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Al Centro Russia Ecumenica presentato il Libro-Inchiesta di Anna Maria Turi sul “Caso Emanuela Orlandi”

“EMANUELA NELLE BRACCIA DELL’ ISLAM ?
Sufismo e Jihad della donna dai mille volti”

Cronaca di un dibattito, analizzato ed ‘interpretato’ da MARILU’ GIANNONE   

Il libro, presentato giovedì 20 giugno presso il Centro Russia Ecumenica, in un dibattito organizzato dallo Studio Scopelliti-Ugolini, ha riproposto l’interesse per un caso fra i più dolorosi della storia d’Italia degli ultimi trent’anni, mai dimenticato fin dal momento in cui accadde.

Si tratta della sparizione di due quindicenni, a distanza di poco tempo l’una dall’altra: Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, come dissolte nel nulla e mai più ritrovate: l’autrice Anna Maria Turi in tutti questi anni si è sempre impegnata a fondo per fare luce su un mistero che ha ferito tutti, per offrire, con questa sua ricostruzione, una probabile soluzione, rischiando personalmente la sua stessa incolumità.

Il resoconto di tale indagine è stato introdotto da Don Sergio Mercanzin, del Centro Russia Ecumenica, che si è chiesto se “IL MALE” renda famoso chi lo asseconda, augurandosi nel contempo che nel testo si possa trovare la verità. 
Il giornalista Antonio Parisi, moderatore ed autore di numerosi testi sulla medesima inchiesta – tutti al momento esauriti, tra cui anche il suo libro sul Califfo Al Baghdadi – ha ricordato l’avvenimento, evidenziando come i “grandi casi” di sparizione di giovani (tra cui quelli celebri di Anastasia Romanov e del Delfino LuigiXVII) occupano l’immaginario collettivo innescando le congetture più singolari per contrastare l’angoscia che gli stessi provocano, nella ricerca pervicace di rintracciare e di salvare le povere vittime. Parisi ha radiografato punto per punto il libro, evidenziando con particolari sottolineature gli aspetti inquietanti del caso e l’inchiesta condotta da Anna Maria Turi, mentre l’attore Fabio Massenzi, relatore successivo, ha letto la testimonianza sconvolgente del cittadino turco Muftù Fezzì sullo stato delle due giovani prigioniere probabilmente in un campo di terroristi.

La domanda che viene alla mente è come Muftù, semplice studente universitario pur se con qualche conoscenza nei posti giusti, sia riuscito a penetrare in luoghi così minacciosamente irraggiungibili e a riconoscere le due infelici ragazzine, fra le giovani donne spesso rapite dagli estremisti per “farne spose dell’Islam”. Di una fra l’altro, Mirella, pare certo il decesso. Ma è anche il filo conduttore che lega queste giovani a fare pensare: è stato un ratto per un’azione politica o punitiva? E’ stato un ricatto, come a suo tempo si disse, supponendo che Emanuela avesse visto qualcosa che non doveva vedere, e dunque impedire alla famiglia ed a quella dell’amica Mirella di svelarlo?
Nella ricerca di un movente, anche Antonio Parisi sembrerebbe aver forse optato per quello del semplice rapimento, come esposto da Ulderico Piernoli – altro esperto giornalista, da annoverare fra le oltre tremila “scomparse” annuali in Italia, a danno di sfortunate donne che finiscono come “oggetti” negli Stati Medi-Orientali, alla faccia di propagande edulcorate sulla affabilità (ed affidabilità) di tali popolazioni. Piernoli ha precisato inoltre che quanto viene detto nei paesi arabofoni può essere variamente interpretato ma, ad onta delle varie interpretazioni, resta chiaro come la condizione della donna in questi paesi sia assolutamente miserevole e sia inesistente il rispetto per gli altri Stati e le loro donne. Si fa infatti fatica a pensare che un Dio Misericordioso possa incitare a creare dolore, e dunque è qui che l’interpretazione difetta, ed è da qui, mancando un autorevole mediatore della Parola Divina, che parte di tali popolazioni possano forse contribuire ad edificare aspetti estremisti e terroristici.

 L‘odio religioso – e ne fa prova la Storia – ha come perno motore “il concetto della donna” e dei suoi valori già da ere remotissime; e quindi ecco perché nel corso degli interventi ha preso avvio tra i presenti al dibattito un ragionamento sul perché spariscano ragazzine e, nel contempo, vengano affollate spiagge di barconi di cosiddette vittime. E’ forse una tattica invasiva, come quella immaginata dal Prof. Alexandre Del Valle
Parlando sempre a titolo personale, la mia speranza è che venga assunto un diverso atteggiamento, magari dopo una breve meditazione, da coloro che si commuovono davanti a genti venute da quei paesi ove si mortificano le donne e che, pertanto, non non si possono considerare Paesi o Popoli di grande Civiltà. 

Piernoli, nel corso del suo intervento, ha fatto notare come Anna Maria Turi sia riuscita a rintracciare i passaggi in Turchia ed altrove delle due quindicenni, lodando la costanza della giornalista ed il suo coraggio; per contro ha delineato la figura di Alì Agca come visionaria e mentitrice, deviante per una traccia sicura sulla situazione di Emanuela e Mirella. La chiara caratteristica di Agca è fiorita nei colloqui come quella di manipolatore uso al ricatto, quando si è accennato ai 500 milioni di euro per ritrovarle.

Ma, comunque si approfondiscano gli avvenimenti, appare credibile che queste due ragazze, soprattutto Emanuela, possano essere a stento annoverate nei comuni rapimenti, se Antonio Parisi (rintracciando – nel parcheggio all’interno di Villa Borghese – una BMW verde, l’auto che servì a prelevarla), dovette subire ripetute convocazioni ed una iscrizione nel registro degli indagati per “aver creato problemi”, a meno che questi particolari rapimenti non facciano, si dice, parte di un tristo gioco. Con le altre tremila infelici non sembra che ciò sia avvenuto.
Per contro, i due agenti del Prefetto Parisi sostengono che anche Emanuela sia stata uccisa a Roma, dopo un “festino” in un convento. Il Generale Raffaele Vacca, vicinissimo al Col. Antonio Varisco, sostiene invece che la pista può essere quella dei religiosi. Si può pensare allora ad altre vie ed altri moventi che, probabilmente, non verranno alla luce provata, sembra quasi che tesi divergenti vogliano provocare ad hoc confusione.

E’ intervenuto infine Ylias Al Farssi – un affabile tunisino, nonché un “riabilitato” – dichiaratosi felice di essere in Italia e di avere seguito il programma impostogli. 
L’uditorio si è mostrato molto attento alle parole difficilmente contestabili dell’uomo che ha sostenuto, con i suoi reportage verbali, la tesi del ratto per motivi meramente materiali ed ignobili, spiegando come presso i terroristi sia prassi comune sposare una donna per poi ripudiarla entro 24 ore, passarla ad altri … e così via. Ciò, come confermato da Ylias Al Farssi, sarebbe ammesso dalla legge coranica…. Povero Dio, ridotto a licenza di stupro!
Ma, insomma, gli occhi degli occidentali quando si apriranno ? …quando un Signore biancovestito” non si farà paladino, come dovrebbe, di queste povere infelici che, si badi, sono cristiane?
Quis custodit custodes, o meglio, inspicit, ne innocentia deleatur? Intanto grasse abitanti del Sud si sentono santificate , accogliendo sulle spiagge migranti tenendoli per mano, incredule o ignare che fra questi possano essere gli aguzzini di figlie e parenti.
Al Farssi lo ha ribadito e l’alternativa sarebbe ancor più crudele: spesso le rapite verrebbero istruite come martiri o come reclutatrici di giovani di ogni sesso ed età e, se qualcuno negli Stati Europei vuole sapere,  con un inquietante forse approda ad un assordante silenzio.
Non si vuole né dire, né pensare che le giovani, tutte, possano essere scambiate con l’accordo di alcuni. 
Qualche volta si ritiene plausibile il movente del Diluvio.

“Emanuela nelle braccia dell’Islam”, pubblicato dalle Edizioni Il Segno, è un libro che contiene una ricchissima collezione di informazioni e di scoperte, anche terribili e gravi, rinnovando l’attenzione nelle pagine più sconvolgenti della storia attuale ed ai suoi – si passi il termine – cold cases.
Anna Maria Turi, spontanea ed indomita nelle sue “missioni” giornalistiche, dettate da puro interesse umano, ha fatto sperimentare in questo dibattito un vero e proprio gioiello d’intelligenza e, sia detto chiaramente, fermo amore di prossimo.
La Civiltà non può che esserle grata e debitrice.

Marilù Giannone