Skip to main content

Atlante e Prometeo

Atlante: “Ercole aiutami che sono mille anni che non vado al bagno”. Al che Ercole: “Ho una strana sensazione su questa storia”.

Atlante, figlio della ninfa Climene e del titano Eurimedonte, era il padre delle Pleiadi, delle Iadi e delle Esperidi, e conosceva ogni cosa del mondo sommerso e il suo regno era più vasto di Asia e Africa messi insieme ed ha colonizzato un’immensa pianura centrale irrigata dalle colline che la cingono; gli egiziani infatti sono convinti che fosse figlio di Poseidone stesso per la sua ricchezza. Per i mitografi di epoca tarda Atlante era semplicemente il monte immenso in Africa mentre per Omero era un posto al di là delle colonne d’Ercole, appunto nel mar Atlantico; molto probabilmente egli era il Titano del secondo giorno che separava le acque del firmamento da quelle della terra.

Poi un giorno Atlante e i suoi figli persero la benedizione di Zeus e furono vinti dagli ateniesi, mentre gli dei scatenarono un diluvio che sommerse il regno di Atlante. Le rovine trovate sotto l’isola di Faro sembrerebbero avere a che fare con questo mito in relazione al fatto che siano state cretesi e quindi del popolo Keftiu. Atlante viene detto figlio di Giapeto così come nell’antico testamento Jafet era considerato figlio di Noè. Dal fatto che da Atlantide venisse molto avorio potrebbe riferirsi al fatto che l’isola di Faro veniva usata (anche) per questo scopo.

Il mito della caduta di Atlantide si rifà probabilmente a delle storie che portarono degli emigrati neolitici dalla Libia e che giunsero attraverso il Marocco in Portogallo, dove è diventata attraverso i contatti con i celtici la leggenda gallese perduta di Cantreys di Dyfed, corrispondente gallese del mito di Atlantide.

Atlante e Menezio scamparono al diluvio e si unirono agli altri Titani nella lotta contro l’Olimpo e i suoi Dei, ma Zeus uccise Menezio con la folgore e condannò Atlante a portare il cielo sulla schiena per l’eternità a parte quando Ercole non lo sostituì per un periodo.

C’è poi chi dice che Perseo trasformò Atlante nel monte omonimo mostrandogli la testa della medusa.

Un giorno nella piazza di Sicione si accese una disputa su quali parti di un sacrificio dovessero spettare agli uomini e quali agli dei, Prometeo intervenne come giudice facendone due sacche e presentandole a Zeus perché lui scegliesse in quanto Dio Supremo dell’Olimpo. Zeus sbagliò scegliendo la parte peggiore, quella di ossa e grasso, e irritato dalla risata di Prometeo negò all’uomo l’uso del fuoco.

Ma Prometeo entrò sull’Olimpo con l’aiuto di Atena e rubò il fuoco del sole dal suo carro riportandolo agli uomini e offendendo ancora più profondamente Zeus

Zeus formò allora una donna dalla creta, Pandora, per offrirla in dono come trappola a Epimeteo, fratello Prometeo, ma questi si rifiutò di accettarla consigliato dal fratello stesso.

Infuriato Zeus fece incatenare Prometeo a una vetta del Caucaso, dove un avvoltoio gli mangiava il fegato, un fegato che era condannato a ricrescere ogni notte per poter poi riprendere la tortura ogni giorno per tutta l’eternità.

In seguito Zeus dichiarò che Prometeo aveva provato a sedurre Atena in un segreto convegno amoroso sull’Olimpo. Epimeteo temendo la natura collerica di Zeus si affrettò a sposare Pandora che era stupida pigra e malvagia: fu costei ad aprire il vaso che Prometeo aveva dato a suo fratello e che poi venne chiamato vaso di Pandora, scatenando ogni male nel mondo.

Etimologia del nome Prometeo

Prometeo, il preveggente, viene molto probabilmente da un’errata traduzione della parola pramantha, la svastica o fiaccola che si diceva avesse inventato. Fu poi confuso con l’eroe Cario Palamede che era invece un promotore delle arti; ha inoltre il suo corrispettivo nella mitologia babilonese in Ea che si vantava di aver creato un uomo dal sangue di Kingu (versione di Crono), rispetto a sua madre Aruru che usava solo l’argilla. I fratelli Pramanthu e Manthu sono probabilmente la versione induista narrata nel Bhàgavata Puràna ma va ben considerato che Esiodo usò questo mito in chiava antifemminista rendendo Pandora la chiave per la morte e i mali dell’uomo

foto  Wikipedia. ittanogabo            ©Francesco Spuntarelli