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C.E.R.K.I.O la Comunità degli emigrati in regione di Crimea – Italiani di Origine

 “Giornata del Ricordodella deportazione degli Italiani di Crimea

Raffaele Panico

Ho raggiunto, al telefono, il prof. Giulio Vignoli, di casa a Rapallo. Ormai siamo diventati amici, da ben oltre 20 anni, avendo in questo tempo sempre avuto – pur senza mai incontrarci di persona grazie alla tecnologia, occasione di trattare gli “Italiani nel Mondo”, ovvero italiani autoctoni, in opere e viaggi e contatti del prof. Vignoli, cui ho affiancato gli italiani all’Estero ossia gli emigrati e oggi oriundi nei 4 continenti Americhe, Africa del nord ed ex AOI (Africa orientale italiana). Europa e Australia. Vignoli già docente presso la facoltà di Scienze politiche, ha insegnato materie privatistiche ed insegnato anche come docente di Diritto e politica delle Comunità europee, poi diritto dell’Unione Europea, oltre a Diritto agrario comunitario, Organizzazione internazionale e Diritto pubblico comparato. Autore di centinaia di pubblicazioni monografiche, saggi, e articoli.

In copertina immagine di it.sputnik.com

Ho chiesto al prof. Vignoli – che è presidente onorario degli Italiani in Crimea – una sintesi di questa storia millenaria che ha origine tanto dalle repubbliche marinare Italiane quanto a ritroso dai testi antichi del greco Strabone “Geografia” e dal romano Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia.
Il respiro della Civiltà Romana era presente a Teodosia, Caffa e Cherc l’antica Panticapeum… E come è nata la sua lunga e onorata ricerca sugli italiani autoctoni fuori dai confini della Madre patria.

 

 

VIGNOLI. Insegnavo all’Università di Genova, oltre alle lezioni ho sempre fatto ricerche, e consideravo allora i molti libri sulle piccole minoranze in Italia (tedeschi, sloveni, catalani, albanesi, ecc.) ho quindi iniziato a cercare le minoranze italiane all’estero. Iniziando con Malta, Corsica e il Nizzardo, Briga e Tenda, il Ticino e i Grigioni, l’Istria e Fiume e, fuori dai confini geografici la Dalmazia; poi ho trovato comunità italiane in Bosnia, in Romania dove ci sono circa 10 mila italo-romeni che esprimono un deputato garantito pur essendo poche migliaia nel parlamento a Bucarest dove siamo una minoranza riconosciuta.

[…] Difatti tra il 1999 e il 2000, il professor Vignoli, mi ha messo in contatto con la presidentessa degli Italiani in Romania che mi concesse una lunga intervista grazie alla sua prestigiosa conoscenza e merito…

VIGNOLI. Certo – prosegue – e la cosa ebbe ancora seguito, dato che mi avevano detto “guardi che trova anche in Crimea una importante presenza italiana”. Così alla fine del comunismo, ho preso un contatto e ho raggiunto diverse volte la Crimea. Questa comunità è stata deportata al tempo della guerra, e hanno subito in Kazakistan le prime due diaspore, poi l’altra in Siberia. Il Presidente oggi della comunità italiana è la dottoressa Giulia Giacchetti Boico, il padre era ucraino la madre era figlia di italiano, Giacchetti. In quegli anni hanno ripreso l’uso della lingua italiana. Vennero deportati, gli italiani di Crimea, assieme ai soldati dell’Amir, vennero portati in treni piombati, con la traversata del mar Caspio. Un lungo viaggio da Cherc attraverso vari confini… 

Una deportazione in vagoni piombati con bambini che morirono come anche vecchi e adulti, siamo 1942. Fu proprio la deportazione in stile seconda guerra mondiale quella brutale, come sempre la guerra è più cruenta sul fronte orientale… Arrivati in Kazakistan vennero dispersi in vari Kolchoz, arrivarono con vestiti leggeri dalla Crimea che gode di clima mediterraneo.

Poi arrivarono i tedeschi e gli italiani in Crimea dopo la “ritirata” e ci fu la terza deportazione, questa in Siberia, erano 3.000 e tornarono in poche centinaia. Sopravvissero con molta fortuna con storie raccapriccianti, casi estremi per nutrirsi

Italiani di Crimea inizi Novecento

[…] ma passiamo al dopoguerra […] tornarono in Trecento alla meglio e con fortuna in Crimea. Alcuni rimasero in Kazakistan oggi ci sono ancora diverse famiglie, miste di italiani e con donne russe per lo più. A Cherch quando tornarono si videro espropriati di tutto, le case le trovarono occupate. E si ricominciò da capo. 
La prima comunità degli Italiani di Crimea veniva fondata quando c’era Gorbaciov, da un italiano di Crimea. Non c’erano aiuti da parte delle ambasciate italiane che allora erano a Kiev nel periodo di interregno e io mi ero prodigato e intercedevo per questi italiani di Crimea, ma nulla valse, dimenticati in Patria. A parte le colonie genovesi, e veneziane e anche pugliesi su tutta la parte marittima della Crimea, con Teodosia, Jalta, Caffa e altre cittadine oltre Cherc, erano maggiormente presenti i tatari che poi finirono in minoranza. I Tedeschi e tatari vennero deportati per la quasi totalità ma anche greci e armeni nella prima parte del XX secolo.

Al tempo di Gorbaciov ci fu una legge che riconosceva tutte le deportazioni e dava agevolazioni a tante minoranze ma non agli italiani. Alla stazione di Cherch c’è un monumento che riportava tutte le minoranze ma non ricordava gli Italiani”.

Sin qui la traccia indelebile del prof. Giulio Vignoli, le sue ricerche frutto di interesse per l’Italia e gli italiani e la loro storia millenaria, eppure da quel nucleo dei “Trecento”, tornati a Cherc, è iniziata una nuova presenza e importanti riconoscimenti. A far data dall’11settembre 2015 quando il Presidente Putin a Jalta ha incontrato l’ex presidente Berlusconi e i rappresentanti dell’antica Comunità italiana di Crimea, con tutti gli onori. Il presidente Putin ha preso in considerazione gli italiani a cominciare dalle memorie del cimitero degli italiani del regno di Sardegna i soldati della guerra di Crimea del 1854, anche in quel caso ostili alla Russia. All’occasione dell’incontro per la “Memoria” tra Berlusconi e Putin sono stati ricordati gli italiani di Cherch e la comunità italiana, ancora non riconosciuta come minoranza, era presente all’incontro.

Al presidente Putin all’occasione è stata regalata la prima e la seconda edizione del libro di Giulio Vignoli in tre lingue Russo ucraino e italiano “La tragedia sconosciuta degli italiani di Crimea”. Il presidente Putin chiese cosa potesse fare… durante il periodo della fase ucraina – nell’Union Soviet – si poteva avere il doppio passaporto. Gli italiani chiesero il riconoscimento di minoranza e il Presidente Putin confermò «ora torno a Mosca farò un Decreto e vi riconosco come minoranza» e questo avvenne con piena puntualità in soli tre giorni.

Conclude il prof. Vignoli: “Oggi si lamentano alcuni collegamenti, come la corrispondenza postale – perché parte dall’Union Europea – che passa ancora per Kiev e così torna al mittente. In effetti questa comunità italiana andrebbe sostenuta anche per allestire la memoria con l’Italia attraverso libri, convegni, per ampliare la biblioteca, la videoteca e quant’altro…”

Speriamo, per amor di Patria, anche grazie a questa intervista, il professor Vignoli possa risentire i suoi amici della Crimea. Intanto ogni anno la Mostra itinerante della Comunità italiana di Crimea celebra la “Giornata del Ricordo” della deportazione degli italiani di Crimea, avvenuta il 29 gennaio del 1942.  Come sopra detto gli italiani vennero rastrellati, casa per casa, deportati nei Gulag del Kazakistan, decimati dal freddo e dalla fame, malattie e lavori forzati.
Attualmente sono circa 500 gli italiani di Crimea e attraverso l’associazione C.E.R.K.I.O acronimo di Comunità degli emigrati in regione di Crimea – Italiani di Origine, organizzano eventi culturali e le festività caratteristiche per promuovere il senso di identità nazionale insieme alla diffusione e la conoscenza della lingua italiana.

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