
Tra Sovraccarico Digitale e Senso Critico
Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in Attualità.
Come le nuove generazioni navigano il mare vasto e complesso dell’informazione nell’era digitale, tra opportunità, rischi e la necessità di un giornalismo rinnovato.
L’informazione nel mondo degli Under 30 si presenta oggi come un universo estremamente complesso e stratificato, immerso in un contesto di sovraccarico informativo e iper-conversazione che mette a dura prova la capacità di discernimento e di giudizio critico di chi cresce e vive in questa epoca digitale. I giovani, infatti, sono costantemente sollecitati a rimanere aggiornati su ciò che accade nel mondo, in un flusso incessante di dati, notizie, opinioni e contenuti multimediali che attraversano quotidianamente le piattaforme digitali. Tuttavia, questa richiesta continua di informarsi non è priva di insidie: assumere una posizione chiara e decisa su un tema può facilmente portare a essere accusati di partigianeria o di superficialità, come se la semplice espressione di un’opinione fosse frutto di disinformazione o di un’opposizione non ponderata. La realtà in cui si muovono gli Under 30 è segnata da un paradosso: da una parte la disponibilità pressoché illimitata di informazioni, dall’altra la difficoltà concreta nel districarsi tra fonti affidabili e fake news, tra dati oggettivi e manipolazioni mediatiche.
Oggi è un dato ormai assodato che le nuove generazioni scelgono quasi esclusivamente di informarsi online, preferendo piattaforme digitali e social network piuttosto che i tradizionali mezzi di comunicazione, come giornali cartacei, radio e televisione convenzionale. Questo spostamento non è casuale, ma risponde a una esigenza precisa: i canali tradizionali sono percepiti come meno espressivi, meno immediati e spesso poco in sintonia con il linguaggio e il mondo giovanile, mentre i social e i siti di informazione online sono in grado di offrire un aggiornamento costante, un dialogo più diretto e una narrazione che riesce a coinvolgere maggiormente. L’informazione digitale, con la sua capacità di intercettare le modalità comunicative degli Under 30, rappresenta dunque una risorsa fondamentale, ma al contempo espone a rischi legati alla qualità e all’affidabilità delle notizie. Per questo, diventa imprescindibile il ruolo del senso critico, una competenza da sviluppare urgentemente per navigare con consapevolezza questo mare vasto e spesso turbolento. È qui che il buon giornalismo può e deve fare la differenza, restando fedele alla propria missione di fornire notizie accurate, verificabili e indipendenti, capaci di informare senza deformare.
In un evento intitolato “Giornalismo vs Under 30”, organizzato presso l’Università La Sapienza di Roma, si è affrontato proprio il tema del ruolo del giornalismo in questo scenario così mutato e sfidante. Alla presenza di importanti personalità del settore, la discussione ha evidenziato come, in un’epoca dominata dalla ricerca spasmodica di consensi, followers e like, la vera forza del giornalismo risieda ancora nella sua purezza informativa, nella capacità di restare strumento di conoscenza e non semplice prodotto di intrattenimento. La rettrice Antonella Polimeni ha sottolineato la trasformazione in atto, con l’ascesa dei social media e la diffusione virale delle fake news che portano a una spettacolarizzazione esasperata delle notizie. Oggi si assiste a un fenomeno di arricchimento sensazionalistico delle news, pensato per catturare l’attenzione degli spettatori, ma che spesso rischia di deformare la realtà e alimentare disinformazione e confusione. In questo contesto, Polimeni ha evidenziato la necessità di costruire un vero e proprio “networking” tra cittadini e giornalisti, un fare rete che consenta di instaurare un dialogo responsabile e di sviluppare un senso critico diffuso e maturo.
Il fenomeno del sovraccarico informativo rappresenta una delle sfide più complesse e attuali. In passato, le notizie circolavano lentamente e attraverso pochi canali condivisi da tutti; oggi, la tecnologia ha radicalmente mutato questo quadro, dando vita a un flusso continuo e massiccio di informazioni. Questo eccesso informativo genera confusione, incertezza e difficoltà nel prendere decisioni consapevoli. Il termine “Information Overload”, o sovraccarico informativo, descrive proprio questa condizione in cui la quantità di dati supera la capacità di elaborazione umana, portando a stress e ansia. Due fenomeni specifici sono stati identificati in relazione a questo: l’ansia da informazione (Information Anxiety), coniata da Richard Saul Wurman per indicare la tensione e lo stress derivanti dall’incapacità di accedere o comprendere le informazioni necessarie, e la sindrome da affaticamento informativo (Information Fatigue Syndrome), studiata dal filosofo David Lewis, che porta a sintomi fisici e cognitivi come confusione, dimenticanze, mal di testa e una riduzione delle capacità critiche. Questi stati psicologici e fisiologici rendono la gestione dell’informazione ancor più complessa, soprattutto per i giovani che sono immersi in un ambiente mediatico iperstimolante.
Per orientarsi in questo mare di informazioni e sviluppare una comprensione critica, risulta cruciale affidarsi a strumenti come il data journalism, una branca del giornalismo nata negli Stati Uniti che utilizza big data e open data per analizzare e raccontare la realtà in modo più rigoroso e trasparente. Pierpaolo D’Urso, preside della Facoltà di Scienze Politiche alla Sapienza e docente di statistica, evidenzia come questa metodologia possa aiutare a evitare di cadere in trappole di disinformazione, fornendo dati e rappresentazioni oggettive. In questo senso, le infografiche giocano un ruolo fondamentale: tramite rappresentazioni visive chiare e immediate, consentono di comprendere con facilità fenomeni complessi, aumentando la consapevolezza e la capacità di interpretazione degli utenti.
Ma affinché le opinioni espresse siano veramente frutto di consapevolezza e non di condizionamenti, è necessario mantenere un confronto continuo con punti di vista diversi dal proprio. In un mondo dove la polarizzazione è spesso favorita dalla struttura stessa dei social, la neutralità assoluta è un concetto quasi inesistente. Come ha sottolineato Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, la neutralità è infatti un’illusione: “Solo il morto o l’ebete sono neutrali, non hanno idee”. Il giornalismo vero, invece, si basa sull’imparzialità, cioè sull’applicazione equa delle proprie idee a tutte le situazioni, senza favoritismi. Conoscere chi c’è dietro a un articolo, ascoltare e valutare anche le voci opposte, è fondamentale per formare un’opinione libera e consapevole.
Il servizio pubblico dell’informazione, affidato in Italia principalmente alla Rai, necessita di un profondo rinnovamento per rispondere efficacemente alle esigenze di un pubblico giovane e digitalizzato. Barbara Floridia, senatrice e presidente della Commissione parlamentare per i servizi radiotelevisivi, ha evidenziato come questo servizio sia oggi limitato e intrappolato in una “bolla informativa” che lo rende poco rilevante per le nuove generazioni. Serve uno svecchiamento che lo porti nel mondo digitale, con linguaggi moderni e la capacità di raggiungere luoghi e persone diverse, offrendo una pluralità di sensibilità e punti di vista. Floridia ribadisce che il servizio pubblico è un diritto fondamentale di ogni cittadino e deve essere difeso e potenziato tramite un Consiglio di amministrazione libero e risorse stabili che ne garantiscano autonomia e qualità.
L’iper-conversazione, definita da Marco Cancellato, direttore di FanPage, rappresenta un aspetto innovativo e cruciale della comunicazione contemporanea. Se un tempo l’interazione tra lettore e giornalista era praticamente inesistente, oggi tutti partecipano a una conversazione enorme e multilivello fatta di commenti, condivisioni e reazioni. Questo cambio di paradigma impone un nuovo modo di informarsi, dove non si può più affidare la propria opinione a una sola fonte, ma è necessario attingere da più punti di vista e diventare attivi protagonisti e responsabili del dibattito pubblico. La sfida non è imporre il giornalismo agli Under 30, ma costruire un contesto dialogico in cui tutti contribuiscono alla cultura dell’informazione.
A questa complessa dinamica si aggiungono le sfide tecnologiche, fisiche, biologiche e chimiche che sottendono al funzionamento delle infrastrutture digitali e alle modalità di fruizione dell’informazione. La tecnologia di comunicazione si basa su principi fisici profondi, come la trasmissione di segnali elettromagnetici via onde radio, fibra ottica e satelliti, sfruttando fenomeni legati alla luce e alle onde per inviare enormi quantità di dati in tempi brevissimi. L’innovazione nei semiconduttori ha permesso la realizzazione di microprocessori potentissimi, capaci di elaborare dati con velocità impressionanti, mentre i progressi nei materiali fotonici e nelle memorie hanno aumentato la capacità di immagazzinare informazioni. Il funzionamento stesso di queste tecnologie è un equilibrio tra fisica, chimica e ingegneria, elementi imprescindibili per sostenere la crescita delle piattaforme digitali.
Un ruolo fondamentale nell’alimentazione di queste infrastrutture è svolto dalle energie rinnovabili, in particolare dai pannelli solari fotovoltaici. Questi dispositivi sfruttano l’effetto fotovoltaico, un fenomeno fisico in cui la luce solare eccita elettroni nei materiali semiconduttori, generando corrente elettrica. La chimica dei materiali utilizzati per costruire le celle è determinante per migliorarne efficienza e durata. Negli ultimi anni la ricerca ha puntato sulle celle di perovskite, materiali ibridi organici-inorganici che promettono performance superiori al silicio tradizionale, con costi più bassi, anche se restano da superare problemi di stabilità. L’integrazione di queste innovazioni permette di immaginare infrastrutture digitali sempre più sostenibili, in grado di ridurre l’impatto ambientale e garantire autonomia anche in zone remote.
Sul versante biologico, il cervello umano deve fare i conti con l’iperstimolazione continua a cui è sottoposto in questo contesto digitale. Sebbene il cervello degli Under 30, abituato a multitasking e a riconoscere pattern complessi, abbia sviluppato alcune capacità adattative, i limiti biologici di attenzione, memoria ed elaborazione restano evidenti. L’esposizione costante a flussi di informazioni frammentate può provocare affaticamento cognitivo, ansia e una diminuzione della profondità nella comprensione. Le neuroscienze ci ricordano che il senso critico non è solo un’abilità intellettuale da coltivare, ma una necessità biologica per proteggere il benessere mentale e la salute cognitiva.
Di fronte a queste sfide, diventa indispensabile un nuovo alfabetismo informativo e digitale, che non si limiti all’uso tecnico degli strumenti, ma comprenda la capacità di riconoscere fonti attendibili, comprendere il funzionamento degli algoritmi che selezionano i contenuti, e saper contrastare la disinformazione. Le istituzioni educative devono investire in programmi che insegnino non solo la pratica digitale, ma anche la consapevolezza critica, abbracciando conoscenze interdisciplinari che includano aspetti fisici, chimici e biologici della comunicazione digitale.
Gli algoritmi delle piattaforme social e digitali, alimentati da intelligenza artificiale e machine learning, sono progettati per massimizzare il coinvolgimento degli utenti, spesso privilegiando contenuti polarizzanti ed emotivi a discapito della qualità e della veridicità delle informazioni. Questo crea delle vere e proprie “bolle informative” che rafforzano i pregiudizi cognitivi e limitano la visione critica. Comprendere la natura tecnica e scientifica di questi algoritmi, che affondano le loro radici nella fisica quantistica e nella chimica dei materiali dei processori, può aiutare i giovani a diventare consumatori più consapevoli e resistenti alle manipolazioni.
Parallelamente, la crescente domanda energetica delle infrastrutture digitali impone innovazioni anche nel settore delle batterie e delle tecnologie di accumulo, come le batterie agli ioni di litio e le celle a combustibile, che permettono di immagazzinare e rilasciare energia in modo efficiente e sostenibile. Questi sistemi, basati su complesse reazioni chimiche, sono fondamentali per mantenere attivi i servizi digitali, dalle reti 5G alle piattaforme cloud, contribuendo a creare reti resilienti e autonome.
La generazione degli Under 30, nativa digitale e fortemente consapevole delle problematiche ambientali, si trova oggi in una posizione cruciale per influenzare il futuro della comunicazione e dell’energia. L’adozione di comportamenti critici e informati, infatti, si traduce non solo nella capacità di scegliere fonti affidabili, ma anche nel premere per un uso più etico e sostenibile della tecnologia. Pratiche come il riciclo dei dispositivi elettronici, l’uso responsabile dell’energia e la promozione di tecnologie rinnovabili rappresentano scelte di responsabilità sociale che hanno un impatto diretto sulla qualità dell’informazione e sulla salute del pianeta.
Così, il mondo degli Under 30 si trova oggi a un bivio cruciale, dove la mole di informazioni e la rapidità della loro diffusione richiedono una visione interdisciplinare che integri fisica, biologia, chimica e tecnologia per costruire un’educazione critica e sostenibile. Solo attraverso una comprensione profonda dei meccanismi che regolano la comunicazione digitale, delle basi scientifiche dei dispositivi e delle implicazioni biologiche e sociali di un sovraccarico informativo, sarà possibile formare cittadini capaci di partecipare attivamente a una democrazia informata, equa e consapevole.
©Danilo Pette