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Differenza tra Psicologo e Tecnico (ABA)

Scritto da Veronica Socionovo il . Pubblicato in , .

Nel panorama attuale dei servizi alla persona e alla salute mentale, la presenza di professionisti con ruoli, formazioni e responsabilità differenti richiede chiarezza e consapevolezza, specialmente da parte di coloro che fruiscono di tali servizi o che si trovano a collaborare nei contesti educativi, clinici, scolastici o riabilitativi. Una delle distinzioni più rilevanti e al tempo stesso frequentemente oggetto di confusione è quella tra la figura dello psicologo e quella del tecnico ABA, ovvero il tecnico che opera nell’ambito dell’Analisi Comportamentale Applicata. Queste due professioni, sebbene talvolta affianchino le stesse tipologie di utenza, in particolare bambini con disturbi del neurosviluppo o diagnosi di autismo, differiscono profondamente per formazione, approccio, finalità, strumenti e grado di autonomia.

Lo psicologo è un professionista formato attraverso un lungo e strutturato percorso universitario. Il suo ambito di intervento non si limita a un’area clinica, bensì si estende a molteplici settori: educativo, organizzativo, riabilitativo, sociale, giuridico, sportivo. La sua formazione accademica, in Italia, prevede il conseguimento di una laurea magistrale in Psicologia, cui segue un anno di tirocinio professionalizzante e il superamento dell’Esame di Stato, che consente l’iscrizione all’Albo degli Psicologi nella Sezione A. Questa iscrizione è condizione necessaria per poter esercitare legalmente la professione. La legge 56/1989 è il riferimento normativo che disciplina questa professione e ne sancisce gli ambiti di intervento, riconoscendo allo psicologo competenze fondamentali come la valutazione psicodiagnostica, l’intervento di sostegno, l’attività di prevenzione e promozione del benessere, l’abilitazione e riabilitazione psicologica, e, per coloro che proseguono gli studi con una scuola di specializzazione, anche la psicoterapia.

La preparazione dello psicologo è multidisciplinare e rigorosa: attraversa discipline come la neuropsicologia, la psicopatologia, la metodologia della ricerca, la psicologia dello sviluppo, la psicologia clinica, la psicometria, e coinvolge l’acquisizione di competenze avanzate sia teoriche sia pratiche. Lo psicologo non si limita a “osservare” o “aiutare”, ma si fa carico della complessità della persona, considerando i vissuti, le emozioni, le relazioni, la storia personale, il contesto sociale e culturale. La persona è al centro del suo lavoro, in tutta la sua unicità e complessità. L’intervento dello psicologo è quindi personalizzato, mirato a comprendere non solo il comportamento manifesto, ma anche i meccanismi mentali, affettivi e relazionali che lo sottendono.

Quella del tecnico ABA. L’Analisi Comportamentale Applicata, nata negli Stati Uniti sulla base del comportamentismo radicale di B.F. Skinner, è un insieme di principi e tecniche scientificamente validati, finalizzati a modificare comportamenti osservabili attraverso l’uso sistematico di rinforzi, estinzione, modellamento e generalizzazione. Non si tratta di una disciplina psicologica in senso stretto, ma di una scienza del comportamento. L’intervento ABA è particolarmente noto per la sua efficacia nei percorsi abilitativi rivolti a bambini con Disturbo dello Spettro Autistico, specialmente se avviato in età precoce e condotto da equipe formate e supervisionate.

Il tecnico ABA, all’interno di questo sistema, non è un professionista clinico, bensì un operatore tecnico-esecutivo. Il suo compito è quello di applicare sul campo i protocolli elaborati dal supervisore – che può essere un analista del comportamento certificato (BCBA) o, in Italia, uno psicologo con formazione specifica in ABA. La sua formazione non è regolamentata da una legge nazionale, non richiede necessariamente un titolo universitario, e si ottiene attraverso corsi professionalizzanti privati che variano notevolmente in durata e qualità. In alcuni casi, il tecnico può conseguire la certificazione di Registered Behavior Technician (RBT), rilasciata da enti internazionali come il Behavior Analyst Certification Board (BACB), ma in Italia non esiste una regolamentazione giuridica che definisca chiaramente questa figura.

Il tecnico ABA svolge un ruolo operativo. Il suo lavoro si fonda sull’applicazione sistematica e rigorosa dei programmi già definiti: raccoglie dati comportamentali in tempo reale, osserva le reazioni del bambino in ambienti strutturati o naturali, utilizza strumenti come il Discrete Trial Training (DTT), il prompting, la token economy, il chaining, e contribuisce alla generalizzazione delle abilità apprese in contesti diversi. Non interviene sui vissuti emotivi del bambino, né è formato per comprendere il significato psicologico profondo dei comportamenti. Non può svolgere valutazioni diagnostiche né progettare autonomamente interventi, ma lavora sempre sotto la stretta supervisione di un professionista con qualifiche superiori.

Normative, le due figure sono distanti in modo netto. Lo psicologo opera secondo una legge statale, è iscritto a un ordine professionale, è sottoposto a un codice deontologico vincolante, e risponde a criteri stringenti di formazione continua. Il tecnico ABA, al contrario, non è riconosciuto come professione regolamentata, non ha un albo, non ha obblighi formativi o aggiornamenti definiti per legge, e la qualità della sua formazione dipende esclusivamente dall’ente che eroga il corso. Inoltre, mentre lo psicologo può operare autonomamente, il tecnico ABA non può mai agire senza la supervisione di un esperto qualificato.

Queste differenze si riflettono anche nelle responsabilità e negli obiettivi degli interventi. Lo psicologo lavora con l’interiorità della persona, con le sue rappresentazioni mentali, i suoi conflitti, le sue emozioni, le sue risorse, e lo fa attraverso strumenti complessi e diversificati, sempre calibrati sul singolo individuo. Può affiancare la persona nei momenti di crisi, nel lutto, nella malattia, nei disturbi d’ansia o depressivi, nei problemi relazionali o nei traumi. La sua azione è orientata a favorire la consapevolezza, la crescita personale, il benessere psicologico. Anche in assenza di patologia, lo psicologo può contribuire a migliorare la qualità della vita, supportando l’individuo nei suoi percorsi evolutivi, nella definizione della propria identità, nella regolazione emotiva.

Il tecnico ABA ha un obiettivo diverso e più circoscritto: modificare comportamenti specifici attraverso l’applicazione metodica di tecniche comportamentali. Il focus è sul comportamento osservabile, non sul mondo interno. L’efficacia del suo intervento si misura attraverso dati quantitativi, rilevati costantemente. I protocolli ABA sono standardizzati, replicabili, costruiti per favorire l’acquisizione di abilità o la riduzione di comportamenti problema, come ad esempio l’autolesionismo o le stereotipie motorie. L’intervento è pragmatico, concreto, sistematico, e spesso richiede un’intensa ripetizione per consolidare i risultati.

Sebbene entrambe le figure operino, talvolta, sullo stesso target – ad esempio bambini con autismo – è fondamentale comprendere che esse rispondono a bisogni diversi e che la loro efficacia dipende proprio dal rispetto delle reciproche competenze. La confusione tra i ruoli può portare a gravi conseguenze: un tecnico ABA che improvvisa valutazioni psicologiche o che si propone come terapeuta viola i limiti della sua funzione e rischia di arrecare danno all’utente; analogamente, uno psicologo che pretende di sostituirsi a un analista del comportamento senza un’adeguata formazione ABA rischia di non applicare correttamente le tecniche comportamentali. Il confine è quindi non solo deontologico, ma anche etico.

L’Ordine degli Psicologi ha più volte chiarito che diagnosi psicologiche, sostegno emotivo, trattamento di disturbi mentali sono competenze esclusive dello psicologo, e che il loro esercizio da parte di soggetti non abilitati costituisce reato ai sensi dell’art. 348 del Codice Penale, ossia esercizio abusivo della professione. Anche il BACB, nei suoi codici etici, stabilisce con precisione i limiti del ruolo del tecnico ABA, sottolineando l’importanza della supervisione costante e del rispetto delle proprie competenze.

Tuttavia, nonostante le differenze strutturali, le due figure possono collaborare in modo sinergico e virtuoso. In un percorso abilitativo ben progettato, lo psicologo può valutare il funzionamento globale del bambino, coinvolgere la famiglia, sostenere il lavoro emotivo e relazionale, progettare interventi mirati sulla base della valutazione diagnostica; il tecnico ABA, dal canto suo, può implementare quotidianamente quei programmi, raccogliere dati preziosi, fornire feedback sull’andamento degli obiettivi, contribuire in modo concreto all’evoluzione comportamentale del bambino. La complementarietà diventa dunque un valore aggiunto, a patto che siano chiari e condivisi i confini di ciascuno.

È essenziale, inoltre, che i genitori, gli insegnanti, gli educatori e tutti coloro che si interfacciano con queste figure siano informati e consapevoli. Non è raro che le famiglie si trovino spaesate, confuse da sigle, certificazioni, offerte formative spesso non trasparenti. Spesso la scelta di rivolgersi a un tecnico ABA è dettata da fattori economici o di accessibilità, senza una reale comprensione delle competenze in gioco. Analogamente, può accadere che ci si rivolga a uno psicologo aspettandosi un intervento puramente educativo o comportamentale. Serve dunque un’informazione corretta, accessibile, basata su criteri oggettivi.

Riconoscere e rispettare le differenze tra psicologo e tecnico ABA non è una questione di gerarchia, ma di tutela della qualità dell’intervento e del benessere della persona. Ogni professionista è chiamato ad agire entro i confini del proprio ruolo, ad aggiornarsi costantemente, a collaborare con gli altri, a mettere la persona – non la tecnica – al centro. In un mondo sempre più complesso, frammentato, veloce, la tentazione di semplificare, di standardizzare, di ridurre la complessità dell’essere umano a comportamenti misurabili è forte. Ma è proprio qui che lo psicologo ha il compito di riportare l’attenzione sulla soggettività, sulla storia, sulle emozioni, sulla relazione.

D’altra parte, l’approccio ABA offre strumenti efficaci, ripetibili, evidence-based, che permettono miglioramenti significativi, soprattutto nei contesti educativi e riabilitativi. L’intervento comportamentale può aprire varchi di apprendimento, costruire routine, facilitare l’inclusione, rafforzare competenze. Ma deve essere sempre inserito in una visione più ampia della persona, che tenga conto delle sue emozioni, della sua famiglia, del suo progetto di vita.

La distinzione tra psicologo e tecnico ABA è profonda, strutturale, e non può essere ignorata. Non si tratta solo di due professioni, ma di due paradigmi epistemologici, di due modi di concepire l’intervento, di due visioni dell’essere umano. Solo attraverso il dialogo tra queste due prospettive – quella psicologica, centrata sul significato, e quella comportamentale, centrata sul dato – si può costruire un intervento realmente efficace, etico, rispettoso. Due figure diverse, ma chiamate a collaborare, per un unico obiettivo: il benessere autentico della persona.

Differenze tra Psicologo e Tecnico ABA

Aspetto Psicologo Tecnico ABA
Formazione Laurea magistrale in Psicologia + tirocinio + Esame di Stato + iscrizione all’Albo Corsi professionalizzanti privati ABA (40-600 ore), possibile certificazione RBT (non regolamentata in Italia)
Riconoscimento legale Professione regolamentata, codice deontologico, iscrizione all’Albo Non regolamentato da legge nazionale, nessun albo professionale, codici etici internazionali
Ruolo professionale Valutazione, diagnosi, psicoterapia, supporto emotivo, supervisione Applicazione operativa di protocolli ABA, raccolta dati, esecuzione interventi comportamentali
Ambito di intervento Ampio: clinico, educativo, sociale, lavorativo Specifico: modificazione comportamenti osservabili, riabilitazione comportamentale (es. autismo)
Obiettivi Benessere emotivo, crescita personale, comprensione globale della persona Modifica e sviluppo di comportamenti funzionali attraverso tecniche ABA
Autonomia Opera in autonomia, responsabile delle valutazioni e interventi Lavora sotto supervisione di psicologo o analista comportamentale
Metodologia Approccio multidisciplinare, valutazioni qualitative e quantitative, psicoterapia Applicazione sistematica di tecniche comportamentali (rinforzi, shaping, prompting, DTT)
Responsabilità deontologica Sottoposto a leggi professionali e codice deontologico rigoroso Limitata a standard BACB o regolamenti interni degli enti formativi
Target d’utenza comune Bambini, adulti con disturbi neuropsicologici, autismo, problemi emotivi Spesso bambini con autismo o disturbi comportamentali
Collaborazione Coordina e supervisiona equipe multidisciplinari Supporta e applica programmi sotto supervisione
Conseguenze abuso di ruolo Esercizio abusivo punito per legge Mancanza di supervisione o intervento non autorizzato può danneggiare l’utente
Finalità ultima Benessere psicologico, crescita personale e relazionale Cambiamento e consolidamento di comportamenti funzionali
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