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I Pasdaran sono dei terroristi?

Dopo le dichiarazioni dei singoli Governi nazionali, è in discussione una decisa risposta del Parlamento europeo alle violenze nello Stato islamico dell’Iran. Il Parlamento europeo nella plenaria di Strasburgo farà propria la richiesta di discutere l’inserimento dei Guardiani della Rivoluzione di Teheran, nella lista nera delle “organizzazioni terroristiche“. La richiesta parte dal popolo degli esuli iraniani residenti in Europa che è in marcia in questi giorni a Strasburgo dove l’emendamento sarà discusso. Il corteo è sostenuto anche da altre 12 mila persone, secondo i dati della polizia, accorsi da ogni angolo del Vecchio Continente chiedendo un intervento concreto alle istituzioni della Comunità.

Questa richiesta arriva a quattro mesi dalla morte avvenuta in custodia della polizia morale (i famigerati Basij), della ventiduenne di origini curde Masha Amini. Da quel momento vi è stata in Iran una massiccia protesta di donne, studenti e lavoratori che chiedono riforme strutturali in ambito economico e sociale e soprattutto libertà. Le manifestazioni, bollate dal regime come “rivolte fomentate dai nemici dell’Iran”, sono represse con brutalità sia dai Pasdaran sia dai Basij. Quattro manifestanti già giustiziati, 19 mila gli arrestati e oltre 500 (secondo le Ong) le vittime della violenta repressione ordinata dagli Ayatollah.

Con parole chiare e forti pronunciate davanti al nuovo ambasciatore iraniano a Roma, Mohammad Reza Sabouri, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha chiesto l’immediato stop delle violenze perché “non si uccidano ragazzi e bambini in nome dell’ordine pubblico”. Così come “non vengano massacrate donne perché si tolgono il velo, che ragazzi non vengano condannati a morte per aver partecipato a manifestazioni” e “che le bambine non vengano uccise con violenza sessuale di massa”. Tutto questo, ha ribadito il ministro “è una cosa inaccettabile e indegna”. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Conferenza degli ambasciatori italiani nel Mondo dello scorso mese di dicembre ha dichiarato che in Iran è stata “calpestata la dignità umana e superato ogni limite”.

Quali prove ci sono tali da poter convincere il Parlamento europeo a ratificare la richiesta di terrorismo? I Pasdaran sono responsabili di crimini documentati come di recente in Ucraina dove hanno contribuito all’uso dei droni iraniani nella guerra d’invasione russa, sostengono gli Houti (gruppo armato sciita dello Yemen) e gli Hezbollah in Israele. A loro sono imputabili azioni terroristiche in Iraq e in Europa e sono arrivati perfino in Argentina per l’attacco alla Sinagoga del 1984. Peraltro, ricorda Alireza Akhondi il deputato iraniano-svedese, tra i promotori della marcia, “il Regno Unito, il Senato dei Paesi Bassi e la stessa Francia”, di recente sono al centro di chiare minacce da parte del capo dei Pasdaran Salemi. Tra le altre, le minacce di morte ai redattori del giornale satirico Charlie Hebdo.

“Le persone in strada in Iran stanno facendo la storia e noi saremo al loro fianco”, ha affermato la presidente Roberta Metsola nel suo discorso a Strasburgo per la plenaria. Insieme ad Akhondi ci sono Danial Ilkhanipour, deputato del Parlamento tedesco, e Darya Safai del belga. Akhondi ha dichiarato: «Ho deciso di organizzare questa marcia con la partecipazione dei miei connazionali residenti in Europa, per chiedere che l’Europa inserisca il Corpo delle Guardie rivoluzionarie nella lista delle organizzazioni terroristiche. Sarebbe un primo passo per colpire il regime in maniera significativa. I miei colleghi stanno presentando la risoluzione al Parlamento europeo per essere esaminata in questi giorni e penso che l’iniziativa raggiungerà il suo scopo». La settimana scorsa oltre 100 eurodeputati hanno firmato una lettera in cui si chiedeva all’Unione europea di assumere una posizione più ferma nei confronti di Teheran.

In questi giorni a Parigi la Tour Eiffel si è illuminata con lo slogan simbolo della rivoluzione iraniana “Donne, Vita, Libertà” in sostegno della marcia di Strasburgo. La scritta “Femme, Vie, Libertè” è apparsa sul monumento simbolo della Francia.

La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo scrive in un tweet: “Quattro mesi dopo l’omicidio di Mahsa Amini, la Tour Eiffel mostra il sostegno indefettibile di Parigi agli iraniani in lotta per i loro diritti e la loro libertà, affinché cessino le esecuzioni e trionfi la volontà del popolo iraniano”. Su un altro versante della Torre, è stato affisso l’hashtag illuminato #stopexecutions in Iran, stop esecuzioni in Iran.

La protesta dell’opinione pubblica europea e quella di ogni altro individuo o Nazione che si riconosce nei valori sanciti dalla Carta dei Diritti dell’Uomo (UDHR, Universal Declaration of Human Rights) è un diritto-dovere. Se guardassimo ai diritti umani come prioritari su economia e interessi particolari, la dignità vincerebbe sempre su profitti, illegalità, guerre e fanatismo religioso. Le parole del presidente Mattarella pronunciate a una recente Giornata mondiale dei diritti umani si adattano molto bene nel caso della attuale situazione iraniana:”(…) i diritti umani hanno un carattere universale, inalienabile, indivisibile e interdipendente, perché il loro godimento da parte di tutti è una condizione imprescindibile per uno sviluppo autenticamente sostenibile (…)”.

Nicola Sparvieri

Foto © RaiNews

Iran, Parlamento Europeo, Pasdaran