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X Maggio MMXX: la Festa della Mamma …. ed il “Naufragio della nostra Nazione”

Una “Mamma in festa”  e una Nazione smarrita

Torquato Cardilli

Coincidenze, una festiva e l’altra festosa 
La festa della mamma non poteva affogare in una gioia maggiore di quella manifestata nell’abbraccio a Ciampino tra Silvia Romano e sua madre. 
Si è trattato di un quadretto di affetto cui hanno assistito, perdurando il blocco del paese, tanti italiani incollati alla tv. Tuttavia, la spettacolarizzazione della scena, quasi a reti unificate, come se il paese non fosse ancora immerso nella tenaglia del Covid 19 con i suoi corollari di morti, di imprese e cittadini su lastrico, è stata una stonatura oltretutto stridente per l’assembramento della folla degli astanti non certo multati dalla Digos come i quattro poveri ristoratori di Milano. 
Se è comprensibile l’entusiasmo dei familiari e di chi si è adoperato per la fine della prigionia e il rientro a casa di una giovane donna italiana, tenuta ostaggio per un anno e mezzo prima in Kenia e poi in Somalia, o dei compaesani che hanno sciolto le campane, è però lecito porsi alcune domande.

Visibilità accoglienti di circostanza 
Passi il fatto che sia tornata a bordo di un aereo dei servizi di sicurezza della Presidenza del Consiglio, ma non si capisce per quale ragione il Capo del Governo ed il Ministro degli Esteri si siano prestati alla sceneggiata paternalistica alla Berlusconi dell’accoglienza all’aeroporto di Roma e a rilasciare melense dichiarazioni alla stampa. Non è stato né un atto di eroismo né di rispetto, ma una comparsata per visibilità mediatica che ha irritato tanta povera gente.

Non sarebbe bastato il Direttore Generale degli italiani all’estero della Farnesina o al limite di uno dei cinque Sottosegretari tipo la Del Re o Sereni? Quale il merito nazionale vantato da Silvia Romano per essere accolta come una personalità di Stato? Forse che importanti cariche di Governo si sono mosse per onorare le esequie del poliziotto ucciso dai banditi a Napoli la settimana scorsa nel compimento del dovere? Forse che il Ministro della Sanità o dell’Interno hanno reso onore e l’estremo saluto di persona al sacrificio di oltre 150 medici e operatori sanitari vittime dell’abnegazione e del dovere per soccorrere i malati in terapia intensiva e strapparli alla morte di coronavirus?

Efficienza si, e in parte no? 
Tutti i mezzi di informazione e varie pagine di giornali e rotocalchi traboccano da domenica di elogi per la sagacia, la bravura, l’astuzia della nostra “intelligence” guidata dal Generale Carta (in procinto di andare a presiedere la Finmeccanica Leonardo) nello scovare, nel trattare e nel riportare a casa la prigioniera senza spargimento di sangue, purtroppo verificatosi in tanti altri episodi di sequestri di persona con intervento di teste di cuoio (casi Failla e Piano uccisi in Libia dai terroristi in una sparatoria, Lo Porto ucciso in Pakistan  durante un raid anti terrorismo degli americani, La Molinara morto in Nigeria durante un blitz delle forze speciali nigeriane, Calipari morto in Iraq per la liberazione della Sgrena).

E per gli scafisti del carnaio? Ovvero, dalla Zattera di Gericault al gommone di trasbordo il mercato continua  
Ma se i nostri servizi sono così efficienti come mai non hanno ancora scovato gli scafisti che commerciano carne umana dalla Libia, non ne hanno individuato le basi né i canali di finanziamento e di rifornimento o di protezione internazionale?

Nel caso della Romano qualche foto, apparsa qua e là, svela che indossava un giubbetto antiproiettile con lo stemma nazionale della mezzaluna turca, segno inequivocabile che sono stati i servizi segreti turchi a mediare con i terroristi somali.

Italia, il lodo della cassaforte  
L’Italia è considerata dai terroristi di ogni fazione (al-Qaida, Shebab, Abu Sayaf, Jihadisti, Boko Aram, ecc.) come una cassaforte che non va danneggiata e mantenuta al riparo da atti di terrorismo cruento, a differenza di paesi come Belgio, Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, perché il nostro Governo è sempre propenso alla trattativa ed a pagare il prezzo del riscatto.

Un Primato assoluto al negativo, una lunga lista di nomi, e il paradosso retroattivo negazionista 
in questo abbiamo un primato assoluto: siamo gli unici al mondo che lo fanno tanto che qualche bello spirito critico ha commentato che se Gesù Cristo fosse stato italiano avremmo riscattato anche lui ed i due ladroni, impedendone la crocefissione.

La Farnesina ha sempre negato (memorabili le dichiarazioni reticenti in proposito dei ministri degli Esteri Alfano in Parlamento e Gentiloni in televisione) ma sono troppe le voci diffuse che parlano di montagne di soldi date ai sequestratori (nel 2019 Tacchetto in Burkina Faso, Zanotti e Sandrini in Siria, nel 2016 Cacace, Calonego, Calcagno e Pollicardo rapiti in Libia, Del Torchio nelle Filippine, nel 2014 Ramelli e Marzullo rapite in Siria, Scaravilli, Vallisa e Salviato in Libia, nel 2013 Quirico in Siria, nel 2011 Mariani rapita in Algeria e Urru rapita in Mali, nel 2010 Pellizzari al largo della Tanzania e liberato due anni dopo, Azzarà rapito nel Darfur, nel 2009 Cicala rapito in Mauritania, nel 2005 Sgrena rapita e riscattata con 5 milioni di euro in Iraq con la grave perdita dell’uccisione dell’agente dei servizi Calipari, nel 2004 in Iraq le due cooperanti Simona Torretta e Simona Pari accolte anche loro da Berlusconi a Ciampino).

Quanto sia stato pagato di riscatto per la liberazione di Silvia Romano non è noto, ma Conte, per evitare di essere sbugiardato come avvenuto a Berlusconi che vantava l’esclusivo ruolo italiano, ha fatto sapere con un tweet che i nostri servizi avevano agito con la mediazione degli agenti dello spionaggio turchi per la trattativa e il riscatto con gli integralisti islamici somali di Al Shabab.

Onore usurpato aggiunto all’incapacità incompetenza farraginosità a fronte delle emergenze 
Che questa volta si sia trattato di 1 milione o di 5 milioni di euro, sul piano dell’onore, della saldezza nazionale non fa differenza, soprattutto nel momento in cui l’atteggiamento popolare si rivela progressivamente anti governativo per l’incapacità, l’incompetenza, la farraginosità con cui è stata gestita la emergenza Covid e l’ineffabile lentezza con cui si provvede a mitigare il fortissimo disagio economico di centinaia di migliaia di persone.

Precedenti casi di rapimento nostrani: blocco dei conti e dei beni delle famiglie dei rapiti. Una speculare discriminante risolvibile con una firma liberatoria 
L’Italia aveva attraversato anni bui nel periodo dei rapimenti di persone a scopo di riscatto, per lo più in Sardegna o in Aspromonte, con punte di efferatezza quali le orecchie mozzate, ma Governo, Parlamento e Magistratura reagirono rendendo impossibile il pagamento del riscatto e ponendo sotto blocco i conti e i beni delle famiglie dei rapiti. Ed allora perché non applicare lo stesso sistema ai cittadini italiani sequestrati in giro per il mondo dai terroristi e pensare alla opportunità di fare firmare a quanti si recano all’estero in zone definite ad alto rischio, una liberatoria prima che lascino il territorio nazionale, con la quale esonerano le autorità e i loro concittadini dal sobbarcarsi l’onere della loro liberazione?

Un rientro da passerella alla moda e foto di circostanza 
Infine una nota di colore. Tutte le autorità sapevano dell’abbigliamento della Romano ed avrebbero dovuto evitare le riprese televisive e fotografiche che ora circolano nel mondo con soddisfazione dei terroristi islamici. È sembrata del tutto stonata, oltre ogni dire, la foggia con cui si è presentata la Romano a Ciampino, se non altro perché mancante di rispetto verso i propri connazionali. Romano era vestita con una tunica colorata lunga fino ai piedi, coperta da un lenzuolo verde per evidenziare la sua conversione all’Islam, come se fosse l’abito a fare il monaco. Fortunatamente l’Italia è un paese democratico caratterizzato dalla più assoluta libertà di culto, ma se la Romano dopo i primi giorni di ambientamento nel calore di casa continuerà a vestire in quel modo sarà progressivamente ed inesorabilmente ostracizzata dai suoi compaesani, se viceversa tornerà agli abiti occidentali avrà dimostrato che quella dell’arrivo era solo una sceneggiata.

 

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