
Nel delitto Kirk l’Internazionale della Sinistra Antifascista,
antisemita e pro LGTBQ+
Scritto da Franco D'Emilio il . Pubblicato in Esteri, Diplomazia e Internazionalizzazione, Attualità.
Negli USA la sinistra estrema – anarcoide e pure tanto radical chic, frangia consistente del Partito Democratico – ha favorito, anche solo indirettamente, l’assassinio di Charles Kirk (nella foto in evidenza), leader della nuova destra conservatrice, per mano di un giovane ventiduenne, Tyler Robinson, disposto ad esaltarsi con un delitto politico, più che mai incomprensibile, senza alcuna ammissibile ragione.
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E’ stato l’assurdo crimine di chi, seppure abilmente indottrinato sul piano di una fumosa ideologia liberatrice dalla politica di Trump, si è sentito fermamente convinto, persuaso di assolvere una salvifica missione antifascista. Proprio così, anche la sinistra americana, soggetto solitamente tanto utilitarista e pragmatista, sembra aver fatto sua l’equazione, tuttora dominante nella vecchia Europa, che qualunque proprio oppositore non possa che rappresentare la continuità con la destra fascista, quindi sia da eliminarsi ad ogni costo.
Il Presidente Donald Trump impersona la destra ed ha subito un attentato nel corso della sua ultima campagna elettorale; il giovane e promettente Charles Kirk rappresentava una nuova formula politica della destra, impegnata a colloquiare trasversalmente con tanta società americana, soprattutto con quella non di radici conservatrici: per questo è stato freddato, fra l’altro in un campus universitario, quello della Utah University, luogo di incontro e confronto di idee, non certo di delitti politici.
Ecco, quindi, l’antifascismo militante e violento della sinistra americana, squallida, ma pericolosa scimmiottatura dell’anacronistico, soltanto pretestuoso e parassita antifascismo della sinistra europea, in prima fila quella italiana.
I democratici USA, pesantemente in ombra sotto la politica di Trump, lasciano, ormai, mano libera alla loro ala radicale che da lungo tempo, sempre con tanto variabile opportunismo, manovra lo scontento sociale del sottoproletariato, il disagio dei ghetti cittadini di vasta immigrazione, lo snobismo di certi circoli intellettuali, infine l’incosciente velleitarismo di parte della gioventù universitaria, proveniente dalla middle class.
E’ un gioco alla rivoluzione che i democratici USA conducono sin dall’epoca delle affascinanti, seppure irrealistiche teorie di Herbert Marcuse, Professore alla Brandeis University, contro il neocapitalismo, così espresse ne L’uomo a una dimensione del 1964.
Una sinistra internazionale antifascista, ovunque uniforme nella sua condotta denigratoria, astiosa, spesso minacciosa contro qualunque destra di governo con ampio consenso elettorale.
Di questa condotta ha fatto e fa le spese anche Giorgia Meloni, attuale capo del governo italiano, costretta spesso a respingere vane accuse della sinistra, da tre anni malamente all’opposizione, nonostante sobilli a vuoto piazze, centri sociali e università.
Sì, perché tutto fa brodo per l’Internazionale della Sinistra. I democratici americani, dunque, parte militante di quell’Internazionale della Sinistra Antifascista che accanto alla piddina Elly Schlein, al socialista spagnolo Pedro Sanchez, al francese Jean-Luc Melenchon, leader della più radicale sinistra d’Oltralpe, include o, perlomeno, tollera scandalosamente addirittura Putin e i terroristi di Hamas. Una sinistra internazionale antifascista, ovunque uniforme nella sua condotta partigiana.
Tutto serve all’occorrenza poiché sempre il fine giustifica i mezzi, tanto più contro la destra che vince e governa. Perché, allora, non cavalcare la tigre, alla stessa maniera con la quale i comunisti italiani la cavalcarono, per nostra fortuna invano, nei 46 anni di esistenza repubblicana del loro PCI dal 1945 al ’91?
E’ sempre la stessa condotta, pure double face, con la quale ogni sinistra antifascista non si vergogna nemmeno di far convivere il suo fumoso filosemitismo di circostanza con il proprio antisemitismo, tanto storicamente indiscutibile perché ampiamente documentato, persino da compagno a compagno ebreo, come bene sperimentò a sue spese il tenace Umberto Terracini.
Che siano gli USA o l’Italia, la Francia, la Spagna oppure la Russia, la sinistra, di governo o no, sorride più o meno apertamente ai propri connazionali ebrei, ma fuori dai confini nazionali sfoggia antisemitismo e avversione ad Israele, sempre maldestramente dimentica quanto l’odierna guerra in Palestina sia nata da una vile azione terroristica di Hamas contro l’unica democrazia, appunto quella israeliana, presente e viva in Medio Oriente.
Insomma, la solita partita doppiogiochista della sinistra: due pesi, due misure. Addirittura, sempre perché tutto fa zuppa per la sua causa, l’Internazionale della Sinistra Antifascista ha sposato da tempo, senza se e senza ma, pure la causa della multicolore comunità LGTBQ+, sostenendola nella sua pretesa di tanti diritti e nessun dovere o limite nei confronti del rispetto, comunque dovuto a chi con quell’identità di genere, da sempre unicamente utile alla continuità naturale della società.
Lo stesso Tyler Robinson, assassino di Charles Kirk, pare fosse in contatto con il mondo transgender, dunque, forse, sospinto al suo delitto persino dall’avversione LGTBQ+ al giovane leader del nuovo conservatorismo americano, fermo difensore della famiglia tradizionale e del suo valore sociale, culturale. Quindi, la comunità multidentitaria nel genere subito antifascista di diritto o per cooptazione, a voi la scelta, nelle fila dell’Internazionale della Sinistra: alle ortiche, invece, il già illusorio “Proletari di tutto il mondo unitevi!”
Povero Charles Kirk, eroe di questo tempo tanto difficile.
