
Diabolik, la storia di uno dei personaggi più iconici della storia italiana
Tutto ha origine dal genio di una editrice all’epoca quarantenne, Angela Giussani, che nel 1962 diede vita al un fumetto con un formato inedito all’epoca: un tascabile.
La casa editrice inizialmente pubblicava la traduzione di un fumetto americano Big Ben Bolt, ma presto si capì che questo esperimento era destinato al fallimento e la Giussani decise di dare luce a un prodotto nuovo, anche per rilanciare la casa editrice.
Ora non si sa di preciso come, dato che circolano alcune “leggende” per così dire, come quella che la vede trovare su un treno una copia abbandonata di un romanzo dove si parla di un ladro misterioso in calzamaglia nera. Di certo i treni facevano parte della sua vita dato che era solita andare a trovare uno zio a Saronno e aveva notato che i pendolari erano un pubblico perfetto per un fumetto, il segreto era però che fosse leggero, coivolgente e breve abbastanza da poter essere letto tra una stazione e l’altra.
Così nacque Diabolik. Il nome di questo personaggio però non era del tutto inventato, qualche anno prima infatti la città di Torino fu agli onori della cronaca per un certo Diabolich, che aveva ucciso un operaio della Fiat e rivendicato l’omicidio alla stampa e alla questure torinese riempiendo la lettera di sfide lanciate alle forze dell’ordine.
Il fumetto un vero e proprio successo. Tanto che numerose case editrici emularono il personaggio, come Satanik e Kriminal, che ebbero successo fino al 1974, quando poi furono sostituiti con gli horror. Solo Diabolik si salvò grazie anche alla collaborazione della sua ideatrice Angela Giussani con sua sorella, Luciana. É con lei che scriverà le storie del ladro.
Altro punto di forza del fumetto fu l’introduzione di Eva Kant, la compagna affascinante di Diabolik le cui fattezze sono ispirate a Grece Kelly. Inizialmente era un personaggio marginale, ma con il tempo divenne sempre più presente all’interno del fumetto fino a diventarne anche lei protagonista. Un bel traguardo dato che parliamo degli anni ’60 in un’Italia dove una coppia di fatto, criminale oltretutto, non era certo una cosa da poco.
Proprio per quegli anni inoltre era insolito che un fumetto parlasse di aborto, come successo nel 1974 quando apparve una pubblicazione in cui Diabolik e signora invitavano i lettori a votare no al referendum per l’abolizione dell’aborto. Una scelta che può apparire bizzarra da parte di un prodotto leggero, ma che per diversi critici è perfettamente in linea con il contenuto più profondo di quest’opera e del pensiero delle sue autrici le quali sostenevano che Diabolik vivrà fin quando non ci sarà bisogno di rimarcare le contraddizioni della società.
Proprio questo è alla base del fumetto, rappresentano una aspra critica alla società in cui viviamo. Come affermato dal giornalista Luca Raffaelli: «Diabolik e Evs Kant rubano per togliere sicurezza a un mondo che altrimenti non si accorgerebbe della propria disumanità, esprimendo il loro dissenso a una società fondata sui profitti».
Tante quindi le novità e le tematiche introdotte da questo fumetto a partire dai personaggi fino alla casa editrice tutta in rosa dato che a gestirla erano le due sorelle Giussani, fatto non da poco dato che erano le prime imprenditrici in un mondo maschilista e di uomini, che nonostante le difficoltà seppero non solo sopravvivere ma riuscirono a reinventare completamente il genere noir. Un sogno che per Angela si spense nel 1987, quando morì lasciando la sorella al comando dell’Astorina, fino al 2001.
Divenuto noto in Italia e non solo, superando gli 850 episodi, con 150 milioni di copie vendute, e vanta traduzioni in tutto il mondo, documentari, film, cartoni animati e programmi radio, oltre agli innumerevoli gadget.
Un successo inaspettato merito dell’esperienza di Angela Giussani, ex modella che entrò nel mondo editoriale grazie al marito, Gino Sansoni direttore della casa editrice Astoria, dove Angela mosse i primi passi. Già qui si vedeva tutta la forza di carattere della Giussani la quale in netta contrapposizione con i canoni dell’epoca, che volevano la donna casalinga dopo il matrimonio, continuò a lavorare incessantemente riuscendo a diventare redattrice grazie alla sua tenacia e spiccata intelligenza. Questo fino al 1961 quando la Giussani decise di separarsi dal marito sia a livello personale che professionale, dando così vita alla Astorina, la sua casa editrice chiamata ironicamente così perché con la Astoria condivideva i locali, grazie alla quale possiamo leggere e continuare ad apprezzare capolavori come Diabolik.
Miriam Dei