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Alla storia il Cavaliere e l’Uomo di Arcore

…… UN PROTAGONISTA

___________________FRANCO D’EMILIO

Con la morte di Silvio Berlusconi scompare un importante protagonista della vita italiana degli ultimi 30 anni.
Dal 26 gennaio 1994, data della sua cosiddetta “Discesa in Campo”, Berlusconi ha cambiato profondamente il quadro politico nazionale: a lui si devono nuove strategie di comunicazione politica; una costante attenzione e, sempre, un fermo richiamo al moderno liberalismo e alle dottrine economiche liberistiche; la rottura del vecchio, rigido e paralizzante dualismo Democrazia Cristiana-Partito Comunista Italiano; lo sdoganamento della destra postfascista, inserendola pienamente nel rispetto della vita democratica; infine, ha rotto il monopolio dell’informazione, soprattutto quella radiotelevisiva.

Come Presidente del Consiglio ha dimostrato quanto, finalmente, potesse apprezzarsi l’alternativa governativa di un centrodestra moderno, fuori da schematismi ideologici e rigidità amministrative della cosa pubblica.
È stato, non dimentichiamolo, il primo a sottrarre alla sinistra e al mondo cattolico l’egemonia sulla cultura del paese, infatti, solo con lui, sopraggiunse nel 2004, quindi ben 65 anni dalle Leggi Bottai del ’39, il Codice dei Beni Culturali, detto pure Urbani dal nome del professore Giuliano Urbani, posto da Berlusconi a capo dell’allora Ministero per i beni culturali e ambientali: la prima organica codificazione di principi, regole per l’indirizzo sul territorio della tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale.

                         

Con Silvio Berlusconi scompare un imprenditore capace e anticipatore, tanto da vedersi attribuita, in aggiunta a quella conseguita in giurisprudenza, addirittura una laurea ad honorem in ingegneria gestionale e tanto da meritare nel 1977 il Cavalierato al Merito del Lavoro, quindi quell’appellativo di cavaliere che solitamente lo designava per antonomasia e che davvero prediligeva nel suo animo.
Sì, cavaliere per tanto lavoro ideato e offerto a tanti suoi dipendenti, dai quali spessissimo, ancora oggi, esce fior fiore di dirigenti, manager per altre, diverse imprese, attività dell’economia nazionale; sì, soprattutto e sempre Il Cavaliere di Forza Italia, del Popolo della Libertà, insomma della sfida aperta al comunismo, ma ancora di più ai confusi trasformismi della sinistra per contrastare una crisi inarrestabile.
Per tutto questo, il Cavaliere ha pagato un prezzo alto, quella di una vera persecuzione giudiziaria, non priva di meschini suggeritori della sinistra, alla ricerca di ogni possibile appiglio, anche minimo, che potesse danneggiare o, meglio ancora, fermare l’uomo di Arcore nella sua sfida politica. Contro di lui si è agitato pretestuosamente il cosiddetto “conflitto d’interessi”, dimentichi di come e quanto, in passato, tanti esponenti di rilievo, democristiani e comunisti, fossero stati nella stessa condizione di interferenza tra un proprio interesse e il bene comune della nazione.

Berlusconi ha sempre resistito ad ogni campagna ostile alla sua persona, ha trascorso anni nei tribunali italiani a difendersi e a vedere riconosciuta tantissime volte la sua innocenza o estraneità ai fatti contestatigli. Su di lui l’appartenenza alla loggia massonica P2 ha pesato oltre ogni misura, troppi ignari o volutamente dimentichi di quanti uomini importanti di qualunque partito risultassero da sempre nelle liste massoniche italiane: due pesi due misure.
Certo, come tutti noi, è stato un uomo anche fragile, forse debole, un po’ guascone in taluni atteggiamenti, ma siamo lì: scagli la prima pietra chi senza peccato! Cosa senza precedenti, è stato avversato, deriso, persino umiliato dagli avversari con un livore, a volte, veramente muriatico. Non sono mai stato elettore o simpatizzante di Berlusconi, ma ho sempre apprezzato il coraggio, la novità, la voglia di andare oltre della sua visione politica, ho sempre stimato la sua schiettezza meneghina: per questo davvero mi dispiace la sua scomparsa, ma mi consola che il Cavaliere, l’Uomo di Arcore restino consegnati alla storia italiana e internazionale.

                         

Ora c’è chi lo piange, magari dopo averne per lungo tempo desiderato la rovina, pure la morte; dai cassetti delle redazioni dei giornali escono fuori i “coccodrilli” ovvero le brevi biografie commemorative di Berlusconi, già predisposte da giorni, qualcuna sicuramente ancora sapida di critica; taluni s’interrogano, per tempo, sull’eredità politica e personale dello scomparso, perché no, più miseramente, vogliono sapere chi mai subentri a lui come senatore.

Nessuno sarà pari a Silvio Berlusconi in quella schiettezza di volontà e impegno, da lui dimostrata con la “discesa in campo” del ’94 e tanto bene riassunta da una battuta sui giocatori del suo Milan: “Ho ordinato ai miei giocatori di scendere in campo per essere padroni del campo e del giuoco.”
Ed è indiscutibile che il Cavaliere abbia sempre saputo tenere il campo e il gioco.

_________________________________FRANCO D’EMILIO

 

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Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali