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Gli oracoli in Antica Grecia

Kratos: “Le scelte concesse dagli dei sono futili come gli dei stessi.”  God of War

Nella Grecia Antica molti erano gli oracoli ma il più antico di tutti era quello di Zeus a Dodona. Un giorno due colombe nere si alzarono da Tebe in Egitto: una giunse a Ammone in Libia, l’altra a Dodona in Grecia. Ambedue si posarono su una quercia proclamandola oracolo di Zeus.

A Dodona le sacerdotesse interpretavano il tubare delle colombe, il fruscio dei rami della quercia e il tintinnio dei vasi di bronzo appesi ai rami; in Olimpia invece i sacerdoti interpretavano le viscere degli animali sacrificati.

L’oracolo delfico invece appartenette dapprima alla Madre Terra: qui Dafni, la sua profetessa, inspirava i sacri fumi profetici; in seguito passando (forse) per le titanesse Febe o Temi il tempio fu poi rinominato ad Apollo. Altri sostengono che Apollo si impadronì del tempio con la forza dopo aver ucciso Pitone, mettendo a capo i suoi sacerdoti Pagaso e Aguieo; Apollo possiede altre sedi oracolari in Liceo ed Argo, entrambi presieduti da una sacerdotessa.

Le sacerdotesse di Demetra davano oracoli per i malati a Patre, immergendo uno specchio in un pozzo mentre a Fare, i sacerdoti di Ermete, in cambio di una moneta di rame, davano responsi attraverso le prime parole che i richiedenti sentivano in un mercato della città.

Era aveva un venerabile oracolo presso Page mentre la Madre Terra è ancora ascoltata a Egira in Acaia, nel “Luogo dei neri pioppi” le sue sacerdotesse bevevano sangue di toro per dare vaticini, liquido letale per tutti gli altri mortali (il che mi fa pensare all’acqua delle Bene Gesserit in Dune di Frank Herbert). Il pioppo nero era sacro alla dea della morte tanto che si diceva che Persefone avesse una foresta immensa di questi pioppi in occidente. Il sangue di toro a quei tempi veniva usato, molto diluito, per rendere fertili i campi: le sacerdotesse potevano berlo perché erano un tutt’uno con Madre Terra.

Tutti gli oracoli in Grecia come altrove appartenevano alla Madre Terra e gli invasori patriarcali si affrettarono a impadronirsi dei suoi santuari; fu così che Zeus ad Dodona e Ammone nell’oasi di Siwa soppressero il culto della quercia oracolare sacra a Dia o Dione: allo stesso modo Geova soppresse il culto dell’acacia oracolare di Ishtar.

Apollo si impadronì dell’oracolo di Delfi e di Argo, ma mentre in quest’ultimo le sacerdotesse avevano piena libertà, in Delfi invece era un sacerdote a riportare ciò che le sacerdotesse dicevano.        A Delfi i sacerdoti di Apollo esigevano che le Pizie fossero vergini, in quanto considerate spose di Apollo; dopo che alcune di loro furono sedotte dai supplici si cominciò ad usare soltanto donne dall’età venerabile per questo scopo (50 anni, che erano tanti per allora).

L’esame delle viscere era una pratica divinatoria indo-europea, mentre il lancio degli astragali fu probabilmente alfabetico in origine in quanto l’alfabeto greco, nella sua forma più semplice, è di 12 segni; nell’età classica portavano gli astragali già dei numeri che venivano segretamente decodificati da chi sapeva leggerli. Trarre auspici dai sogni era ed è pratica ancora molto diffusa.

Enea che consultava suo padre può essere messo in stretta correlazione con l’oracolo di Trofonio: fa pensare a una procedura ben precisa in cui il novizio subisce una finta morte, riceve istruzioni mistiche da un’ombra di un deceduto illustre, e poi rinasce in una società segreta. Secondo Plutarco questi rituali risalgono al Crono pre-olimpico e li apparenta ai Dattili Idei che operavano in Samotracia.

Rimane il fatto Taluni oracoli potevano essere molto difficili da consultare rispetto ad altri

foto  centro studi La Runa cronistoria scuolissima.com ©Francesco Spuntarelli