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I 150 anni dei blue jeans, un’icona senza tempo

Quest’anno il mondo festeggia i 150 anni dei jeans. Era infatti il 20 maggio 1873 quando il sarto Jacob Davis e l’imprenditore Levi Strauss ottennero il riconoscimento del brevetto numero 139.121, quello dei blue jeans.

La storia racconta che Levi, figlio di un commerciante ebreo di articoli di merceria e tessuti, emigrato in America durante la corsa all’oro, preferì andare a lavorare nel ranch di uno zio piuttosto che collaborare nell’attività del padre. In quell’occasione si accorse che l’abbigliamento utilizzato nei lavori manuali presentava dei limiti quanto alla resistenza e alla comodità.

Ne vide un’opportunità imprenditoriale: dapprima iniziò con la vendita ambulante di abiti da lavoro a manovali e cercatori d’oro. Proprio per rispondere alle esigenze dei lavoratori realizzò la salopette, ancora oggi ritenuto il capo più comodo e pratico per lavori manuali.

Quindi nel 1853 aprì a san Francisco la Levi’s Strauss & co., una filiale della società di tessuti dedicata all’abbigliamento per i lavoratori e il sarto Jacob Devis ebbe l’idea di un rinforzo aggiungendo piccoli rivetti in alcuni punti critici, e di una linea semplice ed essenziale.

Nacquero i pantaloni che rivoluzionarono la moda mondiale. Nel 1890 debuttò lo storico modello 501 dal numero della partita dei nuovi pantaloni, un classico dalla vestibilità dritta e indistruttibile.

Il primo tipo di materiale utilizzato fu una pesante stoffa di colore blu, la cosiddetta de Nîmes che prendeva il nome da una città di tessitori della Provenza. Di qui il nome denim del tessuto che veniva utilizzato anche per le vele delle imbarcazioni e per le coperture dei carri dei pionieri.

Un tessuto molto simile a quello francese veniva prodotto in Italia già nel XVI secolo al porto antico di Genova: serviva per fabbricare le vele delle navi e i teloni di copertura, visto che il tessuto era molto resistente, duraturo e facilmente lavabile.

A Genova veniva utilizzato anche per la realizzazione dei pantaloni dei marinai genovesi, per questo chiamati jeans da Jeane, termine inglese che indicava la città di Genova. Il termine passò poi a disegnare non il tessuto ma il modello di pantalone. Anche Giuseppe Garibaldi e i suoi garibaldini li indossarono proprio per la loro essenzialità, resistenza e comodità.

E le migrazioni dell’Ottocento portarono questo tessuto in America. Dai minatori ai cowboy del Far West, e poi utilizzata da boscaioli ferrovieri il tessuto serviva per confezionare loro pantaloni ma anche robuste giacche.

Lungo i decenni i jeans hanno assunto molte forme e stili diversi: a campana, a sigaretta, attillati a vita alta o a vita bassa, con zip o bottoni, con guarnizioni, bucati, strappati, slavati, in tonalità diverse…e ogni generazione ha contribuito a definire il modo di indossarli.

Negli anni ’30, con la mania dei ranch, si diffusero anche nella zona orientale degli Stati Uniti. Durante la seconda guerra mondiale i blue jeans furono dichiarati bene essenziale e vendute a persone solo persone impegnate nel lavoro di difesa.

Negli anni ‘50 diventarono simbolo di ribellione e libertà grazie ad attori come James Dean e Marlon Brando. Negli anni ‘60 e ‘70 vennero utilizzati dagli hippy e dei punk come abbigliamento dei movimenti controculturali: per la loro essenzialità espressero il rifiuto delle convenzioni sociali e dell’abbigliamento formale, divenendo simbolo dell’antimoda e assumendo quindi valenza politica.

Musicisti e artisti come Elvis Presley, Bob Dylan prima e i Rolling Stones e Bruce Springsteen poi, indossandoli sul palco mentre cantavano, hanno reso quest’abbigliamento simbolo di appartenenza.

All’inizio degli anni ’80, con il  declino della contestazione, i jeans divennero un capo di abbigliamento più elegante e arricchito dalla creatività hippy si diffusero quelli sfrangiati, dipinti, larghi, stretti, a zampa d’elefante o alla cavallerizza…

Dagli anni ‘90 i blue jeans assunsero le caratteristiche del denim, rivestendosi in tutte le sue sfumature ed interpretabili in maniera personalizzata con aggiunta di decorazioni.

Certo è che i jeans sono il capo più richiesto nel mondo da qualsiasi classe sociale età e sesso. Se ne fa un uso quotidiano: se indossato con felpe e magliette, rimane un capo sportivo mentre diventa elegante se indossato con camicia e giacca. L’usura dei jeans nel tempo crea un carattere unico che li distingue da qualsiasi altro capo di abbigliamento.

Nonostante l’evoluzione della moda e delle tendenze, i jeans rimangono un elemento essenziale del guardaroba di uomini e donne. Che siano indossati con una giacca di pelle, una camicia elegante o una t-shirt informale, i jeans sono un capo di abbigliamento che non perde mai fascino anche se usurato, può essere indossato in tutte le occasioni, si può abbinare con diversi capi ed è per ogni classe sociale.

Mentre celebriamo i 150 anni dei blue jeans, riflettiamo sul loro straordinario percorso: da capi di abbigliamento funzionali per lavoratori e avventurieri, a icone di stile e di ribellione, fino a diventare un elemento imprescindibile della moda contemporanea.

I jeans hanno attraversato epoche e confini, continuando a rinnovarsi e adattarsi alle esigenze di ogni generazione. Sono diventati un simbolo di resistenza, di individualità e di autenticità.

Veronica Tulli

Foto © Abbanews

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