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Politiche Ambientali e Integrazione per un Futuro Neutrale al Carbonio

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in .

A cura di Ottavia Scorpati

Dalla nascita della politica ambientale alla visione del Green Deal, un’analisi delle strategie europee per combattere il cambiamento climatico, promuovere la crescita verde e rafforzare l’integrazione politica continentale.

L’ambiente, ormai da decenni, non è più solo una questione legata alla salvaguardia della natura, ma è diventato un elemento centrale nella costruzione delle politiche pubbliche globali, con implicazioni politiche, economiche e sociali sempre più pervasivi. In un contesto di emergenza climatica globale, l’Unione Europea ha scelto di fare della sostenibilità una delle sue principali priorità, dando vita a un ampio e articolato processo che ha unito l’ambizione ecologica alla necessità di unificazione politica e sociale. La nascita della politica ambientale dell’UE, frutto di trattati, dichiarazioni e azioni concrete, ha portato alla creazione di uno dei programmi più ambiziosi del nostro tempo: il Green Deal europeo. Questo piano non solo mira alla riduzione delle emissioni di carbonio, ma si propone anche di trasformare l’Europa in un modello di crescita verde, equa e inclusiva, capace di stimolare innovazione e sostenibilità economica.

Il Green Deal europeo rappresenta una sfida paragonabile a un grande progetto di cambiamento e innovazione, con l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ma, al di là dell’ambizione, questo progetto implica un profondo ripensamento del sistema economico, delle politiche pubbliche e delle relazioni internazionali. La trasformazione ecologica non riguarda solo il cambiamento delle tecnologie e dei consumi, ma implica anche una riflessione su come l’Unione Europea si relaziona con il resto del mondo, come promuove la cooperazione internazionale e come integra i principi di sostenibilità nella propria costituzione e nelle leggi nazionali. Il Green Deal è, dunque, la manifestazione di una visione complessa che va oltre il semplice “greenwashing” per cercare di costruire un futuro in cui le generazioni future possano vivere in un ambiente sano, equo e prospero.

L’azione politica dell’Unione Europea nella lotta contro i cambiamenti climatici rappresenta una delle più importanti e ambiziose sfide politiche, economiche e sociali dei nostri tempi. La transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio non è solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità per ridisegnare il panorama geopolitico, economico e sociale dell’Europa. Con l’aumento delle temperature globali, la perdita di biodiversità, l’inquinamento atmosferico e la crescente scarsità delle risorse naturali, l’Europa è chiamata a rispondere con una serie di politiche coerenti e integrate, in grado di affrontare queste problematiche e garantire la sostenibilità per le generazioni future.

Da un lato, assistiamo al ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, ma dall’altro lato, l’Unione Europea si pone come un faro di speranza, impegnandosi con determinazione in una transizione verso la neutralità climatica. Non solo si tratta di una questione di responsabilità ecologica, ma anche di una strategia di integrazione politica che unisce gli Stati membri attorno a un obiettivo comune: la creazione di un’Europa sostenibile e resiliente. Il percorso che ha condotto alla formulazione della politica ambientale dell’Unione Europea, a partire dal Green Deal europeo, ha avuto diverse tappe fondamentali che hanno segnato la maturazione di una coscienza ambientale condivisa.

La politica ambientale dell’Unione Europea si è evoluta nel corso dei decenni, a partire dalla prima Conferenza ONU sull’ambiente umano del 1972, dove si è dato avvio a un dibattito globale sulla necessità di affrontare i danni ambientali causati dallo sviluppo industriale e dal modello di crescita economica basato sul consumo delle risorse naturali. In quell’occasione vennero approvati principi fondamentali per una gestione sostenibile delle risorse naturali, nonché per la protezione dell’ambiente.

Nel 1972, il Consiglio Europeo di Parigi sostenne la creazione di una politica ambientale comunitaria che fosse strettamente integrata con le politiche economiche europee. In particolare, si pose l’accento sulla necessità di un programma di contrasto all’inquinamento e alla tutela dell’ambiente, concetti che vennero gradualmente rafforzati attraverso trattati e atti legislativi.

L’Atto Unico Europeo del 1987 segnò un passaggio cruciale, introducendo il “Titolo Ambiente” nell’ordinamento giuridico dell’Unione. Questo titolo fornì per la prima volta una base giuridica per una politica ambientale comune, ponendo così le basi per lo sviluppo di un sistema integrato di regole e azioni finalizzate alla protezione dell’ambiente. Con il trattato di Maastricht del 1993, l’ambiente venne riconosciuto come un settore strategico ufficiale dell’Unione, conferendo così una forte legittimazione alla creazione di politiche ambientali comuni e vincolanti.

Nel 1997, con il trattato di Amsterdam, l’integrazione della politica ambientale nelle altre politiche settoriali divenne obbligatoria, sancendo un passo decisivo verso la creazione di una vera e propria politica ambientale europea. L’impegno verso lo sviluppo sostenibile venne ulteriormente rafforzato, dando vita a un processo di “europeizzazione” delle politiche ambientali che, attraverso il gradualismo e l’incrementalismo, ha portato a una crescente armonizzazione delle pratiche nazionali in tutta Europa.

Il trattato di Lisbona del 2007 ebbe un impatto ancora maggiore, rendendo i cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile priorità assolute nell’agenda politica dell’Unione Europea. Grazie a questo trattato, l’Unione Europea acquisì la personalità giuridica necessaria per poter sottoscrivere accordi internazionali in materia ambientale, permettendo all’Europa di giocare un ruolo di primo piano nelle negoziazioni globali sul cambiamento climatico.

Il Green Deal Europeo, presentato dalla Commissione Europea nel 2019 sotto la guida della presidente Ursula von der Leyen, rappresenta il punto culminante di decenni di politiche e impegni verso una maggiore sostenibilità ambientale. L’obiettivo centrale del Green Deal è quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, un traguardo ambizioso che implica la riduzione delle emissioni di gas serra, la promozione di energie rinnovabili e una transizione verso un’economia circolare e sostenibile.

Il Green Deal non si limita a essere un programma di decarbonizzazione, ma comprende un ampio ventaglio di iniziative che vanno dalla protezione della biodiversità, alla promozione di un’agricoltura sostenibile, fino alla creazione di nuovi modelli economici basati sull’innovazione e sulla transizione energetica. La Commissione Europea ha infatti avviato un ampio processo di revisione delle normative esistenti, modificando leggi relative all’energia, ai trasporti, all’edilizia e all’agricoltura per allinearle agli obiettivi del Green Deal.

La sfida del Green Deal europeo è stata paragonata da von der Leyen allo sbarco sulla Luna, tanto è ambizioso l’obiettivo di decarbonizzare progressivamente l’intera economia dell’Unione. Per raggiungere questo obiettivo, sono previsti investimenti significativi, pari a circa un trilione di euro, destinati a sostenere la ricerca e l’innovazione, nonché a finanziare il piano di rimboschimento e la tutela delle foreste. Sono inoltre previsti incentivi e politiche di sostegno per le regioni più vulnerabili e per i settori economici che potrebbero risentire maggiormente della transizione verso una società a basse emissioni di carbonio.

L’adozione di una tassa sul carbonio è una delle misure più significative previste dal Green Deal. Essa mira a penalizzare quei paesi e quelle industrie che non si allineano agli obiettivi di riduzione delle emissioni, creando così un meccanismo di “giustizia climatica” che incentivi una rapida transizione. Questo strumento si inserisce nel contesto di una nuova visione economica europea, che spinge per una crescita “verde” e inclusiva.

Il Green Deal europeo ha avuto un impatto rilevante anche sul contesto nazionale, come dimostra la riforma costituzionale italiana approvata nel febbraio 2022. La modifica dell’articolo 9 della Costituzione italiana ha introdotto una nuova formulazione che sancisce l’impegno della Repubblica nella tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali, con un’esplicita dichiarazione di tutela “anche nell’interesse delle future generazioni”. Questo cambiamento rappresenta un passo significativo, poiché conferisce alla protezione dell’ambiente una dimensione di responsabilità istituzionale, ponendo tale impegno all’interno del testo costituzionale italiano.

Anche l’articolo 41, che riguarda la libertà di iniziativa economica, è stato modificato per includere esplicitamente il rispetto della salute e dell’ambiente tra i principi fondamentali da tutelare. In tal modo, la Costituzione italiana riconosce l’importanza di integrare la sostenibilità ambientale nelle politiche economiche e sociali, in un contesto di transizione ecologica che investe tutti gli aspetti della vita pubblica e privata.

La politica ambientale europea si colloca all’interno delle competenze concorrenti dell’Unione, come sancito dall’articolo 4 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Ciò implica che l’Unione e gli Stati membri sono chiamati a cooperare per raggiungere gli obiettivi comuni, attraverso una procedura legislativa ordinaria che consenta l’adozione di misure vincolanti in ambito ambientale.

Nel corso degli anni, la politica ambientale europea ha subito un processo di “europeizzazione”, che ha portato all’armonizzazione delle politiche nazionali in materia di ambiente e ha avuto un impatto profondo sull’integrazione politica dell’Unione. L’ambiente, da questione di “low politics”, è diventato progressivamente una questione di “high politics”, assumendo un ruolo centrale nell’agenda politica dell’Unione.

Questo processo ha avuto effetti significativi sull’integrazione europea, poiché ha creato uno spazio di cooperazione e coordinamento tra gli Stati membri, che si sono trovati a dover affrontare insieme le sfide globali del cambiamento climatico. La politica ambientale ha quindi svolto un ruolo importante nell’unificazione dell’Europa, creando un terreno comune su cui sviluppare soluzioni condivise per le sfide globali.

L’Unione Europea ha dimostrato di essere non solo un mercato unico, ma anche un attore globale in grado di influenzare le politiche internazionali, specialmente in ambito ambientale. La politica ambientale europea non si limita ai confini del continente

, ma si inserisce in un contesto globale, dove l’Europa può fungere da modello di governance regionale e da laboratorio di soluzioni innovative per affrontare il cambiamento climatico.

L’Europa è chiamata a rafforzare la sua posizione di leadership globale nella lotta contro i cambiamenti climatici, attraverso la cooperazione con altri paesi e regioni, e la promozione di accordi internazionali che possano garantire una risposta globale coordinata e strutturata. Con il Green Deal europeo, l’Unione intende fare della sostenibilità ambientale un elemento centrale della propria politica estera, cercando di influenzare le politiche climatiche mondiali e di promuovere il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il Green Deal europeo non è solo un programma di riduzione delle emissioni, ma anche un’opportunità per creare una “crescita verde” che possa generare nuovi posti di lavoro, stimolare l’innovazione e promuovere una transizione equa per tutti i cittadini europei. La presidente Ursula von der Leyen ha sottolineato che il Green Deal deve essere una transizione graduale e inclusiva, in grado di garantire che nessuno venga lasciato indietro.

Le politiche di sostegno alle industrie e alle regioni più vulnerabili, la promozione di una finanza sostenibile e il rafforzamento della cooperazione tra pubblico e privato sono elementi chiave di questa transizione giusta. L’obiettivo è costruire una società più resiliente, in grado di affrontare le sfide del cambiamento climatico senza compromettere lo sviluppo economico e sociale.

L’Unione Europea si trova di fronte a una sfida senza precedenti: affrontare il cambiamento climatico e garantire una crescita economica sostenibile. Con il Green Deal europeo, l’Europa si è impegnata a diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico, ma la riuscita di questo progetto dipenderà dalla capacità dell’Unione di continuare a integrare le politiche ambientali nelle sue politiche economiche e sociali. La protezione dell’ambiente e la lotta contro i cambiamenti climatici sono temi che, più che mai, sono destinati a definire il futuro dell’Europa e della sua posizione nel mondo.

 

 

 

 

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