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Dopo Grease, la Divina Commedia e l’Odissea anche i classici Disney sono accusati di razzismo

Dante è anistemita ed islamofobo, Grease è sessista e misogino, non parliamo dell’Odissea, un “poema razzista e non al passo con i tempi”. Dopo biscotti, cereali e cioccolatini razzisti adesso anche le opere, di più svariato genere, sono considerate da rivalutare nei programmi scolastici e nelle piattaforme televisive.

Ultimi arrivati nella lista nera sono i classici della Disney, sotto accusa Dumbo, Peter Pan e gli Aristogatti.

Riporto l’articolo di Giulia Belardelli, giornalista dell’HuffPost.

Liberi come il jazz. Contro la “cancel culture” applicata agli Aristogatti

Per fortuna, consapevolezza e leggerezza possono ancora andare insieme, così come storia e poesia. In difesa di Peter Pan, Dumbo e i classici Disney accusati di razzismo.

Confesso. Gli Aristogatti è uno dei primi cartoni che ho fatto vedere ai miei figli. La parte in cui Scat Cat e la sua band si scatenano cantando “Tutti quanti voglion fare il jazz” ci ha regalato momenti di ilarità assoluta. Mai avrei pensato che in quelle scene così divertenti e poetiche potesse annidarsi il germe del razzismo. Eppure così è, stando al parere di un panel di esperti che ha raccomandato alla Disney di bloccare il cartone nella sezione dedicata ai bambini della piattaforma di streaming. L’accusa – in comune con altri classici come Dumbo e Peter Pan – è di veicolare “stereotipi dannosi” e di non essere “rappresentativo di un pubblico globale”.

Nel caso degli Aristogatti, il torto da sanare è verso le popolazioni asiatiche, che potrebbero sentirsi offese per il modo in cui è stato rappresentato Shun Gon, uno dei gatti musicisti che animano la festa parigina alla presenza di Romeo, Duchessa e i micini. Shun Gon è un gatto siamese che suona il piano e le percussioni come nessun altro, ma è ‘politicamente scorretto’: innanzitutto suona con le bacchette, e poi è ‘troppo’ cinese: gli occhi a mandorla, i denti sporgenti, quelle L al posto delle R (“folza lagazzi, facciamo clollale le paleti!” – e come ci riescono!).

Con i miei figli l’avremo cantata e ballata decine di volte… e mai mi aveva sfiorato l’idea che potesse esserci qualcosa di offensivo e razzista. Stesso discorso per la tribù indiana di Giglio Tigrato, finalista insieme a Trilly del contest Carnevale 2021. Di male in peggio: se per il nuovo corso della Disney la rappresentazione dei nativi americani come ‘pellirossa’ è da condannare e cancellare, figuriamoci prendere in considerazione di farne una maschera di Carnevale! Più sicuro optare per la bianchissima Trilly, sono ancora in tempo per la moral suasion. 

Quanto a Dumbo, la pietra dello scandalo è nella canzone che accompagna il montaggio del tendone sotto la pioggia, considerata un’offesa alla memoria degli schiavi afroamericani al lavoro nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti. Ammetto di non aver mai fatto particolarmente caso al testo, che in effetti parla di schiavitù… questo fa di me un genitore che istilla il principio della diseguaglianza nei propri figli?

A mia discolpa potrei dire che la nostra cesta dei pupazzi è ricca di bambole e burattini multicolore, e che nella nostra libreria non mancano gli albi illustrati con favole e leggende da ogni parte del mondo. Potrei anche dire che non vediamo molti cartoni, ma solo quelli che ci sembrano più dolci e più poetici – Il mio vicino Totoro e altri di Hayao Miyazaki li sappiamo a memoria, per fare un esempio. Più che agli effetti speciali, guardiamo alle storie, alle musiche, all’essere memorabili di certi personaggi. Nel caso dei tre cartoni di cui sopra, si parla di pietre miliari dell’animazione risalenti al 1941 (Dumbo), al 1953 (Peter Pan) e al 1970 (gli Aristogatti). Averli guardati senza troppi pensieri fa di noi inconsapevoli razzisti?

Per fortuna, consapevolezza e leggerezza possono ancora andare insieme, così come storia e poesia. La “cancel culture” sta facendo già abbastanza danni senza bisogno di applicarla ai cartoni. Per i nostri figli giocare con bambini cinesi, indiani o africani deve essere normale almeno quanto ballare con Giglio Tigrato e Shun Gon. Siamo noi adulti che avremo bisogno di toglierci qualche pregiudizio dagli occhi, come ricordava il grande Gaber:

 

“Non insegnate ai bambini
Non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
Potrebbe far male
Forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza […]

Non insegnate ai bambini
Ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
Stategli sempre vicini
Date fiducia all’amore il resto è niente.
Giro giro tondo cambia il mondo […]”

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