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Riflessioni sulla cultura italiana e il Primato laico e socialista

Cento e dieci anni di Futurismo

RI-riflessioni di  RAFFAELE PANICO per la Storia culturale degli italiani 1321-2021 l’augurio per celebrare Dante ALIGHIERI

La vita editoriale del periodico “Lacerba” è di pochi mesi, un anno e poco più: fondata il 1º gennaio 1913 da Giovanni Papini e Ardengo Soffici, la rivista termina le pubblicazioni il 22 maggio 1915, due giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia, il “Radioso Maggio”. Nell’ultimo editoriale Papini titola giustamente: Abbiamo vinto! Perché, giustamente?

Simile all’avventura fiumana, in tutto 16 mesi di governo, dove dalla italianissima Reggenza del Golfo del Carnaro (e non ci stancheremo mai di ripetere italianissima esperienza, italianissima città: Fiume, oggi anche Rijeka), si riesce a dare il colpo di frusta all’Italia, alla Nazione, allo spirito di un popolo, ma non a quel confronto tra l’Italia Bizantina o levantina e l’Italia del futuro e all’istituzione statuale obsoleta del Regno il quale, appena 4 anni dopo vedrà in Mussolini la soluzione e gli concede prenderne le redini. Era l’Europa post bellica delle rivoluzioni politiche ed “oscillazioni  del pendolo” tra estrema destra e sinistra e viceversa, bolscevichi in Russia, biennio rosso in Italia prima e poi il fascismo conservatore, soluzioni rivoluzionarie al decadente parlamentarismo liberale incapace ed inetto.

Sedici mesi a Fiume che hanno anche prodotto una Costituzione basata sulla Libertà, la Giustizia sociale, il Socialismo e l’Estetica della vita che è Bellezza! Lì, a Fiume, in 16 mesi si celebra e si esalta una festa, della rinata nazione e, non a caso, D’Annunzio e i suoi si richiamano ai motti tipici dell’Umanesimo e del Rinascimento, fari di luce italiani del primato nazionale di popoli allora nazione senza lo Stato unitario, sull’Europa intera. Ancora oggi i ministri del governo giurano sulla costituzione e di fare l’interesse della Nazione. L’Italia bizantina si diceva, l’Italia leader nell’Europa del futuro per le nuove generazioni… non sono ammessi errori, ancora una volta.

“Lacerba” esce per 16 mesi, è un quindicinale, e riprendeva già nel titolo della testata il poemetto del Trecento di Cecco d’AscoliL’acerba – inserendone nella testata un suo verso: «Qui non si canta al modo delle rane».

La rivista rivendica la piena libertà e l’autonomia delle idee, dell’arte, l’esaltazione anarchica del “genio” e del “superuomo”: etica, estetica, arte, architettura e urbanistica, politica e giornalismo, storia!

È Papini per primo che scrive Freghiamoci della politica, ma è solo l’inizio di una nota a cui si informerà l’Italia intera: il me ne frego (era rivolta contro la morale  e l’ipocrisia borghese: falsa!). La polemica con Apollinaire sull’Orphisme che Boccioni attacca di plagio, il dialogo col Cubismo; articoli scandalistici come Elogio della prostituzione, Bestemmia contro la democrazia.

La rivista, per la sua natura e il suo programma, diventerà di fatto il periodico dei futuristi quando, nel n.20 del 15 ottobre 1913, Lacerba pubblica il Programma politico futurista, seguito dalla Postilla di Papini. Il manifesto politico si rivolge agli elettori futuristi in vista delle elezioni del 26 ottobre 1913, le prime a suffragio universale maschile, invitandoli a votare contro le liste clerico-liberali-moderate di Giovanni Giolitti e del cattolico Vincenzo Ottorino Gentiloni e anche contro il programma democratico-repubblicano-socialista.

Quando scoppia la prima guerra mondiale e l’Italia si dichiara neutrale, Lacerba, dal n. 16 del 15 agosto 1914, incita all’interventismo e pubblica violenti articoli contro il governo vile e l’autocommiserazione piagnistea dei neutralisti e dei socialisti senza amore per la Patria.

Arriviamo alla pietra d’angolo: il futurismo nella storia italiana è un movimento che apre e chiude un secolo: è il volano dell’avvio della modernizzazione dell’Italia. È, in questo, analogo al Rinascimento, o meglio un ricorso del Rinascimento: ora che siamo giunti ai cento e dieci anni dal Manifesto del 1909 vedremo come la storiografia seguirà nell’avvenire questo percorso. Perché? Osserviamo che le architetture di Sant’Elia (peccato scomparso prematuramente) sono l’embrione di un Brunelleschi moderno, le sculture di Boccioni, le sue “forme di continuità nello spazio” sono parallele, rispetto ai tempi storici, al Davide di Michelangelo o a una scultura di Benvenuto Cellini. Il Futurismo entra nella storia come nuovo Rinascimento. E questi sono prodotti del genio italiano; sia il Futurismo, sia il Rinascimento, si sono diffusi all’intera Europa. La riscoperta di questa Avanguardia italiana, sotto silenzio in patria ma attentissimi all’estero ad accaparrarsi a suon di milioni di dollari prima e, poi, di euro, le opere pittoriche degli artisti “infoibati” dalla sterile e asfittica storiografia postbellica.

Ora, è dagli storici italiani e giornalisti insistere a inquadrare il futurismo. Nel senso che il movimento non è solo un rovesciamento della classicità, o meglio del passatismo, o della cosiddetta allora Italia bizantina, o dell’Italietta dannunziana, perché il movimento futurista supera e porta in alto il genio italiano ben oltre la polemica tutta nazionale interna del superamento del passatismo da sconfiggere. Il motore di un’automobile, le sue forme, erano da preferire alla Vittoria di Samotracia. Quindi c’è tutta la tematica profonda e importante da inserire in 7 o 8 secoli di storia nazionale italiana ed europea: la riscoperta della classicità col Rinascimento dopo il medioevo europeo, e il superamento della classicità dopo le moderne rivoluzioni politiche (francese) e industriali (inglese-olandese). Ebbene, una vicenda epocale di tale portata è stata risolta dal dopoguerra sin quasi ad oggi, con la finta, sterile ed inutile risoluzione! Il futurismo era divenuto un problema storiografico, già con l’avvento del fascismo e nonostante anche dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, e soprattutto dopo il 25 aprile (ancora ricorrente, quasi questo fosse il primato imposto dagli stranieri, ovvero alla Guerra Civile italiana alla cui ricorrenza ogni anni siamo costretti ad umiliarci senza Risorgere). Perché il problema è stato il naufragio della patria Italia nel Ventennio, nelle infamie e poi nella guerra! Problema che si compie nel doppio binario del finto moralismo, e conclude la sentenza: il fascismo come effetto del futurismo, o il futurismo come causa del fascismo… E, a questo punto, possiamo capire come il Primato italiano vero, tutto Laico e Socialista, tutto Libertà di Idee e Modernità, tutto celebrazione del Lavoro dell’Operaio in fabbrica (fabbrica moderna, tecnologica e… senza cosiddette morti bianche!) e di una agricoltura moderna che l’Italia auspicava già 70 anni fa, tutto questo Primato italiano lo hanno fatto diventare un problema! Non si è capito che l’Italia è da sempre, e si appresta a ritornare, la culla dell’Europa, del Mediterraneo e, ancora, è la fertile terra dei prodotti del suo Primato: prima, la cultura!

Post Scriptum: era prima del grande Confinamento o in vulgata lockdown, Cent’anni e un decennio. Quest’anno vediamo i nipoti e nipotini degli italiani bizantini oh Italia levantina, L’Italietta dalle corti braccia, oh Italia raso terra attaccata alle ghiaccette bruxelline cosa fa per celebrare i 700 anni dalla scomparsa di Dante ALIGHIERI 1321-2021. Ci aspettiamo un ESPOSIZIONE UNIVERSALE ROMANA DEI MIGLIORI