A Roma, il “Pigneto” e la Movida Notturna
UNO SPACCATO DI ROMA CAPITALE
_______________in un’analisi di FRANCESCO SPUNTARELLI
Il Pigneto è un quartiere di Roma ben noto nell’ultimo decennio per la sua movida, ma recentemente posizionatosi in un’allarmante situazione critica per la sicurezza in strada, causa la iper-concentrazione dei locali della movida romana in uno spazio relativamente piccolo.
Negli anni novanta la sua “abitabilità” era a basso costo, perché droga ed alcolismo non rendevano il quartiere un posto ideale dove vivere o lavorare. Oggi il problema si ripropone – sempre negativamente – per coloro i quali, attardandosi ivi di notte ma vivendo nel quartiere anche di giorno, ne pagano le conseguenze; altri quartieri come Testaccio e Trastevere sono invece diventati più tranquilli in quanto è stato elaborato uno statuto specifico dal I° Municipio (abitato ora da molti stranieri) mentre la vicina zona di San Lorenzo ha subito un forte stop nei locali della movida a causa della pandemia covid-19, circostanza che ha costretto anche a ridimensionare le attività in presenza nell’Università “La Sapienza”.
Il Pigneto è diventato un quartiere dove è pericoloso muoversi di notte: è facile trovare in internet video di questa zona, ove persone di etnia africana lottano per piccoli furti con commercianti pakistani, ma bisognerebbe chiedersi se questi video, come tanto materiale on-line non siano costruiti ad hoc per mostrare un immagine esasperata del quartiere; camminando la sera per le vie del quartiere il rischio maggiore sembrano ancora le strade poco illuminate e una viabilità sempre più ristretta sia per le vetture che per i pedoni.
Rimane il fatto che chi abita nel quartiere si trova in costante contatto con un pericolo causato da una moltitudine di gente che vive per strada la notte abusando di droga o alcool; per modificare tale situazione occorrerebbe una costante e numerosa presenza da parte delle Forze d’Ordine, da sottoporre a stressanti rischi personali per regolamentare una movida che, per la propria natura, risulta difficile da poter controllare.
La storia del Pigneto
Via del Pigneto, il cui toponimo era già attestato nel XVII secolo dove esisteva come strada poderale tra vigneti (da cui una facile assonanza tra vigneto e Pigneto), si formò come zona abitata, ovvero come agglomerato edilizio, a partire dal 1870 dall’unione dei gruppi abitativi del Torrione, della brigata Galliano e della zona dell’Acqua Bullicante, nonché della Borgata Marranella e della zona del Casilino, formando un triangolo (… forse isoscele), con al centro quello che era il “Pigneto” originale, in cui i lati uguali del triangolo sono costituiti da via Casilina e via Prenestina.
Nel tempo qui è passato un po’ di tutto: popoli antichi, imperatori (….costruttori di acquedotti), monaci, latifondisti e poi, in epoche successive, fabbriche ed altre attività d’impresa per pagare meno tasse in quanto in zona “fuori le mura”, binari per i treni e tram, nonché ancora villini per una borghesia nascente e un tunnel per la metro C.
Negli ultimi anni la vicinanza con l’Università della Sapienza l’ha resa una delle zone più frequentate da studenti fuori sede, sia come ‘quartiere dormitorio’, sia come zona della Movida Romana, soprattutto per una serie di ordinanze restrittive sugli orari nella vicina zona di San Lorenzo (ove trovasi l’Università La Sapienza), confinante con un gruppo di piccoli parchi all’interno del quartiere stesso; tra questi ricordiamo quello denominato Nuccitelli-Persiani con l’omonima piazza, quello di piazza del Pigneto ed inoltre quello della ex-Snia, fabbrica prima di radon e poi di viscosa, pur se appartenente ad altro municipio sulla carta, ma ubicato di fronte al Pigneto.
E’ ben chiaro come tutti i parchi costituiscono luoghi di bivacco, per divenire poi luoghi di spaccio/stupefacenti, causa anche la scarsa illuminazione delle vie principali dello stesso quartiere, ingolfato di palazzi, con gente in continuo movimento tra giorno e notte, in cui si acuiscono i pericoli.
La situazione al giorno d’oggi: spaccio, schiamazzi notturni, minacce
Attività border-line sono state aperte a Via Gentile da Mogliano, via Fortebraccio, via Fanfulla da Lodi e dintorni, locali di scambisti, locali di spaccio e soprattutto di alcolisti continuano a proliferare in tutta la zona senza una sorta di normativa che regoli queste aperture, …. con gente che muore e scompare (sic !) prima che intervenga la Polizia e Cittadini minacciati se provano ad alzare la voce.
Chi è ancora giovane può andarsene rapidamente come ivi è arrivato, ma le persone anziane non sono disposte ad un passo così drastico e nemmeno chi abita e qui da sempre e, pertanto, considera il Pigneto come la propria casa.
Vivere al Pigneto al giorno d’oggi significa trovare intere piazze storiche – come quella del giardino Nuccitelli-Persiani – lasciate allo sbando, parchi che diventano posti e luoghi di spaccio per tutta una serie di persone di malaffare e di dubbie identità lavorative, una piazza occupata da tubature poste in essere in quello che dovrebbe essere un luogo pubblico.
Un esempio di quello che avviene in questo quartiere, una volta conosciuto per i suoi scorci nel cinema neorealista, lo abbiamo nella musica a tutto volume che proviene la notte dai locali su via Gentile da Mogliano che tengono sveglia la popolazione di questa zona: il problema vero è che se qualcuno prova a protestare, prima avverte il disinteresse dei proprietari e in seguito riceve le minacce. Il problema è che di questo tipo di locali in uno spazio strettissimo ve ne sono ben due e ne sta aprendo il terzo. Va considerato inoltre che i cittadini hanno cercato di richiedere la chiusure in orari più consoni dei locali situati in via Aquila e via Ascoli Piceno, da sempre “Arterie della Movida”; ma tali chiusure anticipate hanno ulteriormente esasperato la situazione generale, creando un nomadismo forzato di gruppi di persone eterogenee e spesso problematiche tra le zone succitate della movida ed i suddetti parchi, che dovrebbero essere recintati e chiusi nelle ore notturne.
E’ da stigmatizzare inoltre lo stato di abbandono in cui sono relegati molti “Giardini e Parchi” della Capitale, ove la manutenzione del Comune di Roma (che tutti paghiamo) è spesso carente o latitante; i Cittadini che segnalano rami pericolanti, dissesti e/o quant’altro in questi parchi, generalmente, non ricevono alcuna risposta telefonica per giorni e giorni, trovandosi poi a chiamare la Polizia Municipale per disperazione.
E ciò accade non solo nel quartiere del Pigneto, ma anche negli altri quartieri di Roma; il centralino (disabilitato ?) ove nessuno risponde è un diritto che ci è stato tolto e pertanto è da richiederne l’attivazione e da proporre una petizione per un maggior controllo sui parchi, con la relativa recinzione qualora mancante o insufficiente, nonché la loro chiusura durante le ore notturne.
©Spuntarelli Francesco