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Farfa, nella Sabina, è in lutto per la scomparsa
di Gustavo Scipioni

Aquilano d’origine, ha reso famosa nel mondo l’impresa tessile fondata nel 1937 dai genitori

 di Goffredo Palmerini

 RIETI – Ai piedi del monte Acuziano, nel cuore della Sabina, risplendono l’antica abbazia benedettina e il suggestivo borgo di Farfa. Un luogo suggestivo, ricolmo di pace e di singolarità artigianali. L’abbazia, fondata nella seconda metà del VI secolo, ebbe il suo maggiore sviluppo costruttivo con l’abate Sicardo, che aveva un’affinità parentale con Carlo Magno. Tuttora l’abbazia conserva le tracce architettoniche della sua lunga storia, dal carolingio al romanico gotico al rinascimentale, testimonianza d’una magnificenza e d’una rilevanza che dalla fondazione ha percorso ben quindici secoli, con numerose visite di re, imperatori e papi, fino a quella di Giovanni Paolo II, il 19 marzo 1993. Ancor oggi l’abbazia di Farfa è un centro di cultura e di spiritualità. Migliaia i visitatori frequentano la basilica e il monastero benedettino per ammirarne il patrimonio di cultura e di arte, e il grazioso borgo di Farfa che la contorna, con le caratteristiche botteghe artigiane.

 

Oggi è un giorno di lutto per il Borgo, per la scomparsa, avvenuta martedì a Roma presso l’ospedale Gemelli, di Gustavo Scipioni, al quale la comunità di Farfa dà l’estremo saluto. Gustavo è stato uno dei più abili artigiani di Farfa. Ha reso infatti famosi nel mondo i tessuti del Laboratorio “Tessil Art”, fondato nel 1937 da sua madre Teodolinda Palmerini, assumendone direttamente la conduzione nel 1985, alla morte di lei. Gustavo Scipioni era nato a L’Aquila l’11 agosto 1942. La nascita nella popolosa frazione di Paganica, paese natale della madre Teodolinda, figlia di mastro Adamo Palmerini, provetto fabbro con genialità artistiche nel ferro battuto, esponente di punta d’una stirpe di fabbri presente a Paganica da metà Settecento. Il padre di Gustavo, Augusto Scipioni, era nato nel 1901 a Camarda, paese alle falde del Gran Sasso a pochi chilometri da Paganica. Carabiniere, con alle spalle la campagna d’Africa, Augusto aveva raggiunto la moglie Teodolinda per affiancarla nell’avviata azienda tessile, che poteva contare su quattro telai artigianali in legno. Intanto Gustavo faceva i suoi studi classici fino alla maturità nel liceo annesso al monastero dei Benedettini di Farfa, ma già da ragazzo girava in laboratorio osservando la perizia materna nella tessitura e prendendo confidenza con il telaio. Un’esperienza già in parte seguita da sua sorella Gabriella, insegnante, tornata a vivere a Paganica dopo il matrimonio con Nicola Pappalepore.

Quando nel 1985 scompare la madre, forte del talento artigiano respirato nel laboratorio di famiglia, Gustavo si mette al telaio, come se l’avesse sempre fatto. L’anno scorso aveva raccontato la storia dell’azienda di famiglia alla direttrice CNA di Rieti, Enza Bufacchi, Aveva sottolineato come, per sua madre, la tessitura fosse solo l’ultima fase di un processo che iniziava con la scelta e l’acquisto della lana, alle fiere del reatino dove i pastori portavano “il fiocco”. Teodolinda portava poi la lana, perché fosse filata, al lanificio Luna di Rieti oppure al lanificio Mori dell’Aquila. Là veniva cardata e ritorta per la successiva tessitura, per farne coperte, arazzi o tappeti. Lino e canapa le altre materie prime nelle lavorazioni dell’azienda di famiglia: tovaglie, lenzuola, asciugamani, tende, canovacci da cucina. Tutto di eccellente qualità e con filati rigorosamente solo italiani.

Biancheria di pregio, quella prodotta dal laboratorio “Tessil Art”, che ha impreziosito i tavoli del Quirinale nelle grandi occasioni di ricevimenti, come le duecento tovaglie per la Festa della Repubblica. Non senza una punta d’orgoglio Gustavo l’aveva rimarcato, citando altri clienti di rango sparsi nel mondo o come la famiglia Bulgari in Italia. E ancora aveva ricordato l’emozione d’aver tessuto e cucito con le sue mani le lenzuola e gli asciugamani, con le iniziali, di cui aveva fatto dono al Papa. Gustavo aveva infine aggiunto come, sebbene l’industria abbia assorbito la quasi totalità della produzione tessile, tuttavia resti ancora una nicchia per il tessuto a mano destinato alla lavorazione di capi di pregio, richiesti dagli amatori del bello. Come pure esiste un particolare settore tessile che crea splendidi arazzi e tappeti, davvero confinante con l’arte.

Capolavori di sapienza artigiana che connotano una competenza e una raffinatezza lavorativa diventate ormai rarissime e dunque preziose. Una cultura del lavoro, quella del Laboratorio Tessil Art, coltivata ricercando sempre punte assolute di qualità, di creatività e di bellezza. Un patrimonio di sapere che Gustavo ha già tramandato a sua figlia Elisabetta. Un’arte, per davvero, che Gustavo Scipioni ha interpretato con la sua finezza d’animo, con la gentilezza, con quel suo carattere mite ma tenace e determinato negli obiettivi. Tessil Art, insieme a Farfa Tesse, sono diventati brand di qualità in un mercato di nicchia e hanno contribuito a far conoscere il Borgo di Farfa in molti Paesi del mondo, attraverso le creazioni del laboratorio Scipioni. Una scuola artigiana, l’azienda di famiglia, che meriterebbe di diventare un centro di formazione d’arte tessile che vanta ormai 85 anni di storia. 

Con questi meriti si vuole ricordare la figura di Gustavo Scipioni e dei suoi genitori Teodolinda e Augusto. Con il loro finissimo lavoro artigiano hanno reso ancor più suggestivo questo stupendo e ameno borgo della Sabina, ricco di bellezze. Farfa, e la sua comunità, perdono una persona di grande signorilità e talento. Ne hanno avuta testimonianza la moglie Elena, i figli Gianluca, Elisabetta e Paola, la sorella Gabriella e i familiari tutti. Altrettanto affettuosa eco di vicinanza alla famiglia giunge da Paganica e Camarda, dove sono piantate le radici delle famiglie Palmerini e Scipioni che diedero vita a questa singolare storia di valori umani e di sapienza artigiana.      

 

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