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Stefano Ambrogi

dal “Cozzaro Nero” a “Vita da Carlo”

Ho intervistato Stefano Ambrogi, un attore poliedrico, che si trova a Roma per tutta una serie di spettacoli, a partire dal 30 settembre in quel del teatro Manzoni.

– Allora Stefano, so che farai una serie di spettacoli teatrali – chiedo subito all’attore – di cui la prima è stata proprio il 30 settembre al teatro Manzoni di Roma. La prossima invece sarà il 4 novembre al Teatro Roma e poi in seguito tutta una serie di altri spettacoli. Parlaci della “Setta dei Romani Estinti”, questo gruppo di cui fai parte e che da quel che ho capito si occupa anche di beneficenza –

-La Setta dei Romani Estinti è una associazione nata per scopi benefici e una parte dei soldi che si riescono a fare con i nostri spettacoli vanno per l’appunto in beneficenza: ci tengo a dire che noi non portiamo soldi ma cose che servono per aiutare, ad esempio ultimamente siamo riusciti a portare un dondolo e un barbecue ad una casa famiglia e di questi piccoli gesti siamo molto felici perché aiutiamo gente reale e tangibile con i loro problemi di tutti i giorni -.

– Parlami ora della tua collaborazione con Fabrizio Giannini – chiedo poi all’attore – quali sono le sue proposte alla regia? –

– La collaborazione con Fabrizio è eccezionale, in quanto lui dirige lo spettacolo ma allo stesso tempo è sempre pronto a recitare un testo di Trilussa o di Franco Califano, unendo le profonde riflessioni dei grandi del passato romano in un contesto che parla di aiutare gli altri, in questo modo proviamo ad unire tematiche e scopo ultimo dei nostri spettacoli -.

– Quali altre date farete ? – chiedo allora incuriosita e stupefatta da tanto buon cuore –

-Il 4 novembre saremo al Teatro Roma e il 10-12 dicembre saremo al teatro Parioli sempre qui in Roma, in seguito saremo al teatro Italia il 24 febbraio e il 30 aprile al teatro Argentina –

– Come era stato l’incontro con Gigi Proietti – chiedo poi a Stefano Ambrogi, vista la sua grande gentilezza – per guardare un poco al tuo passato ed all’incontro con la romanità dello spettacolo -.

– Gigi Proietti si è rivelato decisivo per la mia crescita come attore – prosegue Stefano Ambrogi nell’intervista, non prima di aver sospirato per questa grande perdita nella comicità romana – ha lasciato un vuoto enorme quando se ne è andato. Gigi Proietti è stato un punto di riferimento per tutta una generazione di attori: io l’ho conosciuto a un provino attraverso un’altro attore, Pino Quartullo, che mi aveva portato per una parte, e mi disse apertamente che ero troppo bello per quella parte, in seguito sempre grazie a Pino Quartullo che mi aveva truccato per sembrare meglio “l’orco” di cui Gigi Proietti aveva bisogno per quella parte, cominciai a lavorare con lui e questa è stata una delle mie più grandi opportunità nella vita, soprattutto per la mia carriera di attore.

Da allora è cominciata una lunga serie di collaborazioni che lo aveva portato a fare Febbre da Cavallo: La Mandrakata nel ruolo del Cozzaro Nero.

– A proposito di Carlo Verdone invece – chiedo poi a Stefano Ambrogi – come ti sei trovato con lui alla regia? Te lo nomino in quanto lo hai avuto ultimamente come regista in “Vita da Carlo”-

– Carlo è stato per me un’altro punto fondamentale per la mia crescita come attore- prosegue nella sua storia – mi ha diretto in molte pellicole, come “Gallo Cedrone” o “Grande Grosso e Verdone”,

ma la cosa più bella è il fatto che è diventato un’amico, oltre che una persona con cui consigliarmi per interpretare i ruoli più diversi, che come dicevo, la mia carriera mi ha portato a fare -.

– A quale ruolo ti senti più legato dopo tutte le pellicole e gli spettacoli teatrali che hai fatto – chiedo poi a questo poliedrico attore – tu che hai interpretato tanti ruoli in tutti i generi?-

-Avendo recitato tantissimi ruoli di tutti i generi, dai classici ai contemporanei, dal comico al drammatico e non di meno anche nel tragico, mi rimane soprattutto il rimpianto che nel cinema vengo normalmente adoperato per le mie capacità da caratterista, come appunto il ruolo del Cozzaro Nero, ma ne potrei citare altri mille, mentre invece vorrei avere la possibilità di avere ruoli più lunghi che lascino un messaggio più profondo nel pubbilico cinematografico: interpretare Sergio, il padre di Alessia (Ilenia Pastorelli), nella pellicola “Lo chiamavano Geeg Robot” è stato un ruolo bello ma sempre troppo corto -.

foto wikipedia                                                                  ©Francesca Marti