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Al Pilastro e ovunque c’è un Carabiniere, là c’è lo Stato

Scritto da Franco D'Emilio il . Pubblicato in , , .

                                                       

Sabato 13 settembre al quartiere Pilastro di Bologna con una solenne cerimonia è stata inaugurata la nuova, locale caserma dell’Arma dei Carabinieri, intitolata alla memoria di Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, appunto i tre giovani Carabinieri, vittime della cosiddetta “Banda della Uno Bianca” il 4 gennaio 1991, proprio in quella zona del capoluogo emiliano, e per questo insigniti della Medaglia d’Oro al Valor Civile.

Come testimonia la foto soprastante, il taglio del nastro inaugurale è stato affidata ad Anna Maria Stefanini, madre di uno degli eroici miliari, stretta e sostenuta dall’affettuosa vicinanza di Matteo Lepore, sindaco di Bologna, e di Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno. Una notizia, questa, che conferma innanzitutto l’impegno dello Stato per assicurare, ancora di più, un efficiente, rassicurante presidio di riferimento e azione della legalità ai bolognesi del quartiere Pilastro, realtà, purtroppo di tangibile, difficile contrasto e disagio sociale. Poi, una notizia che, anche per la presenza del Generale di Corpo d’Armata Salvatore Luongo, Comandante dell’Arma dei Carabinieri, qui ritratto nell’immagine sottostante assieme alle altre autorità intervenute, tra le quali pure l’Arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, ha ribadito il legame stretto, indissolubile tra gli italiani e i cari Carabinieri, sempre presenti all’occorrenza e ad ogni urgenza: da nord a sud, dalla penisola alle isole; dalle città ai piccoli paesi montani e marini. Un legame, quindi, ben cementato dalla storia, sempre lodevole e valorosa, della Benemerita sia come forza militare, sia come forza di polizia per la sicurezza, l’ordine pubblico e per compiti di collaborazione con l’autorità giudiziaria, infine sia come forza sempre disponibile con la sua esperienza e il suo spirito di abnegazione a soccorrere quanti colpiti da terribili calamità naturali. Insomma, un servizio importante, insostituibile, continuamente al passo col mutamento dei tempi e del progresso tecnologico, soprattutto sempre sinonimo di aiuto certo e sicuro, come narra anche la foto sottostante dei primi anni ’50 che ritrae la pattuglia di due Carabinieri in bici, armati del mitico moschetto 91/38.

                     

Per tutti noi la Fiamma, simbolo di coraggio, lealtà e dedizione, che fregia inconfondibilmente il berretto di ogni Carabiniere è il segno vivido della presenza, a noi dappertutto vicina, delle istituzioni, quasi che si possa senza alcuna enfasi concludere: ovunque c’è un Carabiniere c’è lo Stato. Quando ho saputo dell’intitolazione della nuova caserma del Pilastro ai tre Carabinieri, Medaglia d’Oro al Valor Civile, Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, mi sono sinceramente commosso che, finalmente, pur se dopo 34 anni, la memoria di questi giovani caduti in servizio fosse fissata nel nome di una unità operativa dell’Arma, sempre conferma di quell’impegno, a volte sino al sacrificio estremo della vita, che ogni Carabiniere sa di assolvere, costi quel che costi, nel rispetto del duro e tenace motto “Nei Secoli Fedele”. Fra l’altro, la notizia dell’intitolazione della caserma bolognese mi ha richiamato subito alla mente la figura di un altro giovane Carabiniere, oserei dire “sbarbatello”, che spesso incrocio al mattino sul marciapiede d’attesa o nella stessa carrozza della metropolitana a Roma. Slanciato, magro come uno stecco, sfumatura alta dei capelli a spazzola, sempre una borsa in mano, non una piega nella sua divisa che egli stesso ogni tanto illumina con un sorriso cortese agli altri viaggiatori: molti, compreso qualche straniero e immancabilmente qualche ragazza, lo guardano con curiosità o simpatia o affetto.

                                                                                                                                        

Poi, all’arrivo il giovane Carabiniere scatta veloce, al solito preferendo le scale normali a quelle mobili, non senza una sistematina sul capo del suo cappello con l’indomita Fiamma. Forse, qualcuno penserà che sia incline a facili sentimentalismi, eppure, credetemi, mi lascia davvero ben sperare l’idea che lo Stato sia rappresentato degnamente proprio da quel “carabinierino” con i capelli a spazzola e lo sguardo schietto, sorridente che, a due scalini per volta, sale rapido nella metropolitana di Roma.


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
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