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Andra e Tatiana Bucci

Il giorno della Memoria, la storia di Andra e Tatiana Bucci

DA FIUME AD AUSCHWITZ

Andra e Tatiana Bucci, due sorelle, che vennero portate ad Aushwitz. Nate rispettivamente a Fiume nel 1937 e 1939. Amate e cresciute dalla madre Mira e dal padre Giovanni. Autrici del libro “Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah, edito da Mondadori. Furono deportate quando Andra aveva 4 anni, mentre Tatiana 6. A indicare la loro abitazione fu il custode della sinagoga di Fiume. Le sorelle, di quel periodo, ricordano in modo particolare il freddo e la neve. Il giorno dell’arresto è limpido nei loro ricordi: loro madre che entra nelle loro camere, le veste in fretta e le porta dai tedeschi che le stavano aspettando nel soggiorno.
Oltre a loro vennero deportati anche loro cugino Sergio De Simone, la madre, la nonna e la zia Sonia. Le ultime due vennero uccise nelle camere a gas.

Nel 1938 vennero promulgate le leggi razziali, che vietavano agli ebrei di prendere brevetti di pilota, erano esclusi da funzioni pubbliche e da esercitare le professioni di notai e giornalisti. Agli Ebrei venne proibito l’accesso alle scuole pubbliche e alle università, così come ai cinema, ai teatri e agli impianti sportivi. Non potevano lavorare nell’industria alberghiera, nel settore dello spettacolo, né come portinai od ottici, né vendere articoli per bambini, né carte da gioco o oggetti sacri. Non potevano possedere terreni, avere licenza di pesca, né recarsi in località montane o marine e, infine, i loro nomi vennero cancellati dagli elenchi telefonici.

I bambini nel campo di concentramento erano praticamente condannati, in quanto spesso utilizzati come cavie da medici criminali. Tra questi il dottor Josef Mengle che compiva esperimenti sui gemelli per comprendere l’ereditarietà. Le due sorelle riuscirono a salvarsi in quanto erano state scambiate per gemelle. Vennero affidate ad una boklova. Le boklove erano donne ebree che, nei campi di concentramento si occupavano dei bambini, con il compito di scegliere i bambini quando Mengle li chiedeva. Una boklova si era molto affezionata alle due sorelle a tal punto da rivelare loro la sorte dei bambini che accettavano l’invito di andare a vedere la propria madre,  convincendole a rifiutare tale invito da parte dei tedeschi.

Al contrario, Sergio accettava senza nessuna esitazione, convinto di poter riabbracciare la propria madre. La vita del piccolo Sergio, più piccolo di Tatiana e Andra, terminerà ad Amburgo, insieme ad altri bambini per conto del dottor Hessmeyer, lo scienziato dell’orrore. Gli venne iniettata la tubercolosi ed asportate le ghiandole senza anestesia. Quando la guerra stava per concludersi con l’arrivo degli americani, i tedeschi portarono i bambini in una scuola ove, dopo averli storditi, li appesero  a ganci impiccandoli.
La storia venne portata a galla di un giornalista tedesco. La mamma di Sergio non voleva accettare questa storia e si convinse del fatto che suo figlio si trovasse in Russia sano e salvo e che, un giorno, sarebbe tornato a casa. 
Andra, Tatiana e la loro madre riuscirono a salvarsi. Le due bambine, al ritorno in Italia, dopo aver vissuto a Praga, dove erano state in un orfanotrofio, vengono sommerse dalle domande della comunità ebraica che disperatamente chiedono se i loro figli sono vivi.

Secondo una ricerca, vennero deportati nel campo di concentramento di Auschwitz 230 mila bambini ebrei e la maggior parte venivano portati immediatamente nelle camere a gas.

Matteo Platania  

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