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In salvo l’Archivio di Arnaldo Mussolini

Scritto da Franco D'Emilio il . Pubblicato in , .

 

                                                                                                                                

Domenica scorsa, 12 ottobre, a Bologna davvero apprezzabile e significativa l’iniziativa con la quale la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Emilia Romagna, ora affidata alla cura della dr.ssa Elena Stefani, ha celebrato la ricorrenza della Domenica di Carta, manifestazione annuale, solitamente nel mese di ottobre, dal 2010 promossa a livello nazionale dal Ministero della Cultura per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio archivistico.

L’iniziativa bolognese (sopra la locandina illustrativa), già nel suo titolo “L’ARCHIVIO RITROVATO DI ARNALDO MUSSOLINI. La storia, i documenti, il restauro“, ha innanzitutto confermato le finalità essenziali del recupero e della conservazione, della tutela e della promozione, da sempre punti fermi della mission sul territorio di tutti gli Uffici, centrali e periferici, del dicastero, preposto all’amministrazione dei nostri beni culturali; poi, ha segnato il positivo bilancio di tanto lavoro della soprintendenza archivistica felsinea per salvare e trarre dall’oblio l’archivio di Arnaldo Mussolini (Predappio, 1885-Milano, 1931), fratello e stretto collaboratore del più celebre Benito, oltre che ininterrottamente, dal 1922 al 1931, direttore de Il Popolo d’Italia, organo di stampa del Partito Nazionale Fascista.
Quanto prima, ultimatosi il restauro e realizzatasi la digitalizzazione dei suoi documenti, l’Archivio di Arnaldo, sinora custodito a Villa Bondanini (sotto in foto) nella frazione di Paderno del Comune di Mercato Saraceno, ma presto, questo è l’auspicio, accolto nelle attività culturali dello stesso municipio appenninico della Romagna forlivese, diventerà fonte documentaria di pubblica consultazione per lo studio e la ricerca sulla storia del Fascismo: tutto questo sette anni dopo il riconoscimento di interesse storico nazionale, nel 2018 attribuito dal Ministero della Cultura, passo davvero importante perché le carte di Arnaldo fossero annoverate quale “giacimento culturale” sotto l’egida dello Stato, anche beneficiando, come finora è accaduto, di finanziamenti, utili ad interventi di restauro e prima digitalizzazione.

                                             

Domenica scorsa, l’iniziativa bolognese della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Emilia Romagna ha offerto al pubblico intervenuto un esauriente incontro conoscitivo, suddiviso in tre parti, sul percorso di recupero dell’archivio di Arnaldo. La prima di contenuto storico, per questo giustamente introduttiva, ha visto due preziosi contributi: quello dello storico Mimmo Franzinelli, noto studioso del ‘900 italiano, in particolar modo del Fascismo, e, nell’occasione, soffermatosi ad illustrare la figura del fratello del Duce, pure evidenziandone certa contraddittorietà umana e politica; quindi, gli interventi di Agnese Portincasa e Andrea Zoccheddu, studiosi entrambi impegnati nell’importante Istituto Storico Parri di Bologna, parte essenziale della storia del movimento di liberazione in Italia. La seconda parte, più di natura archivistica, affidata a Franco D’Emilio e a Barbara Menghi Sartorio, il primo sul tema della “scoperta” dell’Archivio di Arnaldo, la seconda sulla lettura dello stesso archivio attraverso le sue carte, anche esponendo taluna ipotesi della loro interpretazione. La terza parte, articolata in quattro contributi di specifica, alta competenza nel campo del restauro cartaceo e della digitalizzazione archivistica, affidati all’autorevolezza, all’esperienza di Rita Capitani, Silva Bondi, Francesca Bandini e Sabrina Borsetti. Insomma, tutte voci di chi, a diverso livello, ma con pari entusiasmo, ha lavorato e lavora al servizio della cultura, della conoscenza storica. Né va dimenticato il lavoro di coordinamento, affidato a tre funzionari di valore, rispettivamente nella figura di Mauro Maggiorani, Lorenza Iannacci e, di nuovo, Rita Capitani.

                                

Nel 1909 Arnaldo Mussolini si era sposato con Augusta Bondanini, discendente da un’agiata famiglia di imprenditori agricoli, attivi a Mercato Saraceno, comune affacciato sulla Valle del Savio dalle pendici appenniniche della Romagna forlivese: da qui, la consuetudine di Arnaldo di tornare spesso a Villa Bondanini nella frazione mercatese di Paderno, per la moglie dimora di tanta memoria familiare, per lui luogo tranquillo nella pace della natura, quasi un “buon ritiro” dai pensieri, dalle tante incombenze del proprio lavoro politico e giornalistico. Villa Bondanini ha dunque visto scorrere molto tempo, significativo della famiglia del fratello di Benito, sopra ritratta in due foto: una con Arnaldo in piedi accanto alla sua Augusta; la seconda, vero ritratto dell’intera famiglia, che in piedi, da sinistra verso destra, raffigura i figli Vito e Alessandro Italico e babbo Arnaldo; invece sedute, sempre da sinistra, mamma Augusta e la figlia Rosina.  Per questo, col tempo nell’abitazione di Paderno si era formato, sedimentato un interessante archivio di Arnaldo, comprendente documenti di particolare rilevanza, allora politica ed oggi storica, poi carte e materiale fotografico di memoria familiare, una piccola biblioteca di opere con dedica autografa degli autori, infine una raccolta di onorificenze ed oggetti artistici. Tutto questo a lungo custodito con tanta premura, pure preservandolo da ogni possibile rovina o sfregio, nell’austero studio di Arnaldo (foto sottostante) all’ultimo piano della residenza padernese, ancora oggi proprietà della famiglia Bondanini nella persona dell’affabile signor Alessandro.

                                                   

Quindi, viva gratitudine all’impegno profuso dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Emilia Romagna per salvare dal forzato oblio e dal deterioramento le carte dell’Archivio Arnaldo Mussolini, anch’esse essenziali per raccontare, rinnovare l’identità storica, culturale della nazione e, in senso più stretto, della Romagna forlivese


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
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