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Addio a Milan Kundera, autore del romanzo che ha segnato una generazione, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”

L’11 luglio è morto a 94 anni, nella sua casa di Parigi, lo scrittore, poeta, saggista e drammaturgo cecoslovacco Milan Kundera. È emigrato nel 1975 in Francia dopo essere stato espulso più volte dal partito comunista, per aver sostenuto la “Primavera di Praga” ed essere stato portatore di un’idea di socialismo dal volto umano.

Ottenne la cittadinanza francese dal presidente François Mitterrand nel 1981, dopo che nel 1979 gli fu tolta la cittadinanza cecoslovacca a seguito della pubblicazione de “Il libro del riso e dell’oblio”.

Solo in occasione del compimento dei suoi novant’anni il governo di Praga gli ho restituito la cittadinanza ceca. Un anno fa donò tutti i suoi e libri il suo archivio privato alla biblioteca regionale della sua città natale, Brno.

È senza dubbio uno degli scrittori più celebri della Repubblica ceca e la sua opera più famosa, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, gli ha fatto guadagnare fama internazionale e successo mondiale.

Venne molto criticato in patria e dal 1969 le sue opere vennero proibite in Cecoslovacchia; da allora Kundera non concesse a nessuno i diritti di traduzione in lingua ceca. Infatti solo nel 2006 diede il permesso di pubblicare il romanzo anche nella Repubblica ceca tramite un’edizione anastatica di quella pubblicata in ceco a Toronto nel 1985.

Esordì come poeta dove superò gli schemi dell’epoca con una visione dell’amore analizzato nella sua dimensione drammatica ed erotica. All’età di 33 anni debuttò anche come drammaturgo anche se diversi lavori non poté rappresentarli per motivi ideologici.

Da scrittore ha esplorato temi esistenziali come il senso della precarietà e della casualità della condizione umana, e le complesse relazioni umane in particolare i conflitti tra la libertà individuale e l’oppressione politica, ricco dell’esperienza storica di quel che avveniva nella sua patria.

Molto abile nell’intrecciare al racconto riflessioni filosofiche profonde, sapeva costruire trame che incatenavano il lettore al libro con un talento narrativo illuminato. Di carattere schivo e riservato, si era posto nei confronti della vita non come intellettuale predicatore ma come colui che poneva domande. Diceva che l’ambizione della sua vita era unire la serietà delle domande alla leggerezza della forma.

Forse proprio per questo suo atteggiamento aveva deciso di non frequentare l’opposizione ceca all’estero. Lo scontro con il dispotismo sovietico gli aveva insegnato a diffidare delle utopie però nello stesso tempo biasimava anche l’occidentale frenesia dei paesi capitalisti, consapevole che la vita umana è nella trappola di ciò che il mondo è diventato, come lui stesso affermava nel noto romanzo.

Nei suoi racconti e romanzi ha affrontato i temi di attualità politica e sociale del suo paese rapportandoli alla problematica della condizione dell’uomo moderno oppure presentandoli come satira dolorosa.

“L’insostenibile leggerezza dell’essere” fu un romanzo molto amato quando uscì in Italia nel 1985, simbolo di una generazione. Il titolo particolarmente enigmatico e accattivante è impresso nella memoria collettiva degli anni ‘80 ed è considerato un capolavoro della letteratura contemporanea.

La trama è costituita dalle vite intrecciate di quattro personaggi: Tomas-Tereza-Sabine-Franz e si sviluppa nei contrasti tra leggerezza e pesantezza, amore e sesso, destino e libero arbitrio. La storia è ambientata a Praga negli anni ’60 – ‘70 nello sfondo storico della “Primavera di Praga”: è qui che si intrecciano le storie dei protagonisti, nella combinazione tra storia personale ed epoca tumultuosa di svolgimento.

Il pensiero principale del romanzo è l’aspirazione sempre frustrata dell’uomo a liberarsi dai vincoli che ne condizionano l’esistenza. Ma affronta anche temi profondi come la ricerca di significato nella vita, l’amore, la libertà, l’identità di sé…Lo stile è molto filosofico e intellettualmente accattivante.

Kundera in una prosa molto raffinata, affronta temi esistenziali e filosofici suscitando nel lettore domande sulla condizione umana. I personaggi sono complessi, in lotta con la propria eredità emotiva e soprattutto con il senso di vuoto nell’esistenza. Lo stile è molto poetico e l’inquietudine che permane lascia insieme uno spazio alla percezione della bellezza dell’esistenza.

La vita umana si presenta come complessa ma sempre ricca di nuovi significati. Molto si percepisce la cupa e grigia atmosfera politica che si riflette nell’animo dei personaggi che si dipanano tra pesantezza e leggerezza. Nella storia di queste quattro persone sembra essere incarnata la storia di tutta l’umanità.

Mirabile la descrizione del totalitarismo comunista e dell’ipocrisia occidentale che Kundera vide in tutta l’ inconsistenza degli intellettuali incapaci di un’azione autentica. Nel 1988 il regista Philippe Kaufmann realizzò il film liberamente tratto dal romanzo.

La struttura del romanzo e di tutti i suoi lavori, richiama la struttura della composizione musicale poiché ricorre al contrappunto, alle variazioni e al leitmotiv. Utilizza una sintassi un lessico semplici e raramente le metafore.

Significativa è la sua ultima opera,” La festa dell’insignificanza” del 2013, in cui persegue il filone dell’analisi dell’uomo e dei suoi sentimenti. È considerata una sintesi di tutto il suo lavoro, uno strano epilogo ispirato dalla nostra epoca che è comica perché ha perduto ogni senso dell’umorismo come da lui stesso dichiarato.

La parte finale della sua vita è stata appesantita quando nel 2008 venne alla luce un documento conservato nell’archivio dei regimi totalitari che lo accusava di aver denunciato nel 1950 un ragazzo cieco al servizio degli inglesi come spia. Kundera ha sempre respinto le accuse ma certo è che perse la possibilità di ricevere un Nobel per cui da tempo era considerato come papabile ed è stato anche l’inizio di un allontanamento dei francesi, come pure di una riconciliazione con i cechi. Sempre meno amato a Parigi non ho fatto in tempo a rimpatriare come ultimamente aveva tanto desiderato perché la morte lo ha colto lì dopo una lunga malattia.

Veronica Tulli

Foto © La Città Futura

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oppressione politica, Primavera di Praga, relazioni umane, romanzo filosofico, significato della vita