che prende sul serio la dignità dell’altro è un atto che porta la speranza nel mondo.

Papa Francesco ha invitato i fedeli a essere testimoni di speranza anche per coloro che non credono, per quelli che si sono arresi alla disperazione o che si sono chiusi nel loro dolore. La speranza pasquale non è solo un dono per i cristiani, ma anche per chi ha perso la fede o per chi vive senza fiducia. Ogni cristiano è chiamato a diventare un messaggero di questa speranza, una luce che illumina anche i cuori più oscuri.

In un passaggio molto significativo della sua omelia, Papa Francesco ha voluto sottolineare che la risurrezione di Cristo “irrompe nelle tenebre della storia senza clamore”. Questo significa che la fede cristiana non è una fede trionfalista, che celebra una vittoria visibile e spettacolare. La risurrezione non è un evento che obbliga a credere, ma un atto di amore e di umiltà che invita ogni persona a una fede autentica e viva. In questo senso, la Pasqua ci invita a una religiosità che non si accontenta di cerimonie o riti esteriori, ma che entra nel profondo della vita quotidiana, dove si affrontano le sfide più difficili e dove la sofferenza trova una risposta nella speranza.

Papa Francesco ha messo in guardia contro il rischio di una religiosità “astratta”, che si limita a pensare che la risurrezione di Cristo risolva tutto in modo magico, senza una vera trasformazione interiore. La Pasqua, per il Papa, è una chiamata alla trasformazione del cuore, un invito a fare i conti con le proprie ombre e le proprie ferite, a non lasciare che la sofferenza ci renda indifferenti, ma a rispondere con un cuore che spera e ama.

La speranza pasquale, infine, non può rimanere confinata all’ambito personale. Essa deve tradursi in un impegno sociale concreto, che porti alla costruzione di una società più giusta, solidale e pacifica. Papa Francesco ha richiamato continuamente la necessità di essere “messaggeri di speranza” anche nella vita pubblica, nelle scelte politiche, sociali ed economiche. La Pasqua non è solo un tempo di preghiera e meditazione, ma anche un’opportunità per agire in favore degli altri, per costruire un mondo più umano, dove i poveri, gli oppressi, le donne maltrattate e i bambini vittime della guerra non siano lasciati soli, ma accompagnati dalla luce della speranza.

Concludendo la sua omelia, Papa Francesco ha ricordato che, nonostante le difficoltà e le sofferenze del mondo, la Pasqua è un tempo che ci invita a non arrenderci mai, a non lasciare che la morte e il male prevalgano. La Pasqua ci insegna che la vita può rinascere, che la speranza è sempre possibile, anche nei momenti più bui. E questo è il messaggio che il Papa ha voluto trasmettere: un messaggio di speranza, di amore e di impegno, che ogni cristiano è chiamato a portare nel mondo con coraggio e determinazione.

 

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