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Il Crocifisso ligneo della Basilica Vaticana

Un restauro eccezionale

Mercoledì 29 maggio nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani è stato presentato il volume che ha raccontato un restauro d’eccezione passo dopo passo: il Crocifisso ligneo di un ignoto scultore, ma gran maestro nell’evidenza della scultura prodotta, che, per vicissitudini varie, molte delle quali dovute ad indifferenza, era in condizioni pietose. Dipinto di color bronzo per farlo passare per tale, seminascosto sotto un finestrone che gli escludeva la luce per una tenda, ed altro ancora, sembrava dovesse perdersi.

Il restauro, voluto dalla Fabbrica di S. Pietro e dall’ Ordine dei Cavalieri di Colombo, è stato eseguito per il Giubileo della Misericordia ed ha richiesto 15 mesi di lavoro continuo, con squadre di specialisti che hanno rimosso strati e strati di ridipinture, fino a 15, fatte nei secoli dalla sua nascita, vale a dire dal XIV°. La Casa Editrice Aracne ha diretto e curato la ripresa dell’ evento.

Purtroppo l’artista non ha nome, ma l’opera, che ha visto in questa occasione la sua seconda luce, porta all’evidenza una figura la cui espressione, umana e classica, attrae ogni appassionato d’arte e visitatore. Il capo reclinato, l’abbandono alla morte e la forza che emana, dovute all’esecuzione curata ma non parossistica ( sebbene la schiena, a differenza di molti simili soggetti, riporti muscoli e struttura) così come molti altri particolari anatomici, fanno considerare il Crocefisso un capolavoro accostabile alla Pietà di Michelangelo e ad altre meraviglie, che non richiesero ricerche di “bello” più o meno filosofico e non seguirono l’aderenza massima ad un “vero” improbabile da riprodurre , tipiche del periodo 1700/800 . Di classico c’è il panneggio del perizoma, bordato d’oro, e di vero l’intreccio della corona di spine. La statua di 2 metri circa d’altezza è in legno di noce, senza aggiunte, ripresa da un albero annoso di due metri circa di diametro. Dimostra l’anima della vera arte: quello spirito che dal profondo di una personalità di artista trasmuta un elemento naturale in un’ essenza che comunica ad ogni osservatore i passi della sua umana ricerca, diversa ma ancorata a lui.

Dopo l’introduzione riferita al volume che narra il recupero del Crocifisso, fatta da Barbara Jatta, si sono avvicendati il Card. Angelo Comastri, il Card. James Francis Stafford,  per gli interventi, poi Giorgio Capriotti, Lorenza d’Alessandro, Pietro Zander , maestri e restauratori e ricercatori ai quali il Vaticano ha affidato la difficile impresa. L’incanto è stata la conclusione della presentazione: una rapida visita, dal vivo e senza elementi di filtro, della statua lignea che resta nel luogo che l’ha accolta per primo, l’Altare della Crocifissione. Si è presa da vicino la certezza di una mano da Gran Maestro e del messaggio che il Soggetto diffonde.

Marilù Giannone