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Il generale Cesare Amè disse al Duce: “non entrare in guerra per il bene supremo della Nazione”

Winston Churchill  disse di Cesare Amè: “Con lui l’Italia non avrebbe certo fatto scelte sbagliate. È un uomo con cui si vince!”

Raffaele Panico

Il 2 agosto 1943, lungo una spiaggia del Lido di Venezia, si incontrano il generale italiano Cesare Amè (capo dello spionaggio militare) e il suo omologo l’Ammiraglio tedesco Wilhelm Canaris. Canaris in principio appoggiò Hitler, lo vedeva restauratore della Germania da 15 anni in ginocchio e affamata e con milioni di disoccupati, ancora negli anni Trenta, dal Trattato di pace di Versailles 1918. Poi, vista la crudeltà e la guerra di annientamento invasa la Polonia, senza esclusioni di colpi sul suolo d’Europa, inizia segretamente a lavorare per rovesciare il regime. Il generale Amè, nato nel 1892 (Cumiana – Torino) durante la prima guerra mondiale è un tenente (medaglia d’argento e due di bronzo), poi si occupò di spionaggio e controspionaggio militare. L’italiano Amè e il tedesco Canaris dovevano incontrarsi per le vicende seguite al 25 luglio 1943, destituzione e arresto di Benito Mussolini.

Dopo l’inizio della guerra in Polonia, visti i crimini di guerra commessi, i molti omicidi di massa in tutto il territorio polacco controllato dall’esercito tedesco, Canaris riunisce intorno a sé ufficiali dell’esercito e funzionari governativi antinazisti, allo scopo di eliminare Hitler e trattare una resa onorevole con gli Alleati, fino a giungere al fallito del complotto del 20 luglio 1944. L’italiano Amè aveva fatto notare al Duce d’Italia che non era il caso di entrare in guerra per il bene supremo della Nazione, ma i suoi rapporti veniva inascoltati. Il 2 agosto da parte tedesca inizia l’”Operazione Alarico”, così Hitler vuole far affluire quante più truppe oltre il Brennero, mentre gli Alleati avanzano in Sicilia. Il 2 agosto ‘43, Amè e Canaris, appena riescono ad allontanarsi dagli ufficiali al seguito, possono parlarsi francamente. Canaris aprì il colloquio: “Congratulazioni” disse ad Amè che si finse stupito da quelle parole a cui rispose: “Per cosa”. E il tedesco – “per il 25 luglio!” E continuò dicendogli – “continui a camminare senza guardarmi in viso”. Aggiunse: “occorrerebbe uno anche a noi”. A quel punto Cesare Amè comprese di potersi fidare: “Ammiraglio, l’armistizio dell’Italia può essere chiesto molto presto. Bisogna non correre il rischio che l’Italia venga paralizzata da una massiccia occupazione nazista”.

L’Ammiraglio rispose: “non si preoccupi stia sereno non dirò nulla a Berlino, anzi sosterrò con decisione che Roma continuerà a combattere al nostro fianco”. E prima di lasciarsi dopo quelle brevi fugaci considerazioni aggiunse: “date retta a me, fatene entrare meno che potete…”

Era il 2 agosto del 1943, Cesare Amè capì bene di che si trattava. Dal Brennero i tedeschi continuavano ad entrare in Italia, il peggio della guerra doveva ancora venire per le popolazioni civili, la guerra era persa, e per il bene supremo dell’Italia si voleva fare in modo che si pagasse il meno possibile in fatto di distruzioni e perdite civili. Si poteva evitare la risalita degli Alleati in Italia, i vari sbarchi (Salerno, Anzio…). Lo stesso nome “Operazione Alarico” non prometteva nulla di buono. Alarico il re dei Goti che invase e saccheggiò l’Italia, e senza fortuna visto che morì ancora giovane nei pressi di Cosenza, poi venne sepolto, si dice, deviando il fiume Basento.   

 Hitler subì l’attentato. Feroce e spietata fu la caccia ai cospiratori a cui non sfuggì l’ammiraglio Canaris. Portato al campo di concentramento di Flossenbürg, venne rinchiuso e dopo l’8 aprile 1945, dopo l’ennesimo interrogatorio con torture, la mattina seguente, l’ammiraglio viene portato nudo al patibolo e strangolato. Neanche un mese dopo i sovietici avrebbero alzato la bandiera rossa a Berlino. Il generale Amè, dopo la guerra si ritirò a vita privata a Roma. Nessuno degli italiani venne processato per crimini di guerra. Cesare Amè aveva inoltre avvertito Mussolini già nel 1941 che i tedeschi non invadendo l’Inghilterra, cosa che potevano tentare benissimo, ponevano la certezza della sconfitta militare dell’Asse, e non erano per giunta leali con Roma, come avvenne il 22 giugno del 1941 con l’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione sovietica di cui erano lo stesso alleati e si erano anche spartiti la Polonia. Delle capacità logistiche del generale Cesare Amè ne rimase ammirato anche l’inglese Winston Churchill, che disse: “Con lui l’Italia non avrebbe certo fatto scelte sbagliate. È un uomo con cui si vince!”

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