
Violenza di genere e le dinamiche sociali ed effetti strutturali
Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in Attualità.
A cura di Ottavia Scorpati
Un’analisi critica delle ripercussioni socio-economiche e geopolitiche della violenza contro le donne, evidenziando come norme, potere e disuguaglianze alimentino un sistema di oppressione che ostacola lo sviluppo umano e la coesione sociale.
La violenza contro le donne rappresenta una delle emergenze più gravi e pervasive del nostro tempo. Non si tratta semplicemente di un problema sociale o individuale, ma di una crisi complessa che intreccia diritti umani, economie nazionali, stabilità geopolitica e coesione sociale (ONU, 2021). Nel 2023, mentre il mondo cerca di uscire da due anni di pandemia globale e si confronta con nuovi e vecchi conflitti internazionali, la violenza di genere continua a rappresentare un ostacolo decisivo allo sviluppo sostenibile e alla sicurezza collettiva (UN Women, 2022).
Questa emergenza silenziosa è spesso sottovalutata nelle analisi politiche ed economiche, ma il suo impatto è straordinariamente diffuso: frena la crescita economica, mina la stabilità delle società, compromette la sicurezza internazionale e mina il rispetto dei diritti umani fondamentali (Banca Mondiale, 2019). L’articolo analizza come la violenza contro le donne, sotto molteplici forme, abbia conseguenze economiche tangibili e profonde implicazioni geopolitiche, e come solo un approccio integrato possa affrontare efficacemente questa sfida.
Le statistiche globali e nazionali testimoniano un fenomeno vasto e radicato. Nel 2021, il Ministero dell’Interno italiano ha rilevato 289 omicidi volontari, di cui 116 vittime erano donne; di queste, 100 sono state uccise in ambito familiare o affettivo, con il partner o ex partner responsabile in 68 casi (Ministero dell’Interno, 2022). Questi dati, seppure con un lieve calo rispetto all’anno precedente, mostrano come la violenza domestica continui a essere una minaccia costante, in linea con i report dell’ISTAT e dell’European Institute for Gender Equality (EIGE, 2022).
La pandemia da COVID-19 ha acuito il problema a livello globale: l’isolamento sociale, le restrizioni e le difficoltà economiche hanno incrementato il rischio per molte donne (OMS, 2021). Organizzazioni internazionali come l’ONU (UN Women, 2020) e l’OMS hanno evidenziato un aumento significativo delle segnalazioni di violenza domestica in molti Paesi durante il lockdown, confermando come crisi sanitarie ed economiche amplifichino i rischi di abuso.
La violenza contro le donne non è dunque un problema solo di sicurezza personale, ma un freno allo sviluppo. Donne insicure o vittime di abusi sono spesso escluse dal mercato del lavoro o subiscono discriminazioni, riducendo il loro contributo all’economia e al benessere sociale (OCSE, 2019). È una crisi che coinvolge ogni fascia d’età, classe sociale e cultura, e che necessita di risposte globali e multidisciplinari.
L’economia globale paga un prezzo altissimo per la persistenza della violenza di genere. Stime della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite quantificano in una perdita pari al 3-5% del PIL mondiale i costi legati a questo fenomeno (Banca Mondiale, 2019; UN Women, 2021). Questo dato comprende spese dirette, come i costi sanitari per curare le vittime, quelli giudiziari per gestire i processi, e indiretti, come l’assenteismo, la perdita di produttività, e la riduzione della partecipazione femminile nel mercato del lavoro (WHO, 2013; McKinsey Global Institute, 2015).
In Europa, la Commissione Europea ha più volte sottolineato come la violenza contro le donne costituisca un ostacolo concreto all’inclusione lavorativa femminile (Commissione Europea, 2020). In Italia, per esempio, meno del 50% delle donne è occupato, con un divario che si lega anche al clima di insicurezza e alla discriminazione (ISTAT, 2022). L’insicurezza nei contesti pubblici e privati, in particolare nelle aree rurali o socialmente svantaggiate, scoraggia la partecipazione attiva delle donne al lavoro, al tempo stesso aumentando i costi sociali e sanitari per la collettività (EIGE, 2022).
A livello globale, Paesi che registrano alti livelli di violenza di genere evidenziano anche una crescita economica più lenta e instabilità sociale più marcata (UNDP, 2021). La correlazione tra violenza, povertà e esclusione è evidente: la violenza di genere alimenta un circolo vizioso che limita lo sviluppo umano e istituzionale (Banca Mondiale, 2019).
La violenza contro le donne non è solo un problema interno ai singoli Paesi, ma ha profonde implicazioni geopolitiche. Nei conflitti armati, la violenza sessuale è tristemente usata come arma di guerra, un metodo di annientamento e controllo (UN Security Council Resolution 1820, 2008). Documenti ONU mostrano come in Siria, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan e Yemen la violenza di genere sia parte integrante delle strategie militari (UN Women, 2020).
Questa violenza non si limita al campo di battaglia: le donne che fuggono da guerre e crisi economiche affrontano rischi aggiuntivi, tra cui traffico di esseri umani, sfruttamento e abusi (UNHCR, 2022). Le migrazioni forzate amplificano così la crisi, trasformandola in una sfida umanitaria globale.
Sul piano politico, le donne sono spesso escluse dai negoziati di pace e dalle decisioni geopolitiche, nonostante siano tra le più colpite dai conflitti (UN Women, 2018). Questa marginalizzazione aggrava la violenza e limita la possibilità di costruire una pace duratura. L’ONU ha più volte ribadito l’importanza di includere le donne nei processi di riconciliazione per garantire stabilità politica e sviluppo sostenibile (UN Security Council Resolution 1325, 2000).
La violenza contro le donne è fortemente radicata in stereotipi di genere e norme sociali che attribuiscono agli uomini ruoli di dominio e controllo (WHO, 2010). Cambiare queste norme è una sfida culturale essenziale per prevenire e ridurre la violenza.
Movimenti come #MeToo e #HeForShe hanno contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e a coinvolgere gli uomini nella lotta contro la violenza di genere (UN Women, 2019). Sempre più uomini oggi si dichiarano alleati attivi, partecipando a campagne di educazione e sensibilizzazione. Ma il cambiamento resta lento e frammentato, spesso ostacolato da retaggi culturali profondi.
Per un cambiamento duraturo è necessario un impegno costante nelle famiglie, nelle scuole e nelle istituzioni, per educare le nuove generazioni a relazioni paritarie basate sul rispetto e sull’uguaglianza (UNESCO, 2021).
Le norme sociali che definiscono la mascolinità tradizionale – uomo forte, dominante, insensibile – sono spesso alla base della violenza di genere. Combattere questi stereotipi richiede interventi mirati, soprattutto nell’educazione (Durham University, 2022).
Iniziative come quelle promosse dalla Durham University e altre istituzioni internazionali puntano a sviluppare competenze relazionali, empatia e comunicazione nei giovani, favorendo una cultura del rispetto e della non violenza (Durham University, 2022). Questi progetti, innovativi e basati su evidenze scientifiche, dimostrano come l’educazione possa essere uno strumento potente per trasformare mentalità e comportamenti.
La tecnologia rappresenta un’arma in più nella lotta contro la violenza. Il “Signal for Help”, un gesto di richiesta d’aiuto diffuso tramite social media e smartphone, è diventato uno strumento efficace per salvare vite (Canadian Women’s Foundation, 2021). Nel novembre 2021, una ragazza negli Stati Uniti è stata salvata da un rapimento grazie al riconoscimento del segnale da parte di un automobilista.
Questo esempio evidenzia come la sensibilizzazione e l’uso consapevole delle nuove tecnologie possano aumentare la sicurezza delle donne, offrendo strumenti di intervento tempestivo e di comunicazione anche in contesti difficili.
Il percorso verso l’eliminazione della violenza contro le donne è ancora lungo e complesso. Nel 2023, nonostante progressi legislativi e culturali, permangono molte sfide strutturali (UN Women, 2023). La volontà politica, a livello nazionale e internazionale, deve tradursi in investimenti concreti nei servizi di assistenza e nei programmi di prevenzione.
La collaborazione tra istituzioni, società civile, media e settore privato è indispensabile per creare una rete di protezione efficace (UN Women, 2021). La violenza di genere deve diventare una priorità strategica nelle agende di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, poiché la parità di genere è una condizione imprescindibile per pace, sicurezza e prosperità globale (Agenda 2030, SDG 5).
La violenza contro le donne non è solo una questione di diritti umani o sicurezza individuale, ma un problema globale che intreccia economia, politica e società. I dati drammatici e le storie di dolore richiedono un cambio di paradigma: solo un impegno collettivo, che coinvolga donne e uomini, istituzioni e cittadini, potrà costruire società più giuste, sicure e inclusive.
Educare, abbattere stereotipi, garantire protezione e giustizia sono le chiavi per un futuro senza violenza, un futuro in cui la sicurezza delle donne non sia un’eccezione, ma una regola fondamentale per lo sviluppo umano e la convivenza pacifica (WHO, 2022; UN Women, 2023).